“Oggi è il 25 aprile, il dì di festa, la ricorrenza della liberazione, il giorno in cui si celebra il successo della lotta partigiana per la conquista delle libertà democratiche combattuta, armi in pugno, contro i nazi-fascisti e ciò che rappresentavano. Non è il giorno del patrono in cui, se c’è il sole, si può programmare una gita fuori porta. Non c’è retorica nel ricordo ma il rischio è grande. Per tanti anni e in tante occasioni, nonostante il fascismo risorgente contro cui già Pasolini metteva in guardia, si è corso il rischio di scivolare nella ripetitività, nella mediocrità di discorsi noiosi in cui non credeva nemmeno chi li pronunciava. Bisogna “ringraziare” gli odierni suonatori (stonati) del piffero se si può riaprire un ragionamento vitale sulla lotta di liberazione, su quanto c’è stato prima, cosa ha portato il fatto che ci sia stata e cosa avrebbe significato la sua mancanza oggi.
Dobbiamo a quei piccoli uomini che cercano inutilmente una rivalsa tardiva sulle sconfitte subite nella gioventù missina se si riesce ad attrarre attenzione su un tema essenziale. Altrimenti, come sempre, sarebbe prevalente la tendenza a considerare scontato ciò che c’è, come se fosse gratuito, regalato e non conquistato dopo aspri combattimenti. La nostra Costituzione, antifascista sia nel senso che nelle parole, non sarebbe mai potuta nascere in mancanza di una vittoriosa lotta partigiana. Dove non c’è stata la lotta di liberazione ma “solo” la guerra degli “Alleati” contro “l’Asse” una costituzione come la nostra non avrebbe avuto spazio per imporsi. In Germania non c’è una costituzione; in Giappone fu scritta dagli “Alleati”. Non è un caso se i poteri forti vorrebbero toglierla di mezzo.
Nella nostra Ravenna si sono scritte pagine fondamentali della lotta partigiana e non è ammissibile che qualcuno ne faccia deliberatamente carta straccia confondendo altre esperienze di guerra, per quanto sanguinosa, con la lotta partigiana. Questa non c’entra niente, lo ripetiamo, con il conflitto in corso da molti anni in Ucraina e di cui solo ora, dopo l’intervento della Nato, qualcuno fa mostra di accorgersi. Lo ribadiamo: «Non si può usare il 25 aprile per nascondere il fatto che quella in corso in Ucraina non è una guerra per la democrazia né per la tutela delle libertà democratiche. La Repubblica Ucraina ha messo fuori legge numerosi partiti politici cancellandone la relativa rappresentanza parlamentare. Nel Paese non vi è libertà di stampa, né le libertà sindacali e nemmeno la libertà religiosa. Ribadiamo che organizzazioni paramilitari filofasciste sono da tempo parte integrante delle forze armate ucraine. Le accuse di violazione di diritti umani e delle convenzioni internazionali si moltiplicano». Ed altro potremmo aggiungere poiché, come pure abbiamo detto: «Nessuno diventa democratico per il solo fatto che non è democratico il suo avversario».
Concludiamo riportando le parole pronunciate lo scorso anno in occasione di questa stessa celebrazione dal Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia:
«I valori della Resistenza ci servono per non perdere mai la direzione di marcia, la visione di un’Italia migliore, il senso del nostro impegno civile, dell’essere cittadini e militanti democratici. La Resistenza è la storia di quei valori, di come si incarnarono sulle montagne, a Cefalonia, nelle Repubbliche partigiane, negli scioperi operai del ’43 e del ’44. La Costituzione è lo scrigno di quei valori, custoditi dalla prima all’ultima pagina ed in particolare nei princìpi fondamentali. L’antifascismo è oggi la pratica di quei valori, una pratica che ci unisce, donne e uomini, giovani e anziani, meridionali e settentrionali, persone di diversi orientamenti politici e culturali, ma tutti uniti per un futuro migliore».
Quegli stessi valori dell’antifascismo sono alla base di ogni atto politico di Ravenna in Comune. Ora e sempre Resistenza.”