“Torniamo sulla vicenda del legname abbandonato e alluvionato. Si sono verificati accumuli in tanti fiumi e torrenti ma, anche, sono arrivati sino alla spiaggia dopo gli eventi alluvionali dei giorni scorsi. Il caso più eclatante è stato quello che ha interessato il ponte ferroviario sul Lamone all’altezza di Boncellino. La Regione ha detto che «Quando si verifica un evento di dimensioni importanti è purtroppo normale che a valle ci sia un forte trasporto di materiale vegetale. La quantità di materiale accatastata nell’alveo del fiume Lamone è dunque una conseguenza dell’evento meteorologico che si è verificato». E poi ha “scaricato” ogni responsabilità sulle Ferrovie e sull’attraversamento del Lamone a raso: «La criticità è stata data dall’interferenza del ponte del Boncellino, accentuata dalle pile in alveo, che di fatto ha creato un ostacolo per il normale deflusso dei detriti». La Regione, come noto, è amministrata dal centrosinistra. Cos’ha detto il centrodestra? Galeazzo Bignami, bolognese, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, dovrebbe essere la figura meglio in grado di rappresentare la sua parte politica, sia per provenienza territoriale che per ruolo istituzionale rivestito. Intervistato da Porro «il viceministro Galeazzo Bignami – emiliano doc – ha spiegato dove si nasconde il dramma di questo alluvione. Non tanto nei soldi spesi o non spesi, che comunque in gran parte riguardano il ripristino dei danni di un anno fa, quanto nella mancata ordinaria amministrazione e nella scadente pulizia degli alvei: perché è inutile riparare una falla se poi cento metri dopo detriti, nutrie e vegetazione finiscono con l’indebolire il letto del fiume».
Eppure l’accumulo eccezionale a Boncellino non sembra dovuto a detriti. Né lì né altrove risultano fenomeni di dimensioni epocali di sradicamento alluvionale degli alberi “cattivi”. Gli alberi vivi nei fiumi erano già stati eliminati da tantissime zone, ma non dal maltempo, bensì dalle cosiddette manutenzioni del verde. Si è dato retta alla pancia, alle errate convinzioni per cui la mancata “tabula rasa” di piante e verde dagli alvei e dagli argini avrebbe causato l’alluvione del maggio 2023. A quanto risulta (ma le indagini sono in corso) fare piazza pulita questa volta avrebbe comportato l’abbandono sui rivali di enormi masse di tronchi: forse chi li ha tagliati non era in grado di gestire quantitativi così importanti che, nel tempo, avrebbero (nelle intenzioni) dovuto alimentare le centrali a biomasse. La “tabula rasa” avrebbe anche trasformato il letto dei fiumi in piste di Formula 1 cosicché l’acqua, non rallentata nella sua corsa, lanciata a razzo, avrebbe sfondato non appena trovato un punto debole. Ossia dove c’erano argini fragili, non resi coesi dalle radici degli alberi, che si sono immediatamente arresi alla corsa del fiume che trovava una scorciatoia. Le immagini terrorizzanti di Traversara in settembre sembrerebbero in linea con questa ricostruzione.
Come dicevamo sono in corso indagini della magistratura per accertare le responsabilità in quello che, presumibilmente, si dimostrerà essere non il frutto del fato crudele, ma di scelte sconsiderate. Ci auguriamo venga presto accertato se sono state compiute operazioni incongrue sulla pelle della cittadinanza ed anche se sono state affidate nell’esecuzione ad imprese del business del cippato da ardere invece che a professionisti del taglio forestale. Qualunque sia l’esito dell’accertamento, valgono le considerazioni del Presidente dei geologi dell’Emilia-Romagna, Paride Antolini, su quanto possa incidere la cosiddetta pulizia dei fiumi e come la si è effettuata sulla capacità di tenuta dei fiumi stessi: «con queste precipitazioni è come voler curare un malato grave con l’aspirina».
Ravenna in Comune torna a chiedere di cambiare il paradigma: i fiumi non possono continuare ad essere trattati come condutture di scarico intasate. Bisogna dare loro lo spazio che chiedono dove è ancora possibile. Dove non è possibile va considerata anche la delocalizzazione degli abitati mettendoci le risorse pubbliche indispensabili. E poi, come già detto, deve essere impedita l’ulteriore impermeabilizzazione dei terreni. Altro che le deroghe per impiantare nuovi capannoni su terreno vergine che de Pascale vorrebbe introdurre!”