“In Italia ci sono degli eroi che pur di dare un’informazione corretta non si fermano di fronte a minacce, intimidazioni e rischi anche mortali. Sono i giornalisti che mantengono un faro acceso sulla criminalità organizzata e sulla corruzione. Come scrive l’organizzazione Reporter senza frontiere, che ogni anno stila la classifica della “libertà di stampa”, «sono sistematicamente minacciati e sottoposti a violenze fisiche per il loro lavoro investigativo. Le loro auto e le loro abitazioni sono colpite da incendi dolosi. Vengono orchestrate campagne di intimidazione online contro di loro. Ad oggi si conta almeno una ventina di giornalisti che vivono sotto protezione 24 ore su 24 dopo essere stati oggetto di intimidazioni e aggressioni». Nonostante questi eroismi la capacità di riportare notizie in modo indipendente e libero da condizionamenti ottenuta dalla stampa italiana è considerata complessivamente scadente: nel World Press Freedom Index 2023 fanno meglio di noi altri 40 paesi, europei certo (oltre alle immancabili Francia Germania e UK anche Montenegro e Macedonia del Nord) ma anche africani (Namibia e Sud Africa), centro e sudamericani (Costa Rica e Argentina), ecc. La ragione? Dipende dal contesto, innanzi tutto, secondo RSF: «A causa della crisi economica, i media nel loro complesso dipendono sempre più dagli introiti pubblicitari e dai sussidi statali e la carta stampata deve confrontarsi con il continuo calo delle vendite. Il risultato è una crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia». Di fronte a problemi come questi, quella dell’eroismo non è l’unica risposta, ovviamente. Denuncia così RSF che i giornalisti italiani «a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, sia per conformarsi alla linea editoriale della loro testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altra forma di azione legale, sia per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata».
Ravenna non è un’isola felice, così possiamo ritrovarci senza fatica nei giudizi espressi da RSF anche per gli organi di informazione locali. E, ovviamente, anche da noi abbiamo esempi di ottimo giornalismo, di onesto giornalismo, di quell’aurea mediocritas di oraziana memoria. E, naturalmente, conosciamo anche delle “perle” di uomini per i quali parlare “solo” di autocensura costituirebbe un complimento. Ci viene in mente un mestierante di lunghissimo corso, pennivendolo fin dagli ultimi decenni dello scorso secolo, che riesce ancora oggi a distinguersi in negativo anche tra chi vive nella sola preoccupazione del rispetto della linea editoriale (che nel suo caso è “dettata” da quel “mondo delle cooperative” che nulla c’entra con gli ideali della cooperazione). La sua “sacra” missione è quella di anticipare i più reconditi desiderata del Sindaco e del suo cerchio magico. Così, dal suo trono redazionale, non si limita a cancellare con tratto di penna le notizie che potrebbero risultare sgradite al Sindaco, ma oblitera addirittura i soggetti che, a suo discrezionalissimo, unilaterale e immodificabile giudizio, si fanno interpreti di una Weltanschauung incompatibile con l’unica “verità” oggi incarnata da de Pascale, ieri da chi lo ha preceduto e domani dal “centrosinistro” di turno (purché potente).
Per Ravenna in Comune figure come la sua non hanno senso di esistere (e, d’altra parte, noi non esistiamo letteralmente né per lui né per il suo giornale) e pertanto non ce ne curiamo. Continuiamo come sempre a proporre un modo di vedere le cose che non si appiattisce sul liberismo economico patrocinato dal PD e condiviso dal centrodestra. A dispetto di chi ci avrebbe voluto in silenzio, diamo voce ad un progetto che si incarica di rimettere i servizi pubblici, i beni comuni, le classi sociali oppresse dal padronato al centro degli obiettivi di rinnovamento della società ravennate. Lo spazio per farci sentire lo troviamo comunque sui nostri social media ma anche attraverso quella parte di informazione pubblica che, pure a Ravenna, ha dato un contributo alla stampa libera per risalire la china dal 58esimo al 41esimo posto del World Press Freedom Index.“