“La Geo Barents è una nave lunga 77 metri per una larghezza di 20 adibita dall’ONG Medicins Sans Frontieres ad operazioni di soccorso nel Mare Mediterraneo. In due successive missioni di salvataggio condotte tra venerdì e sabato scorsi sono state prese a bordo 73 persone ora in viaggio verso Ravenna. Il prefetto Castrese De Rosa ha dichiarato che a Ravenna c’è «una macchina collaudata che risponde con efficienza e tempestività ad ogni richiesta di accoglienza con professionalità e umanità. Sarà così anche questa volta. Tutto è pronto, siamo ai dettagli finali». Sarà anche così ma secondo la stampa sino a che non arriverà davanti all’imboccatura del porto la Geo Barents non saprà a quale banchina verrà fatta attraccare: oggi, 7 agosto, si provano a tirare le somme. Risulta infatti che non si possa rifilare alla banchina della Fabbrica Vecchia come inizialmente il Prefetto aveva annunciato. Nonostante le dimensioni contenute rispetto ai navigli normalmente presenti in porto, la Geo Barents è comunque troppo grande per quella banchina. Niente da fare, forse, anche per il Terminal Crociere visto che è attesa una nave domani mattina. Se però la Geo Barents anticipasse ad oggi allora un posticino glielo si potrebbe trovare lungo il molo di Porto Corsini. È curioso constatare che tutte le immagini pubblicitarie istituzionali di quel molo lo ritraggano sempre con due enormi navi da crociera ai due lati, ma di affiancare una nave da crociera alla più piccola Geo Barents non se ne parla. Se, come pare, quest’ultima arrivasse nelle prime ore di domani, allora si dovrebbe infilare nel bel mezzo del porto commerciale, a fianco dei coils di Marcegaglia, su una banchina dove normalmente viene scaricato dell’acido fosforico. E non sarebbe la prima volta: già all’inizio dell’anno la si voleva far attraccare davanti a Fosfitalia…
L’autorità portuale descrive lo scalo di Ravenna come un porto canale dotato di 14 chilometri di banchine (senza mettere in conto quelle che sta ulteriormente costruendo). Eppure “la macchina collaudata” non riesce a darsi una stabile organizzazione per la gestione di quella che non è più un’eccezione. Il Governo, nonostante le opposizioni di de Pascale, continua ad indicare Ravenna come “porto sicuro”. Con il prossimo sbarco saranno 1.300 le persone salvate ed arrivate a Ravenna dopo un lunghissimo viaggio in mare sulla nave che le ha salvate, che fa seguito ad un altro viaggio su imbarcazione precaria con cui hanno tentato la traversata prima di venire salvate, che fa seguito ad un altro lunghissimo viaggio iniziato spesso anni prima nei lontanissimi paesi di provenienza.
Molo Crociere o Fabbrica Vecchia o Banchine commerciali: questi i luoghi di attracco a cui, secondo le casualità del momento, sino ad ora sono state fatte attraccare le navi di salvataggio. Ma non è il punto di arrivo definitivo per chi viene sbarcato: qualche volta sono trasportati al circolo Canottieri alla Standiana per visite sanitarie e controlli di polizia prima di nuovi spostamenti in giro per la Regione e per l’Italia. Però i controlli medici si fanno anche al Pala de André, come pare avverrà questa volta. In altre occasioni si è allestita la banchina dell’attracco. Ed anche i trasporti vedono utilizzare a volte i mezzi della Croce Rossa ed altri invece dei pullman. Insomma la “macchina collaudata” non passerebbe la revisione se non ci fosse coincidenza tra chi riceve il bollino di qualità e chi lo attribuisce.
Tutto ciò è ampiamente insufficiente. L’Amministrazione Comunale e quella portuale, invece di complimentarsi reciprocamente per il solo fatto di esistere, dovrebbero fare uno sforzo organizzativo minimamente degno di uno scalo capace di accogliere 2/300.000 persone all’anno. L’unica differenza con le 1.300 persone salvate dalle navi umanitarie è che le prime viaggiano per diporto e le seconde per sfuggire ad una condizione di vita peggiore. Il prezzo pagato da queste ultime, peraltro, è infinitamente superiore al costo del biglietto di una crociera. Come Ravenna in Comune lo abbiamo già detto: è tempo che Ravenna si strutturi per una gestione organizzata che non debba far punto a capo ogni volta. La nostra città ha competenze limitate al momento dell’arrivo ma ha il dovere di non aggravare quello che è già un fardello pesantissimo per chi sbarca. La macchina sarà anche collaudata ma il motore batte in testa…
Ai nuovi arrivi giunga intanto il nostro sincero “Benvenute e benvenuti a Ravenna”.”
Ravenna in Comune