“La scorsa estate avevamo dato notizia della sanzione inflitta da Marcegaglia ai donatori di sangue. La pretesa del padrone era quella di determinare anche i giorni in cui i volontari possono donare il sangue, sostenendo di aver concordato con i rappresentanti dei lavoratori un numero massimo di fruitori a propria discrezionalità. Come se la produzione potesse deragliare per poche persone che contemporaneamente compiono una scelta di civismo. Pochissime persone su 870 lavoratori diretti e un migliaio di indiretti!
Poi, dopo l’estate, Marcegaglia ha fermato la produzione per la crisi delle commesse. I lavoratori diretti sono stati messi in ferie senza poter scegliere. Quelli indiretti sono stati lasciati a casa e basta.
Lo scorso anno Marcegaglia ha fatto tanti utili da battere i precedenti record. Ma quest’anno non ha ritenuto di metter mano al portafoglio quando si è trattato di sostenere gli stipendi dei lavoratori durante le fermate produttive.
Il padrone si ritiene libero di decidere a proprio piacere quando produrre e quando no e non sopporta che i lavoratori possano esercitare un proprio diritto ad astenersi legittimamente dalla produzione nemmeno per ragioni di solidarietà come la donazione di sangue.
Ieri USB ha dato notizia del fatto che l’Ispettorato Territoriale di Ravenna ha ritenuto illegittimo il provvedimento disciplinare nei confronti di uno dei lavoratori donatori di sangue che era stato sanzionato con la sospensione dallo stipendio. Dice USB che è stata accolta «la tesi sposata da USB, cioè che il datore di lavoro non può rifiutare la richiesta di permesso per donazione adducendo esigenze organizzative o produttive. L’Arbitro dell’Ispettorato Territoriale ha ritenuto quindi illegittimo il provvedimento disciplinare, annullandolo».
Aggiunge il sindacato: «Come Usb ci riteniamo soddisfatti di questa sentenza poiché non si preclude un diritto inalienabile dei lavoratori, quello della solidarietà».
È una buona notizia e come Ravenna in Comune condividiamo sia il pensiero del sindacato che la soddisfazione per l’esito della vicenda. Resta il fatto che chi si fa chiamare imprenditore ma esercita la propria attività ispirandosi al padronato ottocentesco continuerà con lo stesso sistema finché si sentirà calorosamente accolto nell’alveo istituzionale come sin qui è stato. Accolto con tutti gli onori da Sindaco e Giunta senza minimamente guardare ai procedimenti in corso, agli infortuni, al ricorso patologico ad appalti e subappalti, ecc. Questa è una ragione in più per ricordare a chi si è recentemente espresso per cambiare il nome del proprio partito (il PD), enfatizzando la connotazione “lavorativa”, che la strada da compiere per rendersi credibile presso gli elettori che lavorano è bella lunga. E per quanto possiamo vedere, stante l’assordante silenzio del Sindaco su questa vicenda, il percorso non è nemmeno iniziato.”