“Per eliminare la normativa di attuazione dell’autonomia differenziata cinque Regioni hanno avanzato richiesta di referendum. Si tratta delle cinque regioni amministrate dal centrosinistra e si sono tutte adeguate al modello predisposto dal PD e per primo approvato dalla Campania a guida de Luca. Due quesiti: uno prevede l’abrogazione ed un altro un intervento parziale che la manterrebbe in vigore. Più o meno contemporaneamente si è costituito il Comitato per la raccolta delle firme della cittadinanza per promuovere un referendum secondo l’ulteriore canale previsto dalla Carta Costituzionale (art. 75). In questo caso il quesito contempla unicamente l’abrogazione della legge. Il Comitato ha una composizione che va oltre le forze politiche del centrosinistra e vede la partecipazioni di associazioni e sindacati.
Circa un mese fa come Ravenna in Comune aveva già preso posizione sull’iniziativa referendaria che si andava profilando (No all’autonomia differenziata a Bologna come a Roma, 21 giugno 2024). «Come Ravenna in Comune non sappiamo se avrà successo la proposta avanzata dal centrosinistra di sottoporre a referendum l’appena approvata legge sull’autonomia differenziata. Vale la pena tentare anche questa strada, come ogni altra forma di lotta, e la sosterremo. Tuttavia, per i motivi sopra esposti, è evidente che non c’è alcuna fiducia da parte nostra nel centrosinistra e nel PD in particolare. Abbiamo già visto altre volte cosa accade quando il PD si unisce ad una battaglia referendaria per motivi che nulla hanno a che vedere con quelli dichiarati ed appartengono solamente al ristretto alveo della convenienza politica momentanea. Il Referendum sull’Acqua tanto ha insegnato in questo campo. Dunque, se si tratta di una battaglia in cui il PD crede per il contenuto e non per portare avanti i suoi soliti giochetti, ce lo dimostri. A breve il Presidente della Regione metterà la propria firma sotto la letterina di dimissioni prima di lasciare Bologna e iniziare a triangolare fra Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. Chiediamo al PD di dimostrare la propria onestà di intenti obbligando Bonaccini, prima di lasciare Bologna, a mettere la propria firma a fianco del formale ritiro della pre-intesa da lui sottoscritta con Gentiloni».
Né il PD né il centrosinistra hanno “passato la prova del nove” sull’autonomia differenziata. Il quesito approvato dalle regioni lascia vivere la vituperata (a parole) attuazione a firma Calderoli dell’autonomia differenziata introdotta dal centrosinistra nella Costituzione nel 2001. Quell’autonomia differenziata era già stata fatta oggetto di pre-intesa da Bonaccini per l’Emilia-Romagna con il Presidente del Consiglio Gentiloni per lo Stato Italiano. E il binario preferenziale per le pre-intese, come noto, è previsto dall’attuazione di Calderoli che il secondo quesito regionale lascerebbe sopravvivere. Il problema è che il centrosinistra a trazione PD non è contro l’autonomia differenziata introdotta dai “suoi” governi Prodi, D’Alema e Amato. Se fosse stato contrario l’Emilia-Romagna avrebbe ritirato la sua firma dalla pre-intesa conclusa con lo Stato proprio per attuarla. Dal 5 febbraio scorso è stata depositata dal Comitato No Autonomia Differenziata Emilia Romagna (a cui come Ravenna in Comune abbiamo aderito sin dalla costituzione) la Legge d’Iniziativa Popolare (LIP) per il ritiro della pre-intesa avanti l’Assemblea regionale. Ma il centrosinistra che pur è in maggioranza nel Consiglio emiliano-romagnolo non l’ha voluta mettere ai voti. Dunque il PD ha volutamente mantenuto la pre-intesa di autonomia differenziata per l’Emilia-Romagna al pari di Lombardia e Veneto.
Il candidato del centrosinistra a sostituire Bonaccini, quel de Pascale sindaco e presidente della provincia piddino di Ravenna, ha più volte ribadito, con molta chiarezza, di condividere l’autonomia differenziata. Lo ha fatto incontrando Calderoli nel novembre 2022 come presidente UPI (Unione Province Italiane) ed affermando esplicitamente «Al Ministro abbiamo consegnato un documento con le nostre prime riflessioni sull’autonomia differenziata, sottolineando che le Province non hanno alcun pregiudizio negativo». Ma, come ricordato dallo stesso de Pascale in un convegno organizzato dalla CGIL a Ravenna nel settembre dello scorso anno (dal titolo “No all’autonomia differenziata che spacca il Paese”), al Palazzo dei Congressi, il suo favore per l’autonomia differenziata non è mai venuto meno: «Ho iniziato a discutere del regionalismo differenziato con Gentiloni, ne ho discusso col Conte I, ne ho discusso col Conte II e ora ne discuto col Governo Meloni». Il ribattezzare come regionalismo “egoista” la normativa Calderoli per distinguerlo da una presunta autonomia “giusta” non muta la sostanza ma intorbida volutamente le acque. In realtà con l’autonomia differenziata comunque la si chiami non si valorizzano le regioni, come prevedeva la Costituzione nella sua forma originaria, ma si spoglia di fondamentali competenze (e delle relative risorse) lo stato centrale che le dovrebbe esercitare su base nazionale, dando il via ad una frantumazione eversiva e selettiva dei diritti di base per luogo di residenza. Parliamo di porti e istruzione, di banche e sanità, di sicurezza del lavoro e protezione civile, solo per citarne qualcuno. La sostanza dunque è che il PD incarna l’autonomia differenziata e la sua partecipazione al processo referendario comporta delle ambiguità incompatibili con gli obiettivi che abbiamo davanti. Il primo è quello della totale cancellazione della Legge 26 giugno 2024, n.86 introdotta dal centrodestra. Il secondo è quello di eliminare alla radice le modifiche introdotte dal centrosinistra alla Carta con la Legge Costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 perché nessun disegno eversivo dei principi alla base dell’unità nazionale possa passare per legge ordinaria. Senza tale modifica, infatti, non si sarebbe mai potuta avere né la pre-intesa di Bonaccini né la riforma di Calderoli.
Come Ravenna in Comune, lo ribadiamo, sosteniamo ed invitiamo a sostenere la sottoscrizione del quesito referendario proposto da un Comitato composto anche da tante realtà associative con le quali ci sentiamo profondamente in sintonia e con le quali abbiamo condiviso altre importanti iniziative in difesa della Carta Costituzionale. Tuttavia ribadiamo altresì la nostra profonda diffidenza e l’altrettanto profonda differenza rispetto a quel centrosinistra a trazione PD cui si deve l’inserimento dell’autonomia differenziata nel nostro ordinamento costituzionale e che certo con noi non condivide l’obiettivo di cancellarla dalla Carta. Nessuna compromissione è dunque possibile con chi vuol salvare l’autonomia differenziata. L’autonomia differenziata, che si chiami giusta o egoista, merita comunque di finire tutta nel bidone per i rifiuti indifferenziati”.
Ravenna in Comune