ompletamente estranea al mondo in cui viviamo la Giunta de Pascale continua a non ascoltare meteorologi, geologi, climatologi, urbanisti ecc. ecc. e una dopo l’altra snocciola come perle del suo rosario nuove urbanizzazioni in serie apparentemente infinita. Non basta l’inarrivabile numero di case sfitte e il conseguente deprezzamento che ne consegue. Non basta l’invendibilità del commerciale, fatta eccezione per gli immancabili supermercati. I proclami del Sindaco sul consumo di suolo zero all’epoca della campagna elettorale per il primo mandato si sono trasformati negli slogan della campagna del secondo con uguale risultato: sono tutti stati ampiamente disattesi. Così come sono ridicolizzate le affermazioni di quella pattuglia di presunti “coraggiosi” e di “grillini” sopravvissuti ai tanti voltafaccia del cosiddetto movimento che tutto doveva rovesciare come un calzino. A prevalere sono sempre e solo gli interessi a cementificare dei lottizzatori di turno.

Nell’ultimo dossier di Legambiente si fanno un po’ di conti e viene fuori che nel ravennate dai soli nuovi progetti di costruzione e urbanizzazione verranno “mangiati” altri 5 milioni di metri quadri di suolo vergine. Alla faccia della presunta efficacia di quella legge regionale che, come Ravenna in Comune, osteggiammo sin dall’inizio in quanto, come si è poi dimostrato, prevedevamo avrebbe aumentato il costruito dove invece millantava il “consumo di suolo zero”. E con autentica faccia di bronzo ancora in questi giorni post alluvione lo stesso Bonaccini, che l’ha pervicacemente fatta approvare, racconta in giro che l’Emilia Romagna sarebbe un esempio da imitare… Per la gioia di palazzinari e grande distribuzione, certo!

L’ultimo in ordine di tempo ad essere autorizzato dalla Giunta, lo scorso 6 giugno, è stato il secondo stralcio del Pua (piano urbanistico attuativo) relativo al sub comparto “Agraria”. Si tratta di una delle più ampie urbanizzazioni in programma che riguarda la zona nord di Ravenna con due aree interessate: un triangolo delimitato da via Bisanzio, via dell’Agricoltura e via sant’Alberto e un’altra porzione sull’altro lato di via Bisanzio confinante con viale Mattei e via Lago di Garda. Tra primo e secondo stralcio il piano di urbanizzazione interessa una superficie complessiva di 145mila metri quadrati (99.244 del primo stralcio e 45.043 del secondo). In pratica si costruiscono nuove case per altre 1.100 persone (che però non ci sono)!

“Chicca” finale è l’affermazione dei costruttori che si interverrebbe per “riscattare” «la fama poco prestigiosa di quartiere operaio». La Giunta ha approvato senza batter ciglio. Non solo si cementifica come se piovesse (e le due cose, come dimostrato negli ultimi giorni, vanno effettivamente assieme) ma si equipara a poco meno che insulto l’aggettivo “operaio”. Per giunta collegato ad un importante pezzo di storia ravennate, ossia alla realizzazione di una urbanizzazione di buon livello, inaugurata da Mattei nel 1956, progettata per farvi risiedere confortevolmente nuove famiglie di lavoratrici e lavoratori in una città in crescita di abitanti. Oggi Ravenna diminuisce in continuazione il numero dei residenti smentendo le assurde previsioni che pronosticavano una Ravenna di 200mila abitanti. Però continua a costruire secondo quelle stesse assurde previsioni. Ravenna in Comune torna a chiedere a nome delle generazioni future che venga immediatamente dichiarata una moratoria nel rilascio delle nuove autorizzazioni. La sopravvivenza di molti in un territorio degno di essere abitato deve prevalere sugli interessi economici di pochi palazzinari.