“Partiamo da alcuni casi recenti per aprire un ragionamento sull’Amministrazione. Secondo il vocabolario della lingua italiana (quanto meno nell’edizione curata da Nicola Zingarelli) per “amministrazione” il primo significato proposto è quello di “atto, effetto dell’amministrare”. Dove per “amministrare” deve intendersi “prendersi cura dei beni pubblici o privati”. Torri Hamon, Casa Ghigi, Villa romana di Classe sono i beni di diversa proprietà, tutti insistenti sul territorio comunale che per primi ci sono venuti in mente, in quanto più recentemente comparsi sulla stampa. Ma tanti altri se ne potrebbero aggiungere: dalle mura cittadine alle memorie del passato industriale della Darsena, da Porta Adriana alla Rocca Brancaleone, dalle palazzine di via Dorese ai pini abbattuti, dalle spiagge di Lido di Dante alle strade del porto, ecc. ecc.
Un’Amministrazione, intesa come Ente, trae il suo nome e la sua prima ragione di esistere dalla cura dei beni pubblici o privati che si trovano sul territorio che, appunto, amministra. L’Amministrazione a guida de Pascale dal 2016 ha in cura ciò che si trova nel Comune di Ravenna. Vuol dire che il suo primo importantissimo e fondamentale compito dal momento in cui si è insediata era (o avrebbe dovuto essere) quello di fare in modo che quei beni pubblici e privati presenti sul territorio comunale al momento dell’elezione venissero in futuro affidati in buono stato alla cura dell’Amministrazione successiva. Non è una prescrizione da intendersi come assoluta, naturalmente. Vi possono essere ragioni validissime per cui alcuni beni si deteriorino o addirittura periscano nonostante la contraria volontà di un’Amministrazione. Si può anche pensare a casi in cui è precisa volontà di un’Amministrazione eliminare un bene per ragioni di interesse pubblico. L’importante è però che sia chiaro come la buona conservazione debba essere la regola e che l’eccezione alla regola richieda adeguata motivazione nei confronti delle generazioni future o, più vicino nel tempo, dell’Amministrazione successiva.
Per l’Amministrazione de Pascale, evidentemente, l’eccezione vale come regola. Le Torri Hamon sono andate giù, Casa Ghigi è in abbandono e la più importante scoperta archeologica intervenuta da quando si è insediata verrà ricoperta facendo finta di niente. Al degrado in cui versano due chilometri e mezzo delle antiche mura cittadine si risponde con qualche metro di manutenzione all’anno. Meglio di quello che riguarda le memorie industriali della Darsena, però, che sono lasciate andare in malora una dopo l’altra nonostante fossero state addirittura inquadrate in un apposito parco delle architetture industriali. Per Porta Adriana, dopo un goffo tentativo di messa a bando, le cose non sono molto diverse in attesa che le parti sottratte alla fruizione pubblica si deteriorino ulteriormente. La Rocca è un esempio positivo solo per un caso fortunato: se non fossero aumentati i costi ad oggi sarebbe una specie di castello di Fiabilandia con torri finte ed arce verandata. Delle palazzine di via Dorese abbiamo parlato pochi giorni fa: sono state letteralmente lasciate andare in malora spostando sempre in avanti il momento di un intervento ad oggi ancora non programmato. I pini, tutti i pini, sono particolarmente odiati per il fatto che hanno la pessima abitudine di soffrire quando si taglia loro le radici: la soluzione è allora quella di tirar giù tutto l’albero in barba a qualunque regola e buona pratica. Delle spiagge da proteggere con una costosa duna finta abbiamo appena sentito: le dune sono un’ottima cosa per proteggere dall’ingressione marina, tuttavia dovrebbero essere quelle vere non quelle finte che, ovviamente, non hanno nessuna capacità di tenuta. E, in ogni caso, continuare ad aver l’Angela Angelina davanti a provocare subsidenza non aiuta… Sono solo alcuni esempi in qua e in là tanto per rendere l’idea. Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine.
La prossima primavera, comunque vadano le già previste elezioni amministrative, questa Amministrazione che distrugge o lascia distruggere invece di prendersi cura o imporre la cura non ci sarà più. Il fatto che la prossima sia più sensibile alla buona amministrazione piuttosto che ai titoli di giornale sarà compito di noi elettrici ed elettori.”