“Gli ultimi giorni hanno ricordato il significato di cambiamento climatico in tutti quei posti dove bombe d’acqua, grandine, trombe d’aria ed altri cosiddetti eventi estremi si sono verificati. Anche il ravennate è stato colpito con allagamenti. Tra giovedì e venerdì mattina tutto il territorio della provincia è stato interessato da massicce precipitazioni e forti raffiche di vento. Oltre una trentina gli episodi che hanno richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco, da Solarolo a Lugo, passando per il Faentino e arrivando a Ravenna e Cervia. Campi sott’acqua si sono segnalati tra Massa Lombarda, Conselice e Lugo che non sono riusciti ad assorbire gli oltre 100 millimetri di pioggia caduti in poche ore. Sotto il profilo dei danni alle coltivazioni in Romagna e nel Ferrarese è iniziata la conta dei danni a pere e mais e coltivazioni di angurie. Più distruzione di tettoie, edifici e serre.
Per Coldiretti Ravenna: «Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, nubifragi, precipitazioni intense a carattere torrentizio ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, dalla siccità alle “piogge monsoniche” con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricole danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne (ad oggi, in questo 2022, i danni superano già i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale). È evidente la tendenza ad una tropicalizzazione del clima tanto che a luglio si è registrata una temperatura superiore di ben +2,26 gradi la media, mentre a giugno la colonnina è stata più alta di +2,88 gradi rispetto alla media».
Legambiente, a sua volta, ha diffuso i dati aggiornati della mappa del rischio climatico, nell’ambito dell’Osservatorio Cittàclima. Da gennaio a luglio 2022 si sono registrati in Italia 132 eventi climatici estremi, numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Secondo Legambiente: «Il 2022 in fatto di eventi climatici estremi è da codice rosso. Chi si candida a governare il paese per i prossimi 5 anni dovrebbe esplicitare quali soluzioni vuole mettere in campo per fronteggiare la crisi climatica, una delle principali emergenze planetarie che rischia di mettere in ginocchio l’intero Pianeta».
Purtroppo per affrontare la crisi climatica bisognerebbe mettere in discussione i paradigmi del cosiddetto “sviluppo” e questo non viene fatto. È facile blaterare delle «conseguenze che si verificheranno se non verranno presi al più presto provvedimenti seri, in grado di arginare l’impatto dei cambiamenti climatici sul futuro del nostro pianeta». Sono le parole di de Pascale all’atto dell’approvazione, il 16 luglio 2019, della dichiarazione di emergenza climatica. Aggiunse: «La nuova consapevolezza che sta nascendo ci deve far cambiare velocemente passo». Il passo non è cambiato.
Si sarebbe dovuto intervenire urgentemente sulla riduzione dei gas climalteranti e del consumo di suolo. Invece no. Basta leggere le parole ancora di questi giorni di de Pascale per accorgersi che non c’è nessuna intenzione di modificare la politica energetica. Il gas metano ha un potenziale di riscaldamento globale circa 80 volte più forte per unità di massa rispetto alla CO2, su una scala temporale di 20 anni, e circa 30 volte più potente su una scala temporale di 100 anni. Eppure de Pascale spinge per aumentare le estrazioni e addirittura installare dei costosissimi (sotto il profilo ambientale ed economico) rigassificatori per importare gas ottenuto con il fracking. Quanto al consumo di suolo, è l’ultimo rapporto ISPRA ad aver certificato come Ravenna resti in testa alle classifiche nazionali subito dopo Roma con 68 ettari impermeabilizzati nel solo 2021.
Ravenna in Comune chiede al Sindaco di fare il Sindaco e non il candidato non dichiarato in una eterna campagna elettorale. Deve amministrare il Comune sapendo che ogni metro quadrato che si appresta a impermeabilizzare con nuove costruzioni non ce lo possiamo più permettere. Deve orientare le azioni politiche di competenza comunale ad adottare l’energia rinnovabile ogni volta possibile, nell’ottica di abbandonare definitivamente il fossile, gas metano incluso. Il cambiamento climatico non dipende dal cieco fato ma anche dalle politiche dell’amministrazione ravennate. Così anche la responsabilità del prossimo disastro non ricade sul destino cinico e baro ma anche sulla Giunta de Pascale. Il fato non grandina e il destino non c’entra con le bombe d’acqua.”