Ravenna in Comune ha segnalato per prima che l’aumento delle tasse locali da parte del Comune è un fatto gravissimo. Lo abbiamo fatto lunedì 16 gennaio, esattamente due giorni dopo aver captato un preavviso da parte di de Pascale al Teatro di Piangipane nel senso dell’incremento dei prelievi. Abbiamo già allora, a nostra volta, dato il nostro di preavviso a de Pascale & soci: «Ravenna in Comune ricorda al Sindaco, se ce ne fosse bisogno, che l’aumento della pressione fiscale darà il colpo di grazia ai ravennati, spingendo giù di un gradino della scala sociale tutti i cittadini che non possono “scaricare” altrove i maggiori costi, dai lavoratori dipendenti in giù. E gli ultimi gradini sono già ora affollati… Ricordiamo al Sindaco che alcuni costi che appesantiscono il bilancio potevano essere evitati e le risorse diversamente allocate. […] Questo dovrebbe insegnare a valutare con più attenzione i nuovi costi da inserire nel prossimo bilancio, i risparmi possibili, le nuove risorse ottenibili da una più oculata gestione del patrimonio conservato nella cassaforte di Ravenna Holding. La maggioranza che sta dietro al Sindaco non si permetta di gravare ulteriormente la cittadinanza con altri aumenti. Se il Sindaco vuole evitare una sollevazione popolare, salvaguardi i servizi pubblici, fin troppo martoriati, senza mettere le mani in tasca a chi già le ha vuote».
Da allora si sono susseguiti i nostri interventi in maniera sempre più pressante per evitare che il Consiglio Comunale approvi l’intendimento del Sindaco, ora formalizzato da tutta la Giunta. Dopo il 16 gennaio la nostra opposizione, per quanto fuori dal Consiglio Comunale, si è fatta sentire il 18 gennaio, il 3 febbraio, il 17 febbraio, il 2 marzo e il 18 marzo. Oltre a questo nuovo richiamo odierno, naturalmente. Ma il Sindaco non demorde e entro la fine del mese proporrà alla sua maggioranza in Consiglio Comunale di ratificare la decisione di aumentare le entrate derivanti da IRPEF, IMU, tassa di soggiorno, tassa su occupazione suolo, nonché quelle provenienti dalle “tasse” extra-tributarie.
Alla nostra opposizione si è ora aggiunta anche quella di alcune altre forze politiche e, soprattutto, la reazione delle cosiddette parti sociali. Da parte dei sindacati confederali: «Cgil, Cisl, Uil chiedono impegni formali a garanzia che la pressione fiscale su lavoro dipendente e da pensione non aumenti ulteriormente nei prossimi anni, ma sia anzi oggetto di alleggerimento non appena le condizioni lo consentiranno, e che il Comune si impegni a valutare e concordare ulteriori misure a favore dei redditi più bassi». Inoltre per i sindacati: «il confronto non è concluso perché la manovra sulla fiscalità locale deve essere inserita in un contesto di chiari impegni che abbiano valenza almeno fino alla conclusione del mandato di questa giunta». E da parte di Confartigianato, Cna, Confcommercio e Confesercenti che: «esprimono grande preoccupazione riguardo alle scelte su Addizionale IRPEF, IMU, TARI e COSAP, che vanno nella direzione dell’incremento della pressione fiscale che in Italia è già a livelli troppo alta, alimentando ulteriormente questo circolo vizioso che va interrotto con provvedimenti incisivi». E poi: «Se a questo aggiungiamo una rilevante inflazione che vede Ravenna confermarsi al 4° posto in Italia per inflazione e questo incide sul potere d’acquisto dei i cittadini, il quadro che abbiamo di fronte è di una difficoltà nella tenuta del sistema della piccola imprenditoria. Sottolineiamo ulteriormente che le difficoltà di bilancio del Comune e ora anche della Regione, come evidenziato in questi giorni dall’Assessore regionale Donini, potrebbero aggravare ulteriormente l’imposizione fiscale a carico delle famiglie e questo ovviamente, porterà le stesse a rivedere la propria capacità di spesa con risvolti negativi anche per le imprese locali».
Infatti, come abbiamo più volte rappresentato, è essenziale «che l’Amministrazione de Pascale dedichi immediata attenzione alle «ragioni specifiche che causano l’inflazione ravennate» perché scoprirebbe come gli aumenti preventivati appesantirebbero una situazione già agli estremi». E ciò differentemente dall’attuale approccio della Giunta, orientato a disinteressarsene, come ribadito dalla stessa Assessora al Bilancio (che non vede «problemi, né particolari differenze fra la nostra città e altrove. Al momento in Giunta non abbiamo in previsione particolari approfondimenti su eventuali ragioni specifiche che causino l’inflazione ravennate»).
Supportati dalla cittadinanza e dai cosiddetti corpi intermedi, Ravenna in Comune indirizza un forte appello a quelle forze della maggioranza che, almeno a parole, dichiarano di essere maggiormente sensibili ai fattori di crisi per la comunità: si operi una profonda modifica del bilancio preventivo cancellando gli aumenti di tasse deliberati dalla Giunta. Lo si è già fatto con il taglio dell’illuminazione pubblica: quando una decisione assunta si rivela sbagliata ammettere l’errore e correggere il percorso è più meritorio che insistere nello sbaglio.