“Proprio mentre i giornali riportano dell’avvio di un percorso governativo per aiutare il salvataggio della CMC, le stesse cronache rendicontano il contemporaneo affondamento di quello stesso Governo. A quanto pare, oltre al problema dell’enorme debito cui ha cercato di trovare soluzione il concordato, è deflagrato quello della disponibilità di risorse nell’immediato. Così leggiamo: «la situazione di liquidità ora per il Gruppo di via Trieste non è semplice. Servirebbe, in tempi relativamente brevi, un’iniezione pubblica di 70 milioni per rimettere in carreggiata il piano di concordato che ha già avuto, nell’attesa che si concretizzasse la prima trattativa (poi naufragata) con WeBuild, delle dilazioni».
Di fatto si è passati dal negare qualsiasi trattativa con WeBuild/Progetto Italia o altri (dichiarava il Presidente di CMC Fioretti: «Le voci sul cosiddetto “Progetto Italia” erano prive di fondamento, come pure le altre su improbabili fusioni con società per azioni: siamo una cooperativa e vogliamo rimanere così») all’ammettere che, non solo si stanno cercando affannosamente partner con soldi ma, peggio ancora, non si trovano. Sempre i giornali «fanno trapelare come di novità, sul fronte Aspi-Pavimental, non ce ne siano […] potrebbe essere un filone riarso, rispetto al quale prenderebbe quota una trattativa con Fincantieri». Del resto sono lo stesso assessore regionale Colla ed il sindaco de Pascale, presenti all’incontro ministeriale, che «ritengono che si debbano coinvolgere i gruppi industriali già precedentemente interessati o nuovi». L’impressione che se ne ricava, e speriamo ardentemente di sbagliarci, è che la dirigenza della CMC non sia in grado di onorare il concordato (si accavallano le richieste di proroga), né da parte delle istituzioni e delle associazioni vi sia la capacità o la volontà di supplire al vuoto.
Ravenna in Comune ha sempre tifato per una CMC in grado di continuare la sua storia più che centenaria nel rispetto dei valori cooperativi. A questo proposito, in tempi non sospetti, abbiamo esortato i soci e i lavoratori ad abbandonare la strada delle grandi opere che a cui si deve l’enorme esposizione debitoria che rischia di affondare CMC. Abbiamo anche invitato i soci a cambiare la dirigenza che li ha condotti sull’orlo del baratro e che, invece, non pare in grado di imprimere una svolta o comunque ridisegnare la progettualità della cooperativa.
Sono scelte non facili, ci rendiamo conto, eppure sono le sole che possono garantire un futuro, se vi è ancora una possibilità. Non aiutano in questo le indicazioni di chi, dalle istituzioni e dalle associazioni cooperative, non ha mai fatto mancare il proprio sostegno all’attuale dirigenza e al modello “grandi opere”. Citiamo a questo proposito (ed è solo un esempio) l’ex Sindaco di Bagnacavallo ed ex consigliere regionale del PD Mario Mazzotti che, attraversate le porte girevoli ben note, si è poi riciclato nel ruolo di direttore generale ed ora Presidente di Legacoop Romagna. Al momento dell’omologa del concordato si sperticava in lodi: «Il risultato non era affatto scontato. Ringraziamo per l’enorme lavoro svolto in questi lunghi mesi il presidente Alfredo Fioretti». E ancora oggi insiste a dire: «Quando parliamo di grandi opere dobbiamo anche sapere che spesso per realizzare queste grandi opere dobbiamo chiamare aziende dall’estero. L’intervento pubblico in questo caso sarebbe anche di interesse strategico nazionale, teso a non disperdere e a consolidare un patrimonio professionale e produttivo come quello CMC, che le grandi opere le ha sempre fatte: ne avrebbe bisogno del paese».
Da parte nostra riproponiamo le considerazioni espresse come Ravenna in Comune già al momento dell’omologa del concordato:
«Se C.M.C. utilizzerà questo passaggio per azzerare definitivamente il capitolo grandi opere e degli scandali connessi, tra i quali ricordiamo la TAV valsusina, sarà una vera e propria rinascita dalle proprie ceneri. Se invece persisterà nel modello già seguito, non vi sono molte ragioni per sperare in un esito diverso, a qualche tempo di distanza, dalla caduta appena evitata al pelo. Il compito di indirizzare la cooperativa su un nuovo paradigma non può che essere dei soci. Ma anche la comunità di Ravenna può aiutare in questo senso. Pronta a gioire e a unirsi alla compagine sociale nel momento dello scampato pericolo, del resto, la collettività sarà inevitabilmente coinvolta da un fallimento del progetto di rilancio della cooperativa. Noi tifiamo per il trionfo dei valori cooperativi che su tanta gloriosa storia poggiano i piedi ma, se verranno ancora una volta traditi, questa volta né i soci né l’economia ravennate potranno invocare la solidarietà che fino ad oggi ha contraddistinto l’intero Comune, a partire dalle sue istituzioni».
Torniamo di cuore a fare i migliori auguri a CMC ma, indubbiamente, la s’fa gnara…”