Abbiamo letto ieri sul giornale che «c’è un buco nero nel centro di Ravenna in grado di inghiottire persone e buoni propositi. I proclami di accoglienza e le più elementari norme di igiene restano fuori: dentro è tutta un’altra storia. Il contesto è quello del ’Sigarone’, fatiscente icona pop della Darsena di città». Non è un problema di delinquenza ma di buone pratiche di accoglienza andate a farsi friggere e di degrado lasciato libero di esprimersi a piacimento.
Qualcosa non funziona, evidentemente, se in una ventina «diversi dei quali titolari di permesso rilasciato per ragioni umanitarie, si sono acquartierati su guano di piccione, calcinacci e altri rifiuti sparsi». Perché non è certo la prima volta che le cronache riportano episodi simili. Un anno fa, ad esempio, era stata la volta di un cittadino moldavo, anch’egli in piena regolarità rispetto ai permessi di soggiorno, a non aver trovato di meglio della «zona ex industriale di via Antico Squero a Ravenna, dove sono presenti diversi capannoni pericolanti».
A distanza di un anno riteniamo purtroppo ancora attuale il punto di vista che avevamo espresso nell’occasione:
«Come Ravenna in Comune continuiamo a ritenere che lo svolgimento dell’attività di vigilanza delle aree urbane e extraurbane sia un’attività da doversi svolgere con regolarità e quindi ci aspettiamo che, anche lontano dai riflettori, si dia continuità a detta vigilanza. Ciò detto, resta da implementare la parte di prevenzione. Non è già il bivacco di un senza fissa dimora, infatti, a causare il degrado delle zone della Darsena a nord (ma anche a sud) del canale, quanto lo stato di abbandono in cui si consente siano lasciati i fabbricati che una volta ospitavano attività industriali e artigianali ed attualmente sono da anni in disuso. Spetta all’Amministrazione Comunale imporre l’adozione di misure di sanificazione e bonifica (derattizzazione e simili) e di salvaguardia della sicurezza dei fabbricati, al minimo, o di tutela degli stessi quando di interesse architettonico.
Ricordiamo che il piano tematico Darsena adottato dal Comune prevedeva, rispetto a questi ultimi edifici (puntualmente identificati), la realizzazione di un vero e proprio parco delle archeologie industriali, con la valorizzazione ed il riuso degli immobili. Del resto è proprio il passato produttivo e portuale assieme al “mare in piazza” la caratteristica del luogo. Che fine hanno fatto, allora, i presunti progetti di bonifica delle acque che nulla hanno a che vedere con le fognature per le nuove urbanizzazioni recentemente cantierate? Che fine hanno fatto le valorizzazioni delle archeologie industriali?».
Ci chiediamo inoltre: cosa non ha funzionato nel sistema di accoglienza e cosa fare per porci rimedio? Ci aspettiamo con urgenza risposte dal Sindaco, dalla Giunta e anche dal Consiglio Comunale.