Lo scorso venerdì 24 settembre, alla Rocca Brancaleone, si è tenuto il confronto organizzato dalle organizzazioni ambientaliste con quasi tutti i candidati Sindaco.
Sul consumo di suolo nel nostro Comune il Sindaco e candidato de Pascale ha dichiarato che:
“Certamente però oggi siamo lontani dai principi che ispirarono negli anni duemila i piani urbanistici, che, fondati su un modello di crescita della città, prevedevano infrastrutturazioni e urbanizzazioni a volte stridenti con i modelli di sostenibilità che oggi tutti abbiamo in mente e che sono alla base del nuovo strumento urbanistico che sarà approvato all’inizio della prossima legislatura, nel caso vincessimo le elezioni”.
“Al contrario” scrive in una nota stampa Ravenna in Comune – .Negli anni duemila gli strumenti urbanistici contenevano le medesime buone e lodevoli dichiarazioni d’intenti che ascoltiamo oggi dal Sindaco de Pascale. Infatti, nel PRG 2003 (Piano Strutturale Comunale – PSC, pagina 17) si scriveva:
“dare priorità alla riabilitazione degli elementi dell’insediamento e delle reti infrastrutturali esistenti attraverso una qualificazione che favorisca il riuso, prima di utilizzare nuove risorse in termini di consumo di suolo, energia e materia” oppure a pagina 56: “ di grande importanza dal punto di vista paesaggistico, della tutela della biodiversità, economico e della difesa del suolo è il territorio rurale”.
“Parole completamente disattese dalle Amministrazioni che si sono succedute” commenta Ravenna in Comune. “Quasi 20 anni fa nel PSC si prevedevano “nuove previsioni insediative” con un “previsto aumento della popolazione a 170.000 abitanti per il 2024”. I dati ci dicono tutt’altro. Il Comune di Ravenna ha avuto una crescita importante ma da quasi 10 anni è in decrescita e al 31 dicembre 2020 risultavano 156.742 residenti dopo un picco massimo di 160.243 nel 2012. Nonostante nel Comune risiedano meno persone del 2012 continuano però ad essere approvati Piani Urbanistici Attuativi (PUA) per centinaia di ettari che andranno ad urbanizzare sia in città che nel forese, perfino nelle località costiere più interessate alle ingressioni marine.
Il numero di residenti è addirittura calato e abbiamo quindi la certezza che non servono assolutamente nuove urbanizzazioni e consumo di suolo ma, contro ogni buon senso, l’Amministrazione comunale rimane ferma alle previsioni – sbagliate – di quasi 20 anni fa e il consumo di suolo non si arresta al di là dell’adesione demagogica alle dichiarazioni di emergenza climatica”.