“Il Governo italiano, quello attuale come quello precedente, si riempie la bocca di “pace” per giustificare l’invio di armi che amplificano la guerra. Il ministro della Difesa è un commerciante d’armi e il Consiglio dei Ministri ha appena varato un disegno di legge per “smontare” le norme esistenti favorendo l’export di armi. Sono già venute meno le limitazioni all’export di bombe e missili verso l’Arabia Saudita a suo tempo disposte per contrastare la prosecuzione della guerra in Yemen. Il Governo ha dichiarato di aver già regalato armi in Ucraina per un miliardo di euro. Continuerà per legge fino alla fine dell’anno ma in più occasioni il Governo ha già definito l’orizzonte temporale che si è dato: «La nostra nazione continuerà a fornire assistenza per tutto il tempo necessario e oltre». L’articolo 11 della nostra Costituzione («L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali») è calpestato in continuazione nonostante la maggioranza degli italiani non voglia una partecipazione italiana al conflitto ucraino né ad altri conflitti bellici. Ravenna in Comune si è sempre dichiarata a favore di qualunque iniziativa che cerchi di far tacere le armi e favorisca un’azione diplomatica per il raggiungimento di una pace giusta. Sia in Ucraina, dove il conflitto è in essere da molti anni, che nelle zone del mondo che non compaiono quasi mai sulle pagine dei giornali. Cogliamo l’occasione per ribadirlo oggi, 6 agosto, nel 78esimo anniversario del lancio di Little Boy (“il ragazzino”) su Hiroshima e a pochi giorni dall’altro anniversario, il 9 agosto, del lancio di Fat Man (“il grassone”) su Nagasaki. Due mostruose stragi, due crimini contro l’umanità privi di qualunque giustificazione militare, che annichilirono due città e i loro abitanti per soddisfare le ambizioni imperiali a stelle e strisce. L’unico altro bombardamento, anch’esso un crimine di guerra (come tutti gli altri atti di ferocia deliberatamente rivolti contro obiettivi civili da chiunque compiuti prima e dopo la seconda guerra mondiale), perfino superiore per conseguenze, fu quello su Dresda da parte degli anglo-americani. La differenza fu che i bombardamenti giapponesi furono i primi e ad oggi gli unici bombardamenti di città con l’uso di armi nucleari. Proponiamo alcuni stralci del famoso manifesto Russell-Einstein presentato da Bertrand Russell il 9 luglio 1955 (alcuni mesi dopo la morte di Albert Eistein):
«Vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica. Gli uomini sono tutti in pericolo, e solo se tale pericolo viene compreso vi è speranza che, tutti insieme, lo si possa scongiurare. Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a domandarci non già quali misure adottare affinché il gruppo che preferiamo possa conseguire una vittoria militare, poiché tali misure ormai non sono più contemplabili; la domanda che dobbiamo porci è: “Quali misure occorre adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?” La gente comune, così come molti uomini al potere, ancora non ha ben compreso quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con armi nucleari. Si ragiona ancora in termini di città distrutte. Si sa, per esempio, che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti e che se una bomba atomica è riuscita a distruggere Hiroshima, una bomba all’idrogeno potrebbe distruggere grandi città come Londra, New York e Mosca. Ma questa non sarebbe che una delle tante catastrofi che ci troveremmo a fronteggiare, e nemmeno la peggiore. Oggi è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Se fatta esplodere a terra o in mare, tale bomba disperde nell’atmosfera particelle radioattive che poi ridiscendono gradualmente sulla superficie sotto forma di pioggia o pulviscolo letale. Nessuno sa con esattezza quanto si possono diffondere le particelle radioattive, ma tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che una guerra con bombe all’idrogeno avrebbe un’alta probabilità di portare alla distruzione della razza umana.
Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra? È una scelta con la quale la gente non vuole confrontarsi, poiché abolire la guerra è oltremodo difficile. Abolire la guerra richiede sgradite limitazioni alla sovranità nazionale. Ma forse ciò che maggiormente ci impedisce di comprendere pienamente la situazione è che la parola “umanità” suona vaga e astratta. Gli individui faticano a immaginare che a essere in pericolo sono loro stessi, i loro figli e nipoti e non solo una generica umanità. La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra. È questo che vorremmo far capire, tanto all’Oriente quanto all’Occidente. In considerazione del fatto che in una futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi sono una minaccia alla sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché prendano atto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza li invitiamo a trovare mezzi pacifici per la risoluzione di tutte le loro controversie».”
Albert Einstein (Premio Nobel per la fisica)
Bertrand Russell (Premio Nobel per la letteratura)
Max Born (Premio Nobel per la fisica)
Percy W. Bridgman (Premio Nobel per la fisica)
Leopold Infeld (Professore di fisica teorica – l’unico firmatario a non aver ricevuto un premio Nobel a causa del suo ritorno ad est dopo la seconda guerra mondiale)
Frédéric Joliot-Curie (Premio Nobel per la chimica)
Herman J. Muller (Premio Nobel per la fisiologia e medicina)
Linus Pauling (Premio Nobel per la chimica)
Cecil F. Powell (Premio Nobel per la fisica)
Józef Rotblat (Premio Nobel per la pace – Professore di fisica)
Hideki Yukawa (Premio Nobel per la fisica)