“Il 16 febbraio è venuto giù un pezzo di supermercato in costruzione a Firenze schiacciando otto persone, otto lavoratori, facendo cinque morti. Dopo quattro giorni uno dei morti è ancora introvabile, come se si fosse perso nella giungla, mentre invece è sotto tonnellate di cemento. E poi, ha spiegato il procuratore che indaga su quanto è successo, «il problema è di abbinare i nomi ai corpi, quindi si è iniziata anche una complessa attività di identificazione su ciò che resta di questi poveri operai, che sono stati travolti da strutture imponenti per peso e cemento. L’identificazione è stata avviata con l’ausilio di esperti e richiede competenze specifiche, anche di tipo genetico perché questi corpi sono davvero in condizioni drammatiche. Il dato molto empirico che ci siamo fatti da un primo sopralluogo è che vi fossero diverse criticità, che abbiamo constatato nel momento in cui ci siamo portati nel cantiere».
Molte criticità, si traduce in rischio per la sicurezza, che equivale a mettere in conto che possa succedere qualcosa. E qualcosa è successo. Inaccettabile, come tutte le volte che un lavoratore non rientra a casa dopo essere uscito per andare a lavorare, a guadagnarsi il pane. Inaccettabile ma che succede. Tante volte. Troppo spesso. Il giorno 16 febbraio, quello che verrà ricordato per la strage dell’Esselunga, sono morti sul lavoro complessivamente 16 lavoratori: altri undici oltre ai cinque di Firenze! Dall’inizio dell’anno sono già morti 200 lavoratori contando anche i morti in itinere. Ai feriti, ovviamente, non si riesce a star dietro.
Lo scorso anno l’edilizia ha avuto un incremento del 25% cento dei morti rispetto a quello precedente. E le cadute dall’alto, non solo nell’edilizia, contano per oltre la metà di tutte le morti. Il 4 febbraio di due anni fa fu la volta di Vasile, precipitato da una impalcatura in un cantiere edile in via Grado a Ravenna.
Per domani, 21 febbraio, CGIL e UIL hanno indetto uno sciopero nazionale dell’edilizia. Solo due ore a fine turno: meglio di niente, ma troppo poco. A Ravenna è stato convocato un presidio, in piazza del Popolo, dalle 10.30, per protestare contro le morti sul lavoro e per chiedere condizioni di maggiore sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori. Oggi, invece, 20 febbraio, è sciopero unitario dei lavoratori dell’edilizia residenziale.
A Firenze in quel cantiere lavoravano 35 ditte impegnate complessivamente in 60 subappalti! Se venisse confermato, la causa del crollo sarebbe da imputare al fatto che una delle ditte avrebbe iniziato la colata di cemento quando un’altra non aveva ancora fissato la trave… Era un cantiere privato dove limiti ai subappalti non ce ne sono. E più o meno è diventato lo stesso nei lavori pubblici, dove ormai sono regola e l’eccezione è non farli: se si vogliono evitare deve essere specificato nelle gare e occorre pure la giustificazione! Il subappalto è uno degli anelli della catena del lavoro. Ogni anello che si aggiunge alla catena che lega il padrone al lavoratore allontana il padrone dalla responsabilità e avvicina il lavoratore alla morte. Il costo per la sicurezza del lavoro è una certezza; quello rappresentato dall’eventuale improbabile conseguenza negativa per la morte di un lavoratore è incertissimo. La scelta nel nostro mondo capitalista è scontata! Così come è scontato che un parlamento come il nostro non approverà mai una legge per introdurre il reato dell’omicidio di lavoro e provare a mandare in galera qualche padrone. E finché non si bilancia il costo della sicurezza con il rischio concreto di finire dietro le sbarre, il padrone saprà sempre dove tagliare le spese per aumentare i profitti: nella sicurezza.
Nel frattempo il Sindaco di Ravenna parla di Sinner, di Sanremo, di volley e persino di Campionati Italiani Assoluti di Breaking ma non trova il tempo per condannare le morti sul lavoro e, soprattutto, chi le causa. Probabilmente aspetta di trovare cinque minuti per il 13 marzo, quando saranno passati 37 anni dalle morti dell’Elisabetta Montanari. Un rito oramai svuotato di ogni significato, ripetuto senza collegamenti con quanto accade ogni giorno in tutta Italia, Ravenna compresa. Troverà il tempo per passare dal presidio di mercoledì che si terrà proprio sotto le sue finestre?
Ravenna in Comune è solidale con le lavoratrici ed i lavoratori che lottano per arrivare vive e vivi, con i loro corpi intatti, alla fine di ogni giornata di lavoro. E torna a chiedere al Sindaco di rendere effettivo e incisivo l’Osservatorio sulla legalità e la sicurezza del lavoro spostandolo in Comune. In Prefettura, dove è stato relegato, non si sa nemmeno se venga convocato. Sarebbe indispensabile che producesse informazioni per chi è chiamato agli indispensabili controlli, per indirizzarli dove serve. Nei cantieri, innanzi tutto. Dove i morti continuano a crescere. Come il disinteresse di certa politica.”
Ravenna in Comune