“Così a parlarne noi di Ravenna in Comune in quanto soggetto politico non coinvolto dalle elezioni nazionali. È il paradosso per cui come movimento locale possiamo permetterci di trattare di un argomento di portata internazionale su cui la maggior parte dei partiti nazionali, quando ne parla, si esprime più che altro per frasi già preconfezionate e tutte uguali fra loro.
Alla guerra alimentata dai nazionalismi e da interessi speculativi opponiamo la ricetta costituzionale della promozione di pace e giustizia entro la cornice delle nazioni unite. L’ONU e non la NATO è l’organizzazione internazionale a cui fa riferimento l’articolo 11 della nostra Carta fondamentale. Ci sono civili che subiscono le conseguenze di azioni violente come in ogni guerra. Prima di ogni altra cosa, dunque, occorre che cessino le violenze, una cessazione delle azioni belliche che al momento nessuno sta nemmeno provando a perseguire. Non le parti in conflitto ma nemmeno la comunità internazionale. Non aiuta la ricerca di una tregua l’alimentazione del conflitto con nuove armi e, nemmeno, la mancata volontà di interporsi da parte di chi possa dichiararsi neutrale al conflitto.
Quello che va lasciato fuori dal ragionamento è il noi e il loro. Non c’è un simile al quale avvicinarsi rispetto al dissimile. Ogni azione credibile di pace non dovrebbe negare che è in corso un conflitto da molti anni e che, questa nuova fase, nel febbraio scorso, ha preso il via da una invasione dell’esercito russo all’interno dei confini statali ucraini. Non dovrebbe nemmeno negare che non c’è una parte democratica contrapposta ad una antidemocratica. Se vi sono forzature antidemocratiche nel nostro Paese, queste ancora non impediscono che vi siano spazi per un’opposizione rispetto a chi governa. Non può dirsi lo stesso per Russia e Ucraina dove questi spazi, già ristretti, sono stati ulteriormente erosi a seguito del conflitto: del resto solo gli Stati Uniti si sono provati a sostenere che la democrazia fosse implementabile a cannonate.
Come Ravenna in Comune ci troviamo in contatto con diverse realtà che fanno dell’impegno internazionale a tutela dei diritti la propria missione. Amnesty International non ha mancato in questi mesi di mettere all’indice sia le prevaricazioni in Russia che quelle in Ucraina, ricevendo le critiche dai partigiani di entrambi i Paesi. Meno citata dalla stampa è LabourStart, organizzazione che si occupa di campagne internazionali a sostegno dei diritti sindacali. Spesso l’organizzazione ha dato diffusione ad appelli contro repressioni messe in atto in territorio russo. Qualche volta sono riusciti a conquistare spazi nei media. Hanno sicuramente minore rilievo mediatico le campagne che riguardano l’Ucraina. L’ultima in ordine di tempo concerne la legge approvata in Ucraina il 19 luglio scorso che ha abolito i diritti del lavoro per il 94% dei lavoratori ucraini. Questa legge ha dato via libera ad una totale liberalizzazione dei rapporti di lavoro, privando della protezione sindacale moltissimi lavoratori. Poco o nulla si è saputo della campagna internazionale avviata per spingere il presidente ucraino a porre il veto all’entrata in vigore di questa legge. Poco o nulla si è saputo del fatto che Zelensky non ha messo il veto.
Ravenna in Comune si è dichiarata fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina per l’immediata cessazione di ogni azione militare e per ricondurre a vita pacifica tutto quel territorio, comprese naturalmente le aree del Donbass che già ben prima del febbraio scorso vivevano in stato di belligeranza. Per riassumerla in uno slogan: “No alla guerra, né con Putin né con la NATO”. Come Ravenna in Comune, d’altra parte, siamo ben consapevoli di quali pressioni i cosiddetti poteri forti si stiano rendendo protagonisti nei confronti dei governi occidentali, quello italiano compreso, per continuare a lucrare gli interessi del dividendo che porta loro la guerra. Pensiamo agli utili maturati nel primo semestre dell’anno da soggetti come Leonardo nel campo degli armamenti ed ENI in quello delle energie fossili. All’interesse di tutti i popoli, inclusa la popolazione italiana, ad una accelerazione nelle azioni per portare pace in Ucraina dovrebbe guardare la politica nazionale, che invece si ferma al prezzo del gas e non cerca di arrestare la speculazione guerrafondaia che lo tiene assurdamente alto. Si guarda al dito e non alla luna.
Il contributo di Ravenna in Comune all’attuale campagna elettorale che porterà all’elezione di un nuovo Parlamento è dunque anche quello di invitare a ricercare tra le forze politiche che si presentano al voto quelle che si dichiarano contrarie alla continuazione della guerra ucraina. Quelle che promettono comportamenti conseguenti con quanto dichiarato. Quelle che non si troveranno impossibilitate a perseguirli dall’adesione ad alleanze elettorali dove a prevalere è la dichiarata volontà di alimentare la guerra con nuovi invii di armi.”