“Il vice primo ministro nonché ministro degli esteri, già commissario europeo e presidente dell’europarlamento, venerdì scorso è stato portato in giro per la Romagna. Con l’occasione ha ricambiato la gentilezza, pensando che anche i Romagnoli potessero farsi portare in giro da lui. Ecco alcune delle perle di saggezza che con l’occasione ha donato a persone che, deve aver pensato, oltre a case e beni, con l’alluvione devono aver perso anche il cervello.

La prima ha riguardato la Costituzione: «è giusto difendere la libertà di navigazione, noi partecipiamo con una nostra fregata alla missione Atalanta ma non possiamo prendere parte ad azioni di guerra, anche se si tratta di azioni di protezione del traffico marittimo internazionale, senza un’autorizzazione del parlamento. La costituzione non lo permette». Non è affatto così! Ricordiamo al pluridotato di incarichi istituzionali che la Costituzione la guerra la respinge in toto e non la sottopone ad autorizzazione parlamentare come fosse un aumento dell’Iva o della tassa sul macinato. L’articolo 11, tra i più bistrattati e dimenticati della nostra Carta, è chiarissimo: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Nessun atto di guerra peraltro è stato compiuto contro l’Italia e gli Italiani nel Mar Rosso. Semmai si è riuscito da parte di alcuni a far finalmente prestare attenzione a quanto accade in Palestina nell’unico modo che l’Occidente capisce: rappresentandogli che il danno non può essere limitato ai soli palestinesi perché il protrarsi dell’eccidio danneggerà anche i portafogli occidentali. Ma da qui a rinvenire una legittimazione costituzionale per scorciatoia parlamentare all’entrata in guerra del nostro Paese, ce ne passa!

Poi ha elargito saggezza ad uso della nostra stessa sopravvivenza: «Sempre per difendere imprese e famiglie noi ci siamo battuti e continueremo a batterci contro una visione ‘panteistica’, una visione dell’ambiente che sia ideologica, non pragmatica e che non va nella direzione della cultura tradizionale dell’Europa e dell’Italia che è una cultura tradizionale a vocazione economia reale». Ora accade che quella che chiama cultura tradizionale è piuttosto il sistema intensivo delle coltivazioni e degli allevamenti palesemente non sostenibile, al pari del “tradizionale” sistema di produzione di energia attraverso la combustione del fossile. Battersi contro i tentativi di uscire da un sistema produttivo strettamente legato al cambiamento climatico ed alle sue conseguenze non è affatto pragmatico. Si dovrebbe dire ideologico se non fosse che l’ideologia sta tutta nel portafoglio di chi vorrebbe continuare a riempirselo a dispetto del fatto che i soldi non riusciranno a compensare la sparizione della nostra società.

È seguita la balla delle presunte decapitazioni di bambini da parte di Hamas, ampiamente smentita perfino dai giornali israeliani: «Neanche la violenza nazista era pari a quella che i terroristi di Hamas hanno compiuto nei confronti di cadaveri, cadaveri violentati, cadaveri profanati, cadaveri decapitati, bambini uccisi, neonati uccisi decapitati». Ecco, ministro, si calmi: la violenza la si può condannare ed è giusto e condivisibile farlo ma senza bisogno di cadere nel ridicolo di improbabili paragoni con quella nazista dei campi di sterminio. E tutto per un’arrampicata sugli specchi degna di obiettivi più dignitosi che quello di sminuire la strage di civili, donne e bambini da parte dell’Esercito Israeliano! Siamo arrivati a 24mila morti, ministro: quanti altri ce ne vogliono per certificare il genocidio?

Infine la chicca, dulcis in fundo, la trovata più fuori luogo di tutte per chi l’alluvione l’ha vissuta e cosa abbia fatto il Governo successivamente lo sa bene: «Continuiamo a seguire con grande attenzione il problema». S’è visto, infatti!

Ravenna in Comune invita il ministro, vice presidente del consiglio, ecc. ad avere più rispetto per l’intelligenza e la dignità di chi vive in Romagna. Non confonda la romagnolità con la stupidità che, rima a parte, è tutt’altra cosa. Si ricordi anche che quest’anno si celebra il 110mo anniversario della settimana rossa. In quei giorni la Romagna dimostrò quel che sapeva fare. Quel che si è fatto una volta nulla vieta di ripeterlo se si tira troppo la corda.”