«La notizia di pochi giorni fa, diramata dalla Regione, dell’intenzione di realizzare una pista ciclabile che dalle colline di Castrocaro arriverà a lambire il mare Adriatico all’altezza di Lido Adriano correndo lungo la valle del Fiume Montone, e addirittura ne sarebbero già iniziati i lavori, è sicuramente interessante, e ci porta a condividere le parole dell’Assessora regionale Irene Priolo quando dice “Si tratta di un bellissimo esempio di come la sicurezza del territorio può coniugarsi in modo intelligente con la valorizzazione dell’ ambiente e la sua fruizione”. L’opera, che nasce infatti come atto finalizzato al controllo idrogeologico, può in effetti – come dice l’Assessora – rappresentare un importante strumento di promozione territoriale» commenta così Pippo Tadolini, consigliere territoriale di Ravenna in Comune, il nuovo progetto legato al turismo e alla mobilità sostenibile.
Tutto bene quindi?
«Si e no. Perché non ci sembra di aver percepito grandi manifestazioni di entusiasmo negli ambienti del Comune di Ravenna, che pure – in passato – sotto la spinta della società civile, del movimento ambientalista, degli strumenti di decentramento, di singoli cittadini, spinta alla quale Ravenna in Comune aveva contribuito non poco, si era mosso bene nell’avviare una progettazione partecipata finalizzata a porre le basi per la costruzione del Parco Fluviale del Ronco e del Montone. Ma poi tutto il lavoro svolto da quell’appassionante gruppo di lavoro, pare finito nei cassetti, tanto che nei bilanci degli ultimi anni il Parco Fluviale non viene neppure nominato, e ci si limita a un generico richiamo a non meglio specificati “contratti di fiume”».
Tadolini quindi propone di iniziare anche a Ravenna un progetto legato alla proposta regionale:
«Ora, noi crediamo che al progetto regionale ci si debba assolutamente agganciare, e rilanciarlo per farne elemento fondamentale di una svolta nella politica del territorio e della salvaguardia ambientale. Non vorremmo che la realizzazione si risolvesse nella pura e semplice offerta di una struttura percorribile per chi ha “voglia di fare del moto”, anziché configurarsi come un formidabile passo in avanti nella riscrittura delle nostre valli dal punto di vista paesaggistico, del contrasto ai cambiamenti climatici, della valorizzazione delle frazioni e delle campagne, della ricostituzione degli ambienti naturali e anche di una nuova socialità. A nostro avviso ci deve essere uno sforzo, certo proiettato nel tempo, ma che deve partire immediatamente, per formalizzare e avviare la realizzazione del Parco Fluviale. E quindi il Comune deve richiamare subito (senza aspettare l’avvio della prossima consiliatura) attorno al tavolo tutti i protagonisti di quella fase più sopra accennata e riavviare il percorso di coinvolgimento e di proposte concrete.
Progettare estesi rimboschimenti perifluviali, coinvolgere le organizzazioni agricole nella rimodulazione del modo di produrre, prevedere viali alberati e aree boschive nelle frazioni e nelle campagne, stabilire “stazioni” di sosta, di studio naturalistico, di fruizione conviviale, ricreativa e sportiva, in diversi punti del percorso. E naturalmente (lungi da noi voler snobbare lo specifico aspetto della viabilità ciclistica) definire al meglio i percorsi ciclabili arginali e di collegamento degli argini con le frazioni e le zone abitate limitrofe. Tutto ciò può e deve essere avviato subito. Bisogna crederci, bisogna essere convinti che questa sia una strada per ridisegnare il nostro territorio. Ed è proprio su questo che abbiamo qualche dubbio, dal momento che le nostre istituzioni raramente hanno dimostrato l’intenzione reale di uscire dal vecchio modello di sviluppo, di economia, di paesaggio, di relazioni.
Noi speriamo che atti concreti, già nelle prossime settimane, smentiscano questa nostra tendenza al pessimismo. Perché la speranza è l’ultima a morire».