Il sindacato smonta un po’ di leggende metropolitane costruite ad arte dai padroni. Il nemico numero uno è diventato il reddito di cittadinanza. Uno strumento, sicuramente imperfetto, che però cerca di limitare le situazioni in cui lavoratrici e lavoratori si trovano presi al bivio tra la mancanza di un reddito per andare avanti e l’accettazione di paghe da fame e contratti da schiavi. Le storielle non mancano. Ci sarebbero i giovani che preferiscono oziare sul divano piuttosto che imparare un lavoro. E i lavoratori che pretenderebbero di lavorare in nero pur di non perdere il sussidio.
Riportiamo qualche dato e relative considerazioni del comunicato della Filcams CGIL di Ravenna
«Nel mese di giugno 2021 a Ravenna i nuclei famigliari che hanno usufruito del reddito di cittadinanza sono stati 2.878, per un importo mensile medio di 469,96 euro, mentre per il reddito di emergenza, l’unico dato disponibile al momento è quello relativo al periodo gennaio-giugno, ed è pari a 2.384 nuclei per un importo mensile medio di 525,57 euro. Considerando che la popolazione di Ravenna ammonta a 157.422 abitanti, e calcolando la percentuale, seppure con valori riferiti a due periodi diversi e quindi con la possibilità che sia sovrastimato, otteniamo il 3,34%.
Di più se andiamo a vedere il dato della regione Emilia Romagna, sempre nel periodo gennaio-giugno, avremmo 46.064 nuclei che hanno usufruito del reddito di cittadinanza e 26.529 nuclei del reddito di emergenza, su una popolazione di 4.459.866 abitanti, per un importo medio mensile di €. 511,00. Stiamo parlando del 2% e di una somma esigua. […]
Se fosse vero che le persone preferirebbero lavorare in maniera irregolare o non lavorare affatto, ne deriverebbe che una volta cessato il beneficio si troverebbero senza niente, rinunciando a maturare contributi che in prospettiva potrebbero garantire altri diritti, come per esempio la Naspi».
Oltre al reddito di cittadinanza c’è quello di emergenza, misura emergenziale, adottata in seguito alla crisi derivante dal Covid che dura pochi mesi. L’allarme sulla mancanza di soggetti deboli da sfruttare viene lanciato ultimamente sempre più spesso dagli “imprenditori” del settore turistico, dove effettivamente il nero e gli orari non rispettati sono la norma imposta dai padroni. O, almeno, così risulta dalle inchieste giornalistiche e dalle attività ispettive. Le ultime datano al 7 agosto.
Come Ravenna in Comune chiediamo dalle istituzioni un impegno diretto che cominci con il distanziarsi dalle posizioni padronali, critichi chi rilancia le leggende metropolitane, insomma, si schieri apertamente a fianco di chi lavora e lo sfruttamento lo subisce. A guardare il programma elettorale per il quinquennio appena trascorso, non una parola era spesa da de Pascale per la tutela del lavoro nel settore turistico. Dunque, si può dire che, almeno in questo caso ha rispettato quanto “promesso”.
Come Ravenna in Comune abbiamo avuto il problema del lavoro nero e dello sfruttamento, specie nel settore turistico, ben presente nel nostro programma elettorale. Per fronteggiarlo abbiamo chiesto, tra l’altro, un Osservatorio apposito che tenesse sotto controllo l’illegalità. È stato istituito ma ne è impedito il funzionamento. Il Sindaco, però, dice che va bene così. Ne siamo convinti anche noi. A lui e ai partiti della sua coalizione va bene che le cose continuino proprio così.