Quasi ogni giorno leggiamo di una bicicletta travolta. E, assieme al mezzo a due ruote, naturalmente, la ciclista o il ciclista che la stava guidando. Se il fatto continua a far notizia, ovviamente, significa che l’incidente si è concluso con la morte oppure con il trasporto al Bufalini. L’ultima “notizia” in ordine di tempo ha interessato una ciclista atterrata in Piazza della Resistenza. Gli incidenti “minori”, ovviamente, non vanno sui giornali.
Eppure Ravenna guadagna punti in termini di vivibilità proprio grazie ai chilometri delle sue ciclabili, con le quali riesce a superare altre più città nelle classifiche annuali facendo dimenticare altre pecche più o meno grandi in termini di mobilità sostenibile. Come chiunque usi la bicicletta sa, però, si tratta di finte ciclabili. In realtà, se proprio va bene, si tratta di percorsi ciclopedonali dove solo a volte è tracciata nel mezzo una “riga” di separazione per la parte dedicata a chi va a piedi. Più spesso l’unica “riga” si trova invece per separare le auto dalle bici. Con quale efficacia protettiva è facile immaginare.
Per le ciclabili, poi, è quasi regola il cartello “degrado da radici”, come se non fosse normale e prevedibile, in ragione delle conoscenze botaniche, che determinate piante estendano radici superficiali. A danno fatto, avendo scelto la specie sbagliata, non è cosa intelligente il taglio della radice diretta verso la ciclabile ovviamente: si mette a rischio la stabilità dell’albero. Si può provvedere con metodi ormai standardizzati che coinvolgono direttamente la superficie ciclabile. Che a Ravenna, naturalmente, non si adottano.
Altra “magagna” è data dalle presunte ciclabili continuamente interrotte da attraversamenti automobilistici: chiunque per sventura percorra via Faentina verso via Maggiore (giusto per fare un esempio tra i tanti) sa di cosa parliamo.
Eppure queste sarebbero le situazioni da vedere in positivo: molto peggio è la convivenza diretta tra auto e bici in tratti in cui nessuna separazione è possibile, a meno di una invasione del tutto scorretta (ma comprensibile) dell’eventuale marciapiede.
Non è un argomento nuovo, ovviamente. Lo affrontiamo periodicamente. Neanche la Giunta è nuova naturalmente. Il problema c’era durante il mandato de Pascale 1 così come si ripropone adesso. Soluzioni in vista? Nessuna. Anzi, c’è da ringraziare che il vicesindaco non abbia ritirato fuori la minaccia di multarli i ciclisti come già aveva fatto nel 2018.
Come Ravenna in Comune crediamo che il Comune dovrebbe dimostrare gratitudine ai ciclisti per l’apporto positivo che danno alla mobilità sostenibile, non inquinando e sottraendo auto al traffico. Il meritato premio dovrebbe essere, prima ancora dei riconoscimenti economici sui tragitti casa-lavoro e casa-scuola (annunciati ma che non si sa dove siano finiti), la sicurezza della loro vita. Occorre a questo proposito, come ben si sa, separare in maniera non simbolica il viaggio del ciclista da quello degli altri conducenti di mezzi a motore (e dai pedoni, naturalmente). La ciclabile Bologna-Ravenna è un bell’annuncio (come tanti altri rimasti a livello di annuncio) ma vere ciclabili che uniscano il forese e misure per la sicurezza di tutti i giorni che oggi mancano vengono per prime!