“Il ministro Matteo Piantedosi ha fatto una scappata a Ravenna. Quando è giunto aveva appena equiparato le proteste contro i massacri compiuti dallo Stato di Israele all’antisemitismo praticato nelle sedi giovanili di Fratelli d’Italia. Di più: ha asserito che contestare i simboli di quello Stato Israeliano che ad oggi, dal 7 ottobre scorso, ha assassinato più di 38mila palestinesi e non accenna a smettere, costituirebbe antisemitismo e lo preoccupa mentre non vede nessun pericolo in chi inveisce “ebreo infame” e sostiene che gli “ebrei campano di rendita grazie all’Olocausto”. Letteralmente: “l’antisemitismo che si traduce anche in azioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza e l’ordine pubblico non si è evidenziato da quel gruppo giovanile, ma da ben altri che nelle nostre piazze e nelle nostre università hanno bruciato le bandiere di Israele”.
Il razzismo e la discriminazione, specie nei confronti degli ebrei, sono elementi che contraddistinguono da un secolo le posizioni fasciste. Ravenna, città che giustamente si vanta della propria storia antifascista, non può accettare che posizioni fasciste siano deliberatamente confuse con l’espressione in forma pacifica di solidarietà alla popolazione palestinese. Più manifestazioni si sono svolte in città a sostegno di quella comunità in questi mesi. Manifestazioni in cui non si è nascosto che le sofferenze patite dalla popolazione palestinese sono deliberatamente inflitte dall’esercito israeliano. Nessuno, a maggior ragione un ministro, può permettersi di definire antisemitismo la puntuale contestazione delle atrocità israeliane intervenuta nella nostra Città (e non solo da noi, ma in tutto il mondo, ovviamente)
Come Ravenna in Comune condividiamo totalmente la posizione di chi contesta tutte le forme di razzismo indirizzate a persone ebree (e non solo a loro, ovviamente) ed altrettanto totalmente condividiamo le opposizioni al genocidio messo in atto dallo Stato di Israele. Respingiamo i tentativi messi in atto dal Governo israeliano di nascondersi dietro le persecuzioni storicamente compiute nell’Europa del secolo scorso per rivendicare una sorta di superiorità rispetto al diritto internazionale. Superiorità razziale esplicitamente manifestata dallo stesso Governo israeliano che trova quotidianamente sbocco sia in pratiche discriminatorie e violente contro i palestinesi della Cisgiordania che nelle operazioni di sistematico annichilimento di bambini, donne e uomini palestinesi di Gaza. In breve, troviamo bene espresso questo pensiero nelle parole rivolte dall’ambasciatrice Elena Basile alla senatrice Liliana Segre: “se la parola antisemita diviene uno strumento per colpire il ragionamento o la denuncia dei crimini israeliani, essa perde significato e rischia di fomentare la rabbia (ingiustificata e deprecabile) contro gli ebrei”.
Non è inutile enumerare i crimini compiuti a Gaza benché siano solo una parte di quelli perpetrati contro la popolazione palestinese nel suo complesso. Il conto aggiornato a ieri è di 38.011 palestinesi accertati come morti e 87.445 come feriti. Metà della vegetazione di Gaza è stata annientata. Metà degli edifici non c’è più. Il sistema sanitario, idrico, fognario, energetico, alimentare, scolastico, giornalistico, di sicurezza è stato deliberatamente preso di mira ed eliminato sia nelle strutture che nelle persone che li costituivano. Oltre 14.000 bambini sono stati accertati come morti in conseguenza della violenza israeliana mentre altri 21.000 risultano dispersi. Tutte le donne che partoriscono non hanno cibo a sufficienza né per loro né per i loro bambini. Il livello di bombardamenti su Gaza è superiore ad ogni altro. Fame e malattia imperversano su una popolazione in fuga.
Il sindaco Michele de Pascale, in seguito ai fatti accaduti il 7 ottobre 2023, ha fatto sventolare la bandiera israeliana fuori dal Palazzo Comunale. È stato il suo solo atto, ampiamente contestato. I successivi 9 mesi di stragi israeliane non hanno ricevuto da parte sua la minima attenzione. Certo il sindaco non ha colto l’occasione dell’incontro con il ministro a Ravenna per rappresentare l’inappropriatezza delle considerazioni di Piantedosi sull’antisemitismo. È stato lo stesso sindaco del resto a riferire il contenuto dei colloqui. Si potrebbe ritenere che del tema era inopportuno parlare per non turbare l’incontro. De Pascale è esercitato ad incontrare personaggi potenti e discutibili senza turbarli. Abbiamo presente i suoi incontri con il ministro del petrolio egiziano, Tarek el Molla, senza che sentisse l’opportunità di ricordargli gli impegni assunti e disattesi di collaborazione nella ricerca della verità su Giulio Regeni. Eppure proprio di Giulio conserva il ritratto nel Palazzo Comunale. Abbiamo presente i suoi incontri con Roberto Calderoli senza che sentisse l’opportunità di ricordargli le frasi razziste pronunciate contro un ministro della Repubblica. Frasi per le quali è stato condannato prima di finire graziato dalla prescrizione. Frasi che tra l’altro hanno interessato una figura istituzionale dello stesso partito del sindaco. Invariabilmente negli incontri il sindaco sfodera il suo miglior sorriso. Le immagini rilasciate in occasione dell’incontro con il ministro ritraggono de Pascale e Piantedosi addirittura sghignazzanti.
No. Il sindaco di Ravenna non può saltare come se non esistessero le questioni sgradite ai suoi interlocutori. Il sindaco ha ottenuto di rappresentare la comunità ravennate e Ravenna è città medaglia d’oro al valore resistenziale. Il nostro Comune di Ravenna ha 20 anni di storia di collaborazione e sostegno a favore della popolazione palestinese. È la storia indelebile della nostra comunità anche a livello di quella istituzione che de Pascale rappresenta.
Ravenna in Comune esige a nome della comunità ravennate una espressione chiara da parte del sindaco di sostegno della popolazione palestinese e di opposizione al genocidio messo in atto da Israele a Gaza. Non può dire che il tema non riguarda il nostro Comune dopo aver fatto sventolare la bandiera israeliana. La Ravenna antifascista da lui elogiata il 25 aprile lo pretende. Il ruolo di rappresentante della nostra comunità che ha ottenuto di assumere non gli consente alternative. Le accuse di antisemitismo di Piantedosi vanno respinte al mittente e rispedirle indietro è compito del sindaco”.
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