“Domani, 1° settembre, ricorre un anniversario che da tempo ha smesso di essere ricordato dalle Istituzioni e dalla pubblica informazione. Il 1° settembre 2006 Luca Vertullo, di 22 anni, lavoratore precario avviato da un’agenzia interinale, moriva schiacciato dentro a una nave attraccata al terminal traghetti del porto di Ravenna. È il diciottesimo anniversario di un omicidio di un ragazzo, causato dallo sfruttamento, durante il primo giorno di lavoro. Si tratta di una delle peggiori macchie che gravano sulla fintamente civile Ravenna, meno ricordata ma altrettanto grave dei 13 morti della Mecnavi e dei 13 morti dell’elicottero. Dopo 10 anni dei 16 indagati ne risultarono definitivamente condannati due: il proprietario del rimorchio e il comandante della nave. Nessun “padrone”, come spesso accade, risultò penalmente colpevole. Le cause furono ricondotte alla rampa sporca su cui scendeva il trattore e al fatto che il rimorchio fosse sovrappeso. Solo dopo “l’incidente” fu installata una pesa per evitare il sovraccarico fraudolento dei rimorchi effettuato per ridurre i costi del trasporto. Sarebbe bastato installarla prima e a Luca non sarebbe stata sottratta una intera esistenza che aveva tutto il diritto di vivere. Ma il costo certo in termini di “competitività” e di “investimento” fece preferire affrontare il rischio che uno o più lavoratori potessero andarci di mezzo.
La pesa ora è stata installata ma resta generalmente valido il principio per cui il possibile costo in termini di vite dei lavoratori non rappresenta un elemento di rilievo rispetto alla soddisfazione dell’ingordigia del padrone. E poco cambia, purtroppo, se il padrone è pubblico. La strage di Brandizzo, di cui proprio ieri si è ricordato il fatto che è trascorso un anno senza novità dal punto giudiziario, avrebbe dovuto insegnare qualcosa. Invece abbiamo appena sperimentato come a Ravenna gli incidenti ferroviari con messa a rischio di lavoratori (e non solo) sono maledettamente frequenti. La circolazione portuale necessita da tempo di interventi, di ben nota natura, ma non vengono adottati. Il costo in termini economici supera di gran lunga ogni altra preoccupazione per la sicurezza. E si potrebbe continuare, naturalmente.
La “civile” Emilia-Romagna è tra i luoghi in Italia in cui è più facile morire durante l’attività lavorativa. Ed anche il nostro Comune non rappresenta un’isola felice. Le Istituzioni ravennati fanno a gara a stendere il tappeto rosso davanti ai cosiddetti investitori senza alcun riguardo al loro curriculum in termini di sicurezza lavorativa. Eppure un importante presidio di sicurezza è quello che le Istituzioni si schierino, non retoricamente ma fattivamente, dalla parte di lavoratrici e lavoratori.
Ravenna in Comune non si colloca in un territorio intermedio, non racconta come fa il PD, di interessarsi al lavoro senza distinguere tra committente e prestatore. Ravenna in Comune ricorda ogni giorno Luca Vertullo nell’unico modo possibile: restando senza tentennamenti e con coerenza dalla sola parte delle sue colleghe e dei suoi colleghi di lavoro.”