“Il parco che si intende realizzare negli spazi dell’ex Caserma dell’Esercito a Ravenna ha visto un nuovo aggiornamento del programma lavori. «Infatti dopo la rimozione di 15mila metri quadrati di asfalto e di edifici vari, a causa del ritrovamento di alcune cisterne non segnalate al Comune ed emerse durante gli scavi del cantiere, si è dovuto procedere a nuovi lavori. Questo – spiega l’Assessora ai lavori pubblici del Comune di Ravenna Federica del Conte – ha portato a una procedura che ha prolungato i tempi per essere perfezionata e approvata ma ora tutto è ripartito e il parco dell’ex Caserma Dante Alighieri in via Port’Aurea potrebbe essere aperto entro il 2024». Siamo a luglio 2024 e il primo annuncio della “scoperta” delle cisterne o, meglio, l’impiego delle cisterne come scusa per giustificare i ritardi, risale al novembre 2021. Dopo tre anni siamo ancora lì! Manco sentono il bisogno di elaborare una nuova giustificazione!
Il primo annuncio del parco al posto della caserma è stato dato da de Pascale nel 2018: «un progetto di rigenerazione che sostituisca una zona cementificata con un parco pubblico». I tempi per la realizzazione? «I lavori cominceranno fra la fine del 2019 e l’inizio del 2020». Poi però l’inizio dei lavori era slittato a gennaio 2021 ma il Sindaco se ne era uscito lo stesso con una bella promessa elettorale: «In estate sarà il quarto grande parco della città». Estate 2021, così da poter vantare il risultato al momento di mettere la croce sulla scheda. Niente da fare. L’estate 2021 slitta all’estate 2022, poi all’autunno, poi a fine 2023. Ora l’Assessora ai Capri Espiatori (che, lo ammettiamo, non ci mancherà per niente allo scadere di questa Giunta) ci vorrebbe far credere che entro quest’anno il parco diventerà fruibile. Spiacenti, ma né Ravenna in Comune, né la cittadinanza crede più a questa Giunta. La perdita di credibilità è estesa a pressoché tutto quel che de Pascale e i suoi dicono e promettono ma, in particolare, vale per i cantieri dei lavori.
Si tratta di un “bel” paradosso. Da una parte de Pascale è stato in continua campagna elettorale sin dall’inizio del suo primo mandato nel 2016 riempendo di continuo le prime pagine con annunci di nuove e nuovissime opere. Niente manutenzioni, cura del territorio, tutela ambientale e i risultati si sono visti con le alluvioni di maggio 2023. O qualcuno pensa davvero che sia colpa delle nutrie? Ha annunciato solo un’opera dietro l’altra, tutte nuove, spesso più volte le stesse. Dall’altra parte la Giunta si è dimostrata assolutamente incapace di gestire quegli appalti e quei lavori su cui ha voluto investire tutta la propria credibilità. Che, conseguentemente, ha perso anche presso quegli strati di popolazione che, ostinatamente, sin all’ultimo si erano rifiutati di dar retta all’evidenza: non c’è cronoprogramma che venga rispettato, non c’è entrata in funzione che avvenga quando dovrebbe e, molto spesso, l’opera annunciata resta a livello di annuncio.
Se n’è accorto persino de Pascale, in una pausa della contemplazione di sé stesso tra un annuncio e l’altro. Nel bilancio del primo mandato da Sindaco era stato costretto ad ammetterlo: «Non scrivo i bandi di gara e non scelgo chi vince. Però come sindaco sento tutta la responsabilità di un cantiere bloccato sulle spalle dell’amministrazione comunale. Ho molta stima e fiducia nei miei collaboratori, ma ci troviamo di fronte a diversi interventi del Comune con ritardi, contenziosi con le imprese e ricorsi: oltre al palazzetto è successo con gli stradelli del mare e con l’ampliamento della scuola materna di Mezzano. Allora è chiaro che qualcosa sui criteri di gara vada cambiato». Non è cambiato niente. O perché non vogliono o perché non sono capaci. Qualunque sia la risposta, la conclusione è che quello che dovrebbe cambiare sia prima di tutto un’Amministrazione incapace.
La popolazione un po’ si arrabbia e un po’ si rassegna. Ed è su reazioni tutto sommato moderate da parte di una cittadinanza non abituata a prendere d’assalto Palazzo Merlato che fa conto il “centrosinistra moderato” di de Pascale. Resta il fatto che non si tratta “solo” di aspettare anni e anni per la conclusione di un Palazzetto di cui comunque si poteva fare a meno. E nemmeno di sentir ri-raccontare sempre la stessa storia, cioè il prossimo inizio dei lavori, di qualche opera che non è mai partita e mai partirà: come la caserma dei Carabinieri di Marina di Ravenna e la ristrutturazione di Fabbrica Vecchia e Marchesato, tanto per fare un paio di esempi. Il vero terrore per la popolazione è quando l’annuncio riguarda la necessaria ricostruzione di un ponte o di una strada. Qui il tempo dilatato fa male veramente. Ne sanno qualcosa quanti hanno atteso anni (anni!) per poter riattraversare il ponte sul Lamone!
Il parco della Caserma è il simbolo di un fallimento, conclamato e reiterato. Il fallimento di de Pascale come Sindaco e del “centrosinistra moderato” che lo ha sostenuto. Comunque vadano le cose con le elezioni regionali, tra pochi mesi de Pascale si farà da parte e spera così di far dimenticare le tante promesse, i tanti annunci, i tanti errori. Non se la caverà così a buon mercato. Ravenna in Comune lo ricorderà ad elettrici ed elettori sia per le elezioni di novembre che per quelle di primavera. Ricordare prima di mettere la scheda nell’urna serve a retribuire il passato ma, soprattutto, ad evitare che ricapiti la stessa cosa in futuro. Né a Bologna né a Ravenna: mai più!”
Ravenna in Comune