“Cosa insegna (o dovrebbe insegnare) la solenne bocciatura del senso unico su viale delle Nazioni decretata dal sondaggio della Pro Loco di Marina di Ravenna? Chi ha partecipato (e 500 persone in una settimana sono un bel risultato di partecipazione per il piccolo lido ravennate) non ha avuto dubbi nel fare pollice verso all’indirizzo di quanto imposto autoritativamente dall’Amministrazione Comunale. Solo il 36% (che comunque è indicativo di un desiderio di poter esprimere la propria opinione) ha valutato positivamente la misura introdotta ad inizio estate. Un risultato che parla da solo e che, in effetti, non intendiamo qui commentare nel merito. È evidente che l’Amministrazione che nascerà a seguito delle elezioni di primavera dovrebbe tenerne conto. E chi se ne frega se l’attuale Assessore Costantini dichiara sin d’ora che è sua intenzione confermarlo anche per la prossima stagione: si tratta pur sempre dell’Assessore di una Giunta in procinto di chiudere i battenti (per fortuna in anticipo)!

Come Ravenna in Comune approfittiamo invece dell’occasione per un ragionamento sul metodo. Ossia sul fatto che la Giunta de Pascale si è contraddistinta in entrambi i mandati del Sindaco per la crescente arroganza con la quale ha assunto decisioni, anche molto impattanti sulla cittadinanza, senza mai sentire il bisogno di un preventivo ascolto di quella stessa cittadinanza. Nossignore: il Sindaco sovrano e i suoi baroni (e baronesse) assessori hanno escluso ogni pratica di democratico coinvolgimento prima di annunciare rigassificatori, stravolgimenti della circolazione verso il mare, spegnimento di tutta l’illuminazione notturna, il raddoppio del palazzetto e via andare. Si sarebbe potuto comprendere un simile comportamento qualora fosse stato in attuazione di proposte facenti parte del programma elettorale della coalizione di centrosinistra. Ma non è il caso. È vero anzi il contrario: il programma di mandato, per portare a termine il quale de Pascale è stato eletto, è stato in larghissima parte disatteso. Le decisioni effettivamente assunte non avevano avuto nessuna preventiva anticipazione.

Ci vorrebbe poco per instaurare un proficuo dialogo con la cittadinanza. Ci sarebbero, per quanto insufficienti e inadeguati, i consigli territoriali. Ci sono i cosiddetti corpi intermedi: associazioni, sindacati, gruppi organizzati tematici. C’è la possibilità di convocare assemblee sul territorio. Ci sono collaudate modalità partecipative. Ma se la destra è spesso accusata di comportamenti antidemocratici, anche il centrosinistra ha una reazione allergica tutte le volte che si parla di coinvolgimento popolare. Come se votare dei rappresentanti una volta ogni qualche anno rappresentasse una sorta di delega in bianco e legittimasse gli eletti a prendere qualsivoglia decisione sulla testa di cittadine e cittadine. No, non è accettabile: de Pascale non è l’unto del Signore e la sua parola non è la voce del Dio in terra.

Nel programma di Ravenna in Comune già nel 2016 scrivevamo: «Tutte le principali scelte dovranno essere deliberate tramite processi partecipativi e con il coinvolgimento ampio delle persone che vivono le parti di territorio coinvolte». E, giusto per ribadire il concetto, aggiungevamo: «Ravenna in Comune parte dalla volontà di non rappresentare nessun interesse particolare di nessun gruppo di potere». Proprio il contrario di questa Amministrazione, sorda alle istanze dei semplici cittadini e dispostissima a farsi interprete dei vari ROCA, Assindustria e di alcuni selezionati padroni. Ci auguriamo che questa ennesima vicenda possa servire a qualcosa. No, non al PD, anche il nostro ottimismo ha dei limiti. Ma almeno a prendere coscienza che l’arroganza di quel partito si fonda sulla fede che, qualunque cosa faccia o non faccia, la cittadinanza ravennate continuerà a votare PD in numero sufficiente a mantenerlo al potere. Una sana doccia fredda rappresentata da una batosta elettorale sarebbe sicuramente il miglior farmaco per la cura dell’arroganza!”