“Il CAU di Ravenna, cioè il Centro di Assistenza Urgenza, funziona a pieno regime. Da quando è stato inaugurato, il 22 gennaio scorso, ha macinato in due mesi circa 4.000 accessi. La media è di 70 ingressi al giorno che arrivano a raddoppiare nel fine settimana, con un incremento sin dal venerdì pomeriggio. Dunque, serve a qualcosa? Risposta: certo, con la fame di sanità pubblica che si è sviluppata anche nei nostri territori grazie alla progressiva demolizione del servizio sanitario nazionale, qualunque possibilità venga offerta viene prontamente raccolta da chi ne ha comunque un disperato bisogno. Ma serve a quello per cui era stato istituito? Qui la risposta è un secco: no!
Bisogna riandare indietro di sei mesi per riascoltare un infervorato Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna, dichiarare perentoriamente: «Arrivano i Cau per alleggerire i pronto soccorso». Che i CAU non sarebbero stata la risposta, Ravenna in Comune lo aveva detto subito. In buona compagnia, per la verità: da SNAMI a Nursing Up era tutta una lunga fila di sigle di rappresentanza del personale medico e infermieristico a cercare, inutilmente, di far ragionare i vertici politici. De Pascale in testa dichiarava infatti già il giorno dopo l’inaugurazione: «Si tratta di un servizio molto importante che cerca di affrontare uno dei problemi fondamentali della nostra sanità, quello dell’enorme numero di accessi al Pronto soccorso e delle lunghissime conseguenti attese».
L’impatto sulle attese del Pronto soccorso è stato minimo, anche perché nei due mesi di funzionamento del CAU del CMP dei 10 pazienti con codice di bassa gravità (bianchi e verdi) che si rivolgevano al Pronto Soccorso solo 1 si è spostato sul CAU. E, per quel che riguarda il Pronto Soccorso, parliamo di 82mila accessi all’anno (dati 2022), di cui quelli identificati come bianchi e verdi non arrivano ad un quarto del totale (23%). Di fatto si rivolge al CAU chi si sarebbe rivolto alla medicina di base se vi avesse trovato una risposta adeguata. Risposta che nel tempo si è progressivamente deteriorata anche in quel settore.
La conseguenza? Una profonda insoddisfazione da parte di chi accede al Pronto Soccorso di Ravenna. Come prima, più di prima, peggio di prima… del CAU. Di seguito alcune delle testimonianze raccolte in rete come commenti ad un articolo della stampa locale pubblicato il 21 marzo scorso («Sos dall’ospedale: “Mia madre anziana lasciata ore sul lettino. Alla fine è svenuta”») tutte rilasciate da persone identificabili:
- «Un ragazzo minorenne, entrato intorno alle 21 con un taglio in fronte, è rimasto ore solo col ghiaccio ed è stato medicato non prima delle 4, un altro era lì dalle tre del pomeriggio ed è entrato in ambulatorio dopo una dozzina di ore. Mia madre, lasciata su un lettino dalle 22, è stata visitata intorno alle 3 dopo che, dovendosi alzare per andare in bagno, ha avuto un episodio sincopatico ed è svenuta, ma fino a quel momento nessuno aveva potuto visitarla».
- «Mia mamma è entrata alle 10:30 lamentando difficoltà respiratoria per tosse, dopo ore e ore di attesa sulla barella, mia mamma soffre anche di Parkinson, quindi con grosse difficoltà a rimanere ferma su una barella, solo alle 19:30 le hanno fatto la lastra per vedere che aveva la polmonite. Quindi dalla mattina è riuscita ad avere un antibiotico dopo ben 10 ore di interminabile attesa!».
- «Purtroppo vissuta la stessa esperienza… 3 gg lì con una grave infezione».
- «Dopo 2 giorni e due notti che sei su una barella ad aspettare che ti facciano qualcosa hanno il coraggio di dirti che li distogli dal loro lavoro se li disturbi chiedendo informazioni… e non parlo di codici bianchi, ma di persone cardiopatiche!».
- «10 giorni fa mia madre, al PS x una grave infezione, si è fatta 22 ore in barella aspettando che si liberasse un letto x il ricovero. Nel frattempo si sono “dimenticati” x 2 volte di farle gli antibiotici necessari, alla nostra richiesta di spiegazioni nessuno ha risposto…».
- «Purtroppo è la realtà toccata con mano 8 ore di attesa».
- «Uno schifo 8 ore con la polmonite a 83 anni sul lettino in attesa».
Certo, de Pascale (Sindaco e Presidente della Provincia di Ravenna), Donini (Assessore Regione Emilia Romagna alla Sanità) e Carradori (ma si potrebbe continuare con Bonaccini ed Errani che l’ha preceduto) hanno perfettamente ragione a dire che il centrodestra sta deliberatamente smantellando la sanità pubblica. Ma dimenticano che ben prima del centrodestra al Governo della Nazione, nella nostra Regione ha provveduto il centrosinistra. L’obiettivo? Esattamente lo stesso: togliere ossigeno al servizio pubblico per dare fiato alla sanità privata. E dopo anni di accanimento, ecco il risultato, ben riassunto da una frase pronunciata da un medico a fine turno: «Faccio quello che posso, con quello che ho». Ecco, appunto, non ce n’è più per nessuno…”