“Non è ancora pienamente sotto i riflettori il candidato del centrosinistra alle elezioni comunali del prossimo anno. Ci sono prima le elezioni regionali e quindi il suo partito, quel PD che amministra il nostro Comune da quando è nato (ma si potrebbe arretrare la data viste le trasformazioni precedenti), sta investendo la maggior parte delle energie sull’attuale Sindaco, candidato alla Presidenza dell’Emilia-Romagna. Però almeno una sparata Alessandro Barattoni, il segretario provinciale del PD scelto come candidato, l’ha fatta. Ha scelto un palcoscenico amico, quello regalatogli da +Europa, dove certo non rischiava fischi o contestazioni. Ci tocca dunque tributargli gli uni e le altre con qualche giorno di ritardo, dopo aver letto le parole che avrebbe pronunciato in quella sede. Le riferisce infatti un suo estimatore sotto le spoglie di giornalista (che lo chiama infatti «L’attuale segretario PD, in procinto di succedere a Michele de Pascale», eliminando d’un botto la necessità di votare visto che l’esito sarebbe già stato deciso “colà dove si puote”). Questo il testo: «lui punta chiaramente a fare di Ravenna “la città degli alberi” andando oltre quindi la diatriba alberi sì alberi no qui e ora delle petizioni presentate dai cittadini proprio in questi giorni. Ma in qualche modo lasciando anche capire che la gestione delle pratiche sugli abbattimenti in corso non pare delle più efficaci». È quello stesso Barattoni che, nella brevissima dichiarazione rilasciata dopo la direzione del suo partito che lo aveva designato nel ruolo, garantiva come prima cosa totale continuità rispetto a quanto fatto (e non fatto) da de Pascale: «Accetto la candidatura con l’intenzione di portare avanti il lavoro svolto».

Qual è stato allora il lavoro svolto da de Pascale sulla via che ci condurrà alla “città degli alberi”? Basta aprire gli occhi per scoprirlo senza bisogno di ricerche di archivio. Le cronache quotidiane sono piene delle denunce di cittadine e cittadine che lamentano continui abbattimenti di alberature sia in Città che nel forese e nei lidi. Avvengono senza preavviso, spesso ad orari antelucani per evitare proteste, sono motivati qualche volta da presunti rischi ed altre da più concrete opere. Molto spesso i presunti rischi derivano proprio dalle opere precedentemente realizzate in prossimità delle radici degli alberi poi abbattuti. Gli abbattimenti di via Maggiore a Ravenna e di Viale Europa a Lido di Savio sono solo gli ultimi di una lunga lista. L’Amministrazione è del tutto indifferente a petizioni, manifestazioni, azioni politiche. Lo schema è lo stesso già visto più volte: vengono ricevuti i cittadini da qualche assessore (in genere quella con la delega “ai capri espiatori”), letta con loro la petizione, tanta educazione, fino alla conclusione che purtroppo (ma quanto dispiace…) non ci si può far niente per il rischio o l’opera o tutte e due le cose assieme. Inutile far notare che si sta violando il regolamento del verde che la stessa maggioranza si è data; che ben si potrebbero adottare misure diverse dall’abbattimento per rinforzare il sistema radicale ove fosse opportuno; che le promesse di sostituzione degli alberi abbattuti solo raramente vengono mantenute; che ancor più raramente i nuovi alberi piantumati sopravvivono al primo anno; che comunque un nuovo albero eventualmente sopravvissuto impiegherà 20 anni almeno per raggiungere altezza e chioma degni di questo nome; che i costi rappresentati dalla perdita di un albero sono sempre superiori a quelli da affrontare per la sua conservazione; che nella situazione climatica che stiamo vivendo ogni abbattimento di un albero è un gesto autolesionistico, ecc. ecc.

La ciliegina sulla torta l’ha messa quella “perla d’uomo” di de Pascale, inventandosi una laurea in agronomia e sentenziando senza ombra di dubbio che: «Il pino non è idoneo all’ambito urbano. Bisognerà arrivare alla loro sostituzione, non ripiantandoli quando vengono rimossi». Non male per il Sindaco di un Comune che il pino ce l’ha pure sullo stemma! È lo stesso de Pascale, per chi fosse di memoria corta, che prima delle elezioni prometteva «un grande programma di riforestazione urbana e pinetale con l’obiettivo di riportare il totale di ettari coperti da alberature alle proporzioni antecedenti la Seconda guerra mondiale, ovvero 7.400 ettari». Aggiungeva di voler investire nello «sviluppo sostenibile, dell’efficienza energetica e della qualità della vita sociale (risparmio energetico, energie verdi, mobilità a emissioni zero, riuso dell’acqua, tetti verdi, uso di materiali sostenibili, ampi spazi verdi e di comunità) e di ridurre in maniera significativa l’impermeabilizzazione del suolo anche per ridurre la formazione di isole di calore». Prometteva nel proprio programma di voler attuare il «“de-sealing” (ossia “de-sigillazione” del suolo), rendendo il terreno permeabile alle acque piovane a partire da aree di proprietà pubblica e sensibilizzando la cittadinanza, anche valutando incentivi mirati, per favorire analoghi interventi anche in aree private». In altre parole, diceva di voler contrassegnare il proprio mandato attraverso lo «sviluppo delle aree verdi con operazioni di piantumazione (poiché sono spazi ricchi di diverse funzioni, ambientali e sociali), delle reti ecologiche, del piccolo verde privato diffuso, degli orti urbani, della riqualificazione delle aree marginali e degradate». Abbiamo visto com’è andata.

E ora il PD ci propina Barattoni che straparla di “città degli alberi”. Non crediamo a mezza parola di quanto dice e sospettiamo che nemmeno lui ci creda. Tuttavia ha a portata di mano la possibilità di migliorare in un colpo solo la credibilità delle sue parole. Come Ravenna in Comune gli chiediamo di convincere il suo predecessore a piantarla con gli abbattimenti a partire proprio da quelli di Ravenna e di Lido di Savio. Sarebbe un piccolo passo per «migliorare la qualità della vita nella nostra città» come proprio Barattoni ha affermato di voler fare. Ci stupisca ed eviti che Ravenna diventi sì la Città degli alberi, ma solo di quelli morti.”