“Continua l’impermeabilizzazione dei terreni a Fornace Zarattini. Come se non ci fosse stata l’alluvione e come se non avesse messo in chiaro una volta per tutte che proseguire lungo la strada seguita fino ad oggi porterà inevitabilmente ad altri allagamenti. Anche prima di quanto si pensi.
Il 6 luglio, giovedì scorso, de Pascale & company hanno finalmente iniziato ad incontrare la cittadinanza per fornire spiegazioni e giustificazioni. Sì, giustificazioni. Perché non basta dire che c’è il cambiamento climatico che può portare ad eventi come quelli giunti in serie nel mese di maggio. Bisognerebbe spiegare perché non si sta facendo nulla per rallentare questo cambiamento ed altrettanto nulla per contenere ciò che ne consegue. Anche da parte di chi amministra i territori. Soprattutto da parte di chi li amministra a livello locale, che dovrebbe essere più sensibile ai rapporti causali e metterci pezza, per quanto di competenza, proprio per vicinanza alle popolazioni colpite. Della serie: se non se ne preoccupano le amministrazioni locali, come possiamo pensare che si smuovano da Roma?
Le giustificazioni sono iniziate da Fornace Zarattini. E di giustificazioni non se n’è sentito punto. Spiegazioni, quelle sì. Lezioni di idraulica e caccia alle nutrie. Insomma, tutto quello che serve al Sindaco per tenersi lontano dal banco degli imputati. Ma niente che facesse pensare a un cambio di rotta. Sia sul fronte delle emissioni di gas serra, quel gas metano che de Pascale continua a promuovere e che invece causa la cappa che aumenta la temperatura; sia sul versante delle impermeabilizzazioni del suolo che si vorrebbero continuassero fino ad esaurimento dei terreni liberi.
Infatti due giorni prima, il 4 luglio, la Giunta aveva approvato il nuovo “progetto unitario via Faentina 119” per “regalare” a Fornace Zarattini altri 2mila metri quadri di “indispensabili” abitazioni. Ne danno notizia i giornali («Nuova lottizzazione in via Faentina Ma l’area è a rischio allagamento») segnalando che «figura tra le aree di potenziale allagamento mappate nella Variante di coordinamento tra il Piano di gestione del rischio alluvioni. Ma non sono solo questi documenti a confermare il rischio: ancora più concretamente c’è infatti la drammatica esperienza del 19 maggio, quando l’acqua arrivò a una manciata di metri dalla zona interessata, fermandosi per la rottura artificiale dell’argine del Canale Magni, mentre poco più avanti venne eretta una barriera dopo il cavalcavia, all’altezza di Cisalfa e dell’Obi e dello svincolo con l’Adriatica. L’area del progetto, in questo caso situata tra la linea ferroviaria Ravenna-Bologna e la rotonda Spagna, non distante dal canale Magni, è inserita in un contesto già fortemente urbanizzato, tra attività economiche e immobili a uso residenziale».
Verrebbe da dire che non si impara niente se non fosse che qua, ‘sta gente, ‘sti assessori, non è un gruppo di alieni scesi da Marte ma di assessori del tutto consapevoli di quanto stanno facendo: costruire dove non si dovrebbe e vicino a luoghi dove l’acqua è stazionata per giorni e giorni in quanto non aveva altro posto dove andare. Tra i votanti (a favore naturalmente), lo diciamo per il consigliere 5stelle Schiano sempre molto attento a riempirsi la bocca delle parole “consumo di suolo zero”, c’era anche Igor Gallonetto, assessore di riferimento 5stelle. E lo stesso può dirsi per il consigliere Cortesi e la consigliera Impellizzeri in quota “Coraggiosa”: votante (sempre a favore naturalmente) l’assessore di riferimento Giangi Baroncini. Eppure anche “Coraggiosa” non aveva fatto del consumo di suolo zero la bandiera in cui avvolgersi in campagna elettorale? Valeva solo fino alle elezioni? E allora perché continuare a tirare fuori l’argomento con una discreta faccia di bronzo ad ogni consiglio comunale in cui si simula una presunta distanza dal PD? L’ultima scenetta (piuttosto noiosa in quanto ripetitiva di uno schema già visto) è andata in onda martedì 27 giugno: decine di migliaia di cemento nuovo nuovo da versare anche vicino ai fiumi senza che nessun consigliere di maggioranza abbia proferito minaccia di abbandonare il Sindaco…
Del resto Fornace Zarattini si aspetta ben di peggio sul fonte delle lottizzazioni. Pensiamo a dove si realizzerà la “riqualificazione” spuntata fuori lo scorso anno e che riguarderà la Resin Plast. Un supermercato di 3.450 metri quadrati ed altre tre strutture di vendita di complessivi 2.550 metri quadrati. Ci saranno poi 3.579 metri quadri di parcheggio comprensivi di una struttura multipiano e di un parcheggio scambiatore. Da realizzare proprio in mezzo al nuovo lago battezzato dall’alluvione. E se qualcuno se lo fosse scordato può sempre mettere a confronto il rendering allegato al progetto con la foto aerea di quell’area nei giorni del disastro. E non vale dire che si tratta di area già costruita, visto che c’è un’industria. Bisogna rendersi conto che si è già costruito troppo e l’impermeabilizzazione che oggi riveste i suoli va ridotta ad ogni costo consentendo nuovamente al terreno di assorbire l’acqua, contribuendo ad alleggerire il carico alluvionale. Proprio quello che non è avvenuto a Fornace Zarattini e che ne ha aggravato la situazione. Se l’opificio delocalizza non gli si consenta di far cassa con nuovi inutili supermercati che sorgerebbero a breve distanza da quegli altri andati a mollo durante l’alluvione.
Ravenna in Comune torna ancora una volta a chiedere che venga immediatamente dichiarata una moratoria: basta nuove autorizzazioni a costruire. Il fatto che la legge regionale sia stata strutturata apposta per proseguire fino all’ultimo con i vecchi piani di edificazione non rende obbligatorio che piani superati vengano attuati. La Ravenna da 200mila abitanti che li motivava non esiste e non esisterà mai. Ravenna in Comune invita l’Amministrazione de Pascale a fermarsi. Non per noi, naturalmente, ma per la cittadinanza di oggi e di domani che merita di vivere senza l’angoscia di finire sott’acqua”.