“Come ampiamente previsto è stata vinta da Grimaldi l’asta bandita dall’Autorità Portuale per vendere l’unico terminal che era interamente di proprietà pubblica nel porto di Ravenna: il terminal traghetti. Riferisce la delibera di Rossi (n. 42 del 31 marzo 2025) che verrà acquistato tutto da una società chiamata Grimaldi Euromed che, peraltro, è stata l’unica a partecipare. Del resto non si vede chi altri avrebbe potuto prendere in considerazione l’acquisto di un terminal le cui banchine (e quindi l’unico accesso al porto canale) erano già state concessionate pochi mesi prima dallo stesso Rossi ad un’altra società del gruppo Grimaldi chiamata Logiport per ben 12 anni. Si aggiunge che la decisione di mettere in vendita il terminal è stata presa praticamente a fine mandato di Rossi (delibera n. 7 del 10 gennaio 2025), immediatamente dopo il ricevimento della proposta di acquisto di Grimaldi Euromed (nota prot. 293 dell’8 gennaio 2025). E che la proposta di acquisto, a sua volta, è stata formulata a pochissimi giorni di distanza dal venir meno del diritto di prelazione e di opzione in favore delle società da cui, a sua volta, l’Autorità Portuale aveva acquisito il terminal. Queste sono le informazioni riportate nelle due delibere citate. E, come fatto notare da qualcuno, non poteva che colpire quella che è apparsa come una “velocità decisionale davvero insolita” rispetto alle tempistiche a cui la pubblica amministrazione ci ha abituato.
Nessuna risposta è nel frattempo intervenuta dal Comune e, in particolare, dall’assessora Annagiulia Randi, interpellata da Ravenna in Comune con una lettera aperta e a cui era stata rivolta la seguente domanda: «perché verrà venduto un prezioso bene portuale, che già sarebbe dovuto diventare demaniale e dunque incedibile?». Non sappiamo nemmeno se il fatto che sia stato presentato un ricorso contro i provvedimenti dell’Autorità Portuale da parte di SAPIR, società di cui Ravenna Holding (ed attraverso di essa il Comune di Ravenna) detiene la quota di maggior peso, ossia il 30%, significhi che il Comune era contrario alla vendita del bene pubblico. Infatti il ricorso è stato presentato da SAPIR assieme ad un privato, La Petrolifera Italo-Rumena della famiglia Ottolenghi, certo più interessata ad un cambio di proprietà tra privati che al mantenimento in mano pubblica del terminal traghetti. Dovremo comunque attendere il 30 aprile per conoscere l’esito del ricorso.
Tutto questo lascia il porto e la sua gestione nella più completa assenza di trasparenza delle scelte. Non è accettabile. Il porto è un bene pubblico, realizzato con fondi pubblici, e dunque una fondamentale infrastruttura sulla quale la collettività ha pieno diritto di essere tenuta in considerazione quando vengono prese decisioni che ne condizionano il futuro. E invece questo non avviene. Ci si comporta come se il porto fosse una riserva di caccia per soli grandi privati. Privati che, oltre tutto, sempre più spesso risultano fondi esteri in quanto è in corso da tempo l’uscita delle famiglie locali che gestivano i terminal da decenni.
La mia candidatura alle prossime elezioni vuole portare un cambiamento in questo. Il nostro scalo è troppo importante per Ravenna per considerare irrilevante che dalla decisione di vendere l’unico terminal pubblico sia stata esclusa proprio la nostra comunità ravennate. Il porto non può più essere lasciato alle decisioni speculative dei privati senza che il Comune faccia valere il proprio ruolo dentro l’AdSP-MACS, in SAPIR e nelle sue controllate. Le lavoratrici ed i lavoratori del porto e la cittadinanza tutta meritano ben altro.”
Marisa Iannucci, Candidata Sindaca per Ravenna in Comune,
Partito Comunista Italiano, Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo