“Domani inizia la settimana di Teodorico. Cinque giornate di appuntamenti culturali incentrati sulla figura del sovrano goto. Lo spunto per quella che è giunta alla sua seconda edizione è l’anniversario della morte di quello che, più correttamente, andrebbe chiamato Teoderico, come viene tradotto il suo nome goto in greco e in latino, avvenuta il 30 agosto del 526.

Prendiamo spunto anche noi dalla iniziativa celebrativa per soffermarci su un particolare ben noto in storia dell’arte, visibile in quella che ora è la basilica di Sant’Apollinare Nuovo, ma che era stata fondata come chiesa palatina ossia parte integrante del complesso degli edifici regali. Lo stesso complesso palaziale è rappresentato tra i mosaici che rivestono la navata centrale della chiesa. In tale rappresentazione la corte dei goti si autocelebrava immortalando i notabili del tempo.

Il regno di Teodorico fu straordinariamente duraturo: il suo sistema di potere si mantenne infatti per 33 anni ma non gli sopravvisse altrettanto a lungo. Dopodiché le stesse persone in cui quel sistema di potere si era incarnato furono presto dimenticate. La cancellazione trovò una forma anche materiale in quanto la rappresentazione della corte palatina fu cancellata da tendaggi musivi che obliterarono volti e corpi. Sopravvivono solo alcune mani aggrappate alle colonne, incongruenti appendici quasi disincarnate.

La vicenda rappresenta un monito per ogni potere piccolo o grande che si appoggia all’incrollabile (fallace) sicurezza della propria presunta eternità. Quando Ravenna in Comune si costituì, nell’estate del 2015, spiegammo in una serie di manifesti la nostra opposizione al sistema di potere costituito da PD, alleati e consorterie varie:

«I disastri del Partito-Famiglia. Più che un partito, una tribù. Una truppa di famiglie fameliche sguinzagliate da anni in un balletto infinito di poltrone, che intendono continuare a spolpare senza pietà quello che rimane del governo della città. Ravenna merita di meglio».

Dopo sette anni poco o nulla è cambiato se non il fatto che si è ulteriormente ridotto il lascito in termini di welfare, di servizi e di buona amministrazione che già era stato considerevolmente intaccato prima del mandato di de Pascale. Le rapaci mani con cui il PD continua sistematicamente il processo di suddivisione delle spoglie cittadine tra i notabili del Partito-Famiglia assomigliano molto alle mani dei goti rimaste come unica testimonianza di un sistema di potere che si riteneva indistruttibile. Il monito, per loro, e l’augurio, per tutte e tutti noi, è che sia ormai breve il tempo che separa anche il governo del PD dal più che meritato oblio.”