“I titoli che presentano le notizie evocano qualcosa che sempre più spesso si comincia ad associare al clima: la paura, dopo che un tornado da 300 km/h (circa 160 nodi) ha devastato le campagne. «Evento mai visto»; «Voltana conta i danni: Come un’esplosione Abbiamo perso tutto»; «Sos da Alfonsine: Nessuno ci soccorre»; «Case inagibili e senza energia elettrica. Se piove ancora è la fine»; «Savarna, decine di alberi caduti. Sembra un paese in guerra»; «Case scoperchiate, muri abbattuti come burro»; «Amianto volato via dai tetti, è allarme»; «Stop alla linea ferroviaria Ferrara-Ravenna: pali piegati dal vento»; «Divieto di accesso a cimiteri, parchi e pinete»; «Vento e alberi caduti: strade chiuse al traffico in tutta la provincia». Ci possiamo fermare ma abbiamo lo stesso reso l’idea. Un giorno prima e l’accento sarebbe stato su una grandinata eccezionale. Quello prima ancora si sarebbe parlato di ondate anomale. E poi gli incendi, il caldo eccezionale e così via.
Sappiamo bene che non c’è nessuno/a di più antipatico/a di chi, in un momento di criticità, se ne viene fuori con lo sgradevole ricordo di averne già profetizzato l’accadimento. Perciò Ravenna in Comune rivendica consapevolmente il ruolo di forza politica antipatica. Sono anni che anticipiamo le conseguenze inevitabili di politiche che non si curano della salvaguardia del territorio e danno anzi un grosso contributo (negativo) all’evoluzione climatica, in atto sponsorizzando le estrazioni e i consumi di gas metano, le cementificazioni, le impermeabilizzazioni. Parliamo dei bilanci comunali contro la cui approvazione abbiamo votato ogni anno in cui siamo stati rappresentati in Consiglio Comunale proprio per questi motivi.
Sappiamo bene che è più semplice e politicamente redditizio spendere parole a favore della continuazione dell’andazzo attuale per il mondo dell’off-shore. Raccontare che la crisi occupazionale, in realtà inarrestabile, potrebbe fermarsi se solo a Roma si tornasse ai “bei” tempi antichi della proliferazione senza riguardo alla subsidenza stile Angela-Angelina. Sappiamo bene che dopo un’alluvione, un tornado, una siccità è molto più comodo invocare soldi da Roma. Dire che Roma è cattiva perché non dà abbastanza risorse, che tutto così si risolverebbe. E si potrebbe continuare, ma non c’è gusto perché quello che dice giornalmente de Pascale non si fa fatica ad ascoltarlo o leggerlo praticamente dovunque.
Quello che dice Ravenna in Comune, invece, si legge con maggior fatica. Non diciamo novità e non siamo le sole e i soli a raccontarle. «Sappiamo che l’alterazione del clima dipende dall’aumento delle emissioni e che si tratta di un problema globale che non risolviamo da soli nel locale, ma questi episodi ci interrogano sui nostri comportamenti e sul ruolo che ciascuno può giocare. Consumare meno, usare meno energie, produrre meno rifiuti e cementificazione. Se spreco, consumo e inquino ho aggiunto un peggioramento. Ognuno deve capire che è parte del problema, ma anche della soluzione». Il virgolettato è di Luca Mercalli ma il contenuto è quanto chi riesce a leggerci si sente ripetere da tempo. Ci sente dire che a Roma i soldi per l’off-shore bisogna chiederli, ma per aiutare la riconversione ad energie rinnovabili, non per estrarre dove non vuole più farlo nessuno (perché non conviene): tanti investimenti per tanta occupazione, non solo per far arrivare alla pensione chi aumenta ogni anno le fila dei licenziati. Ci sente dire che non bisogna star seduti ad aspettare il prossimo disastro per poi chiedere soldi, ma usare subito le risorse (che già ci sono) per mettere a bilancio azioni di salvaguardia del territorio più intelligenti di una colata di cemento. Ci sente dire che l’impermeabilizzazione causata dal via libera a nuove case, palazzoni e supermercati deve essere fermata subito e, anzi, invertita ove possibile, non ricostruendo dove sappiamo già che si allagherà di nuovo.
Chi ascolta Ravenna in Comune ci sente dire tante cose antipatiche per le orecchie dei de Pascale, i Fusignani, le pseudo-Coraggiose e gli sbiaditi 5Stelle. Non cerchiamo il loro voto. Ci basta che, giorno dopo giorno, aumenti nella cittadinanza la consapevolezza delle cause effettive e dei rimedi possibili al disastro che ora ha smesso la fase in cui incombeva. Perché si è passati alla fase in cui il disastro climatico c’è già, è già arrivato: puntuale, purtroppo, anche a Ravenna. Come avevamo predetto. E fa paura.”