“Come Ravenna in Comune torniamo a porre la stessa domanda: perché dobbiamo aggiungere quello del rigassificatore agli altri rischi industriali di cui è costellato il territorio? Vale la pena affidarsi alla fortuna e aggiungere un altro enorme rischio?
Pochi giorni fa, a Piombino, è andato a fuoco un traghetto. Il 20 agosto scorso era in navigazione quando un incendio partito dalla sala macchine ha costretto la nave a rientrare in porto dove l’emergenza è stata gestita dai vigili del fuoco senza che i passeggeri e l’equipaggio subissero gravi conseguenze dall’accaduto. Per fortuna. «L’incidente di poche ore fa, con il principio di incendio verificatosi a bordo di un traghetto, rinnova la preoccupazione di tutta la comunità piombinese relativamente alla presenza nel porto di Piombino del rigassificatore». A dirlo è stato il Sindaco di Piombino nell’immediatezza dei fatti. Con ragione, perché evidentemente, un incidente rilevante che coinvolgesse la nave rigassificatrice Italis LNG (già Golar Tundra) avrebbe conseguenze potenzialmente devastanti per la comunità amministrata da Francesco Ferrari (FdI). Ed è (anche) per questo che quel Sindaco, per tutelare la sua comunità, ha cercato di opporsi alla entrata in funzione del rigassificatore. Del resto, il fatto che possano scoppiare incendi non è una rarità: nello stesso periodo, due anni fa un altro traghetto a Piombino aveva preso fuoco nelle medesime condizioni. Anche in quel caso le conseguenze ben più gravi che si sarebbero potute verificare non ci sono state. Per fortuna. E un anno fa, sempre di questi tempi, un altro traghetto è diventato ingovernabile davanti a Piombino per un guasto al motore e solo il mare calmo ha evitato collisioni. Per fortuna. Il Commissario e Presidente della Regione Toscana (Eugenio Giani, PD) ha fatto spallucce della contraria volontà del territorio piombinese ed ha autorizzato ugualmente la Italis saltando le procedure di accertamento dei rischi di incidente rilevante (oltre che della VIA). Né più né meno di quanto fatto a Ravenna dal Commissario Stefano Bonaccini (PD) con la complice collaborazione, però, del Sindaco di Ravenna (Michele de Pascale, PD).
Un anno fa, in questi giorni, durante una tempesta di fulmini ce n’è stato uno che ha sfiorato il rigassificatore di Panigaglia nel Levante Ligure, incendiando il gas fuoriuscito dall’impianto. Anche in questo caso “l’incidente” non ha prodotto gravi conseguenze. Per fortuna.
Nel 1991 un traghetto, Moby Prince, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nel mare davanti a Livorno. In seguito all’urto si sviluppò un vasto incendio, alimentato dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera, che avvolse il traghetto e causò la morte di 140 persone tra passeggeri ed equipaggio: praticamente tutte le persone che si trovavano a bordo tranne una. E all’epoca non era ancora stato installato davanti a Livorno il rigassificatore che vi arrivò nel 2013…
Davanti a Ravenna stanno “correndo” per realizzare un enorme impianto di rigassificazione (“solo” uno?) con l’intenzione di avviarne le attività già all’inizio del prossimo anno. Durante questa estate nel mare davanti a Ravenna si sono susseguiti fenomeni di cosiddette “trombe d’aria”, ossia quelle che erano state escluse come possibili per il sito di realizzazione di ormeggio della BW Singapore, la nave rigassificatrice destinata a Ravenna. Di fatto quelli che si chiamano fenomeni estremi diventano sempre più frequenti, facendo materializzare rischi che in precedenza venivano considerati altamente improbabili. Inoltre già per due volte una nave da crociera è stata salvata da un deragliamento causato dal vento forte. Un peschereccio è affondato causa scontro con una nave davanti alle nostre coste. Sempre senza conseguenze per chi era bordo dei navigli. Per fortuna. Tranne in un caso risalente a 10 anni fa: lo scontro tra due navi sempre davanti alle nostre coste, la Gökbel e la Lady Aziza causò la morte di 6 persone!
Quando ci fu la presentazione pubblicitaria del rigassificatore l’11 ottobre 2022, al Palazzo dei Congressi di Ravenna (quella che venne falsamente “spacciata” per un democratico coinvolgimento della cittadinanza), si tenne una sfilata di esperti pronti a giurare sulla sicurezza. Il ragionamento portato fa leva sulla probabilità che un evento accada sulla scorta dei dati storici: se un incidente con esiti catastrofici ad un rigassificatore non si è mai verificato, allora questo è ritenuto scarsamente probabile e, quindi, si asserisce che l’impianto è sicuro. «Un progetto ultraverificato» lo definì de Pascale. In realtà, la scala della probabilità non condiziona la possibilità che un evento si verifichi. Il gas cosiddetto naturale, sia per l’estrazione che per lo stoccaggio che per il trasporto che per tutte le operazioni di liquefazione e rigassificazione che per l’uso, è maledettamente pericoloso. Per questo i rigassificatori storicamente installati in Italia sono stati annoverati tra gli impianti a più alto rischio di incidente. Tutti, tranne quelli di Piombino e di Ravenna, per i quali le procedure sono state appositamente saltate… per non perdere tempo! Ma tanto, come ci hanno raccontato, le probabilità che accada un disastro sono infinitesimali…
Ravenna in Comune ricorda alle Istituzioni, alle Amministrazioni pubbliche, agli assessori e ai consiglieri comunali che con estrema faciloneria hanno steso il tappeto rosso davanti a SNAM e al suo progetto che basta un solo caso, un’unica volta, perché le conseguenze siano dirompenti. È stato sufficiente che esplodesse un solo vagone cisterna di un convoglio che trasportava GPL per causare la strage di Viareggio nel 2009 (32 morti e un centinaio di feriti). È stato sufficiente che esplodesse un solo pozzo di metano per causare la strage del Paguro nel mare davanti a Ravenna nel 1965 (3 morti). Ma anche il disastro di San Juanico, in Messico, alla periferia di Mexico City, nel 1984, partì da un’unica perdita in una sola cisterna di gas liquefatto: l’esplosione provocò morti a centinaia e feriti a migliaia con l’evacuazione di decine di migliaia di persone.
Da quando Ravenna in Comune ha collegato le parole di Piero Angela al rischio rappresentato dal rigassificatore e dal via vai di metaniere connesso e conseguente, sono stati in tanti a ripetere che «Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche». E Angela aggiungeva che improbabile non significava, appunto, impossibile.
Ora SNAM tramite l’Autorità Portuale sta facendo costruire un chilometro di diga di calcestruzzo in mezzo al mare perché indispensabile alla protezione dell’hub di rigassificazione. Costerà 270 milioni di euro e, se verranno rispettati i tempi di costruzione, sarà pronta a fine 2026. Cioè 1,5/2 anni dopo la prevista entrata in funzione del rigassificatore. Che, dunque, dovrebbe funzionare nel frattempo senza uno strumento che la stessa SNAM ritiene indispensabile per operare in sicurezza.
Ravenna in Comune chiede alla cittadinanza se pensa che ce lo possiamo permettere? Perché Ravenna, le sue spiagge a vocazione turistica, il suo porto commerciale, la superstite attività peschereccia ma, anche, l’ambiente e, ultimo di questa lista ma non per importanza, la sua popolazione, deve accettare una roba che porta molti più danni, certi, che benefici, peraltro incerti? Senza considerare, appunto, il rischio stratosferico rappresentato da quello che è un pericolo ancora più grande di tutti gli altri 27 impianti a rischio Seveso censiti nel Comune di Ravenna. De Pascale, in quello show dell’11 ottobre 2022, definì il rigassificatore «una grande opportunità per il territorio». Come Ravenna in Comune continuiamo a dire che è una grande opportunità solo per SNAM e la ristretta lobby che se ne approfitta. La nostra comunità ha tutto da perdere e può ancora efficacemente opporsi a tutto questo. La nostra fede nella dea fortuna è proprio così incrollabile da volerla mettere alla prova?”