“Lunedì mattina il Sindaco è intervenuto in una trasmissione televisiva su RAI 3 sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze in fatto di disastri sul territorio. Ha parlato dell’urgenza di un “cambio di passo”. Lo aveva già fatto il 16 luglio 2019 in occasione del voto sulla mozione per la dichiarazione di emergenza climatica da parte del Consiglio Comunale. All’epoca aveva detto: «La nuova consapevolezza che sta nascendo ci deve far cambiare velocemente passo. […] La mozione ‘per dichiarazione di emergenza climatica’, che è appena stata approvata e che, in relazione alle competenze del Comune di Ravenna, contiene precisi impegni per la realizzazione di iniziative volte al contrasto al cambiamento climatico, diventa massima priorità nell’agenda dell’Amministrazione comunale. Le misure di contrasto, mitigazione e adattamento verranno implementate secondo il principio di Giustizia Climatica, ovvero i costi della transizione non dovranno gravare sulle fasce più deboli della popolazione, ma essere sostenuti soprattutto da chi ha causato maggiormente i danni ambientali. Uno degli strumenti principali di riferimento sarà il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima, nel quale verrà sviluppato l’obiettivo di attuare ogni sforzo possibile per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 °C, tendere ad un obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di gas climalteranti al 2050 e consentire che l’attuale obiettivo di taglio delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030, possa essere innalzato ad almeno il 60% anche attraverso provvedimenti legislativi e incentivi che intervengano a monte sui meccanismi di produzione delle emissioni. Si identificheranno in particolare iniziative per la riduzione delle emissioni, per l’introduzione di energie rinnovabili e l’incentivazione dell’efficientamento energetico nei settori della pianificazione urbana, nella mobilità sostenibile, nell’edilizia pubblica, nella scelta dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento e per lo sviluppo progetti di riforestazione». Un bel programma, non c’è che dire. Tanto da farci trovare d’accordo, come Ravenna in Comune, nel sostenerlo.
Eppure, come temevamo e come avevamo da subito messo in guardia, in quattro anni non se n’è fatto nulla. Così Ravenna in Comune, finché è rimasta in Consiglio, ha votato contro tutti i bilanci previsionali che non allocavano sufficienti risorse per la tutela del territorio dalle conseguenze del cambiamento climatico. Ci siamo strenuamente opposti all’implementazione della filiera del metano, in quanto gas climalterante, che il Sindaco ha invece sostenuto in sede locale e nazionale. Abbiamo negato l’appoggio ai tanti, troppi, via libera alle impermeabilizzazioni e alle urbanizzazioni che la maggioranza ha imposto senza riguardo alcuno ai rischi che rappresentavano per la sicurezza della collettività che vi si sarebbe insediata. E abbiamo continuato a rappresentare l’urgenza di quel cambio di passo anche fuori dal Palazzo Merlato.
Non possiamo dunque sostenere la posizione del Sindaco quando, come sta facendo dall’alluvione di maggio, si prova a scaricare tutto l’onere del cambio di passo sul Governo nazionale. Certo che sarebbe importante avere un Governo diretto ad assumere quelle «misure di contrasto, mitigazione e adattamento» indispensabili in tema di cambiamento climatico. Ed è evidente che questo Governo, come quello precedente e quello precedente ancora del resto, va in tutt’altra direzione. Ma, come diceva il Sindaco nell’ormai lontano 2019, quella dichiarazione di emergenza climatica approvata dal Consiglio Comunale, «in relazione alle competenze del Comune di Ravenna, contiene precisi impegni per la realizzazione di iniziative volte al contrasto al cambiamento climatico, diventa massima priorità nell’agenda dell’Amministrazione comunale». Il cambio di passo, dunque, può e deve partire per primo dall’Ente Locale. Da questo punto di vista, come Ravenna in Comune, osserviamo che il Sindaco continua a dire di sì ad ogni richiesta della lobby del gas, ad assecondare tutti gli appetiti dei palazzinari e a scaricare sul solo Governo nazionale l’adozione di lungimiranti politiche di salvaguardia del territorio. Se questo è un cambio di passo, dunque, si tratta di quello del gambero.”