Oggi iniziano gli esami di maturità. Anzi no. Perché, a scuole già chiuse, l’8 giugno, il Ministero ha emanato una circolare (n. 106) per dire che sia gli esami conclusivi del primo ciclo (terza media) che quelli del secondo (quinta superiore) in Romagna, nelle zone alluvionate, non si svolgeranno con prove scritte. Ma, attenzione, se ad esempio a Ravenna questo vale per tutti gli studenti frequentanti, ad Imola, altro esempio, per molte scuole ricadenti in zone considerate non colpite dall’alluvione ci sarà un trattamento differenziato a seconda della provenienza dello studente: chi risiede in territorio alluvionato farà solo gli orali, ad esempio gli studenti provenienti da Ravenna, mentre, ad esempio, per i compagni di classe residenti nella stessa Imola, oggi cominciano gli scritti. Stessa cosa per le prove INVALSI che non costituiscono requisito di ammissione all’esame di Stato ma solo per gli studenti che frequentano le scuole alluvionate o provenienti da aree alluvionate. Inoltre sarà diverso anche l’orale perché per gli uni e non per gli altri dovrà tener conto di essere l’unica prova. E poi anche i tempi saranno diversi, perché se gli scritti iniziano oggi, quelli che l’ufficio scolastico regionale chiama “colloqui sostitutivi delle prove” non potranno aver luogo prima di lunedì prossimo. E non bisogna guardare se l’acqua è arrivata in casa o a scuola ma all’elenco allegato al decreto alluvione (D.L. 1° giugno 2023, n. 61). Insomma, il provvedimento emanato dal Ministro Valditara che, per una volta, si aspettava di non ricevere la solita bordata di critiche, ne ha ricevuto a tonnellate poiché risultato intempestivo, fonte di confusione, malumore, problemi a non finire sia per parte docente, che della dirigenza delle scuole e degli stessi studenti e famiglie.
Il ministro, vista la mala parata, si è trincerato dietro l’aver dato risposta alle richieste formulate dai territori interessati dal disastro. E ha fatto nome e cognome di chi se ne è fatto portavoce nei suoi confronti: il Sindaco Michele de Pascale che, peraltro, riveste anche i panni di Presidente della Provincia ed anche Presidente dell’Unione delle Province Italiane e di Presidente della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Romagna ecc. ecc. Peccato che, come al solito, de Pascale, a dispetto dei titoli rivestiti, non avesse interloquito affatto con i territori che dovrebbe rappresentare. E che quindi, come al solito, fosse del tutto ignaro delle esigenze di quei territori anche perché, come al solito, l’interesse di de Pascale è sempre solo quello di ottenere un palcoscenico, un faretto, un lancio giornalistico, un’intervista. E in questo caso ha ottenuto tutto questo a partire dal lancio dell’ANSA del 6 giugno: «Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale ha fatto una richiesta specifica al ministero: “Bisogna predisporre un esame semplificato – ha detto all’ANSA – magari solo orale come fu per il terremoto di 11 anni fa, per i ragazzi che hanno subito l’alluvione. Ringrazio il ministero per la disponibilità, c’è un’interlocuzione in corso: io credo che ragazzi che hanno subito il trauma, hanno perso tutto, compresi i libri di studio, non possano sostenere un esame normale in queste condizioni”». Detto, fatto, urgenza ed emergenza prese in considerazione, in appena due giorni arriva la circolare del ministero a recepire la richiesta.
Le proteste si sono fatte sentire. Perché il problema è che misure adottate all’ultimo momento, che stravolgono la conclusione rispettivamente di un triennio e di un quinquennio già reso a dir poco problematico dal Covid, hanno un impatto devastante sia sull’organizzazione scolastica che su quella degli studi. E così ci sono studenti che hanno fatto partire petizioni per il ripristino degli scritti o che pretendono di fare lo stesso esame dei compagni dove si svolgono anche gli scritti. E i sindacati, sia quelli dei docenti che quelli dei dirigenti scolastici, lamentano il delirio piombato addosso senza nessuna preparazione a chi poi deve sbrogliarlo. Ma anche le altre istituzioni locali e pure la Regione, tutte tagliate fuori dal processo decisionale, hanno protestato.
Ravenna in Comune è vicina a tutte le ragazze e i ragazzi chiamate/i a sostenere l’esame finale e alle loro famiglie, nonché al mondo della scuola che, come ogni anno, si riorganizza in forme sempre diverse per garantire la proficua conclusione di un passaggio fondamentale a cui ogni anno vengono apportate modifiche. Biasimiamo il comportamento del Ministero e ancor di più del Sindaco di Ravenna, ora all’affannosa ricerca di un esonero da responsabilità per il guaio già compiuto. Sollecitiamo in particolar modo l’Amministrazione ravennate a far tesoro dell’esperienza e cambiare radicalmente approccio per il futuro: solo un dialogo autentico, non autoreferenziale, con le comunità che insistono nel ravennate può consentire di comprendere le necessità che il territorio esprime. È il presupposto indispensabile perché le decisioni che verranno poi assunte rispondano alle esigenze e non servano unicamente a rilanciare nell’etere un annuncio collegato al nome del Sindaco. Se dicessimo che siamo ottimiste e ottimisti sul buon esito del nostro sollecito, però, mentiremmo.