“In questi giorni è in corso il prosciugamento di Punte Alberete. L’Ente Parco del Delta, che coordina l’intervento, ha informato che «l’acqua nella palude va rimossa per simulare il ciclo delle piene del fiume Lamone che diedero origine a questa zona umida ora di pregio e abitata da piante e animali protetti. Il mantenimento degli aspetti naturalistici e paesaggistici di pregio è legato a operazioni gestionali ben precise e attentamente valutate, anche in base alle caratteristiche e alla vocazione delle diverse aree. L’ente Parco, assieme agli altri enti interessati, monitora poi costantemente la situazione della Valle della Canna, alle prese con il problema della siccità e delle elevate temperature».
Il “problema” a cui si riferisce l’Ente Parco si sostanzia nel rischio di un’altra strage dovuta al botulino. Rischio che ad oggi non sembra imminente ma lo scorso anno si dovette ricorrere proprio per questo motivo al prosciugamento anche della Valle della Canna dopo che erano già morti un centinaio di anatidi. Nonostante il “promemoria” sembra però ormai smarrito dalla coscienza comune il ricordo della strage che, causa ultima il botulino e causa prima la mancata cura dell’uomo, colpì la Valle della Canna nel 2019. Fu strage di uccelli e di animali acquatici dimensionata a diverse migliaia di individui. Come Ravenna in Comune abbiamo usato il termine di «disastro ambientale, perché che sia tale o meno a fini penali lo è sicuramente per la lingua italiana».
L’occasione è buona, dunque, per domandare un aggiornamento su quella strage che portò la Procura ad avviare un’indagine ed al sequestro penale di parte della Valle. Il 5 ottobre 2019, mentre la situazione deflagrava, il Comune dichiarava: «Sulle condizioni della valle della Canna l’amministrazione comunale ci tiene a precisare di essersi attivata sin dal primo momento, per monitorare la situazione e intervenire nei modi possibili. Il Comune, insieme a tutti gli enti competenti, ha favorito azioni straordinarie per il ricambio delle acque della valle in maniera rapida e per fornire così ossigeno all’area e limitare la proliferazione del botulino con l’auspicio di uscire dall’emergenza». Visto il ruolo svolto (o non svolto) dall’Amministrazione comunale è giunto il tempo di chiedere al Sindaco, che è lo stesso di allora, se siano state o meno accertate le responsabilità individuali dell’accaduto. Sotto il profilo penale, sicuramente, ma anche sotto l’aspetto civile e amministrativo. Nessuno potrà dire di essere stato colto di sorpresa, infatti, visto che come Ravenna in Comune, per voce della nostra consigliera territoriale Simonetta Scotti, già due anni prima, nel settembre 2017, avevamo denunciato «la pessima situazione idraulica, con la presa d’acqua sul Lamone definitivamente fuori uso da anni ed i livelli dell’acqua completamente fuori controllo. Ora, visto che l’idraulica è una scienza, gli errori non sono imputabili al caso, ma ad una gestione scellerata conseguente, evidentemente, ad una conoscenza lacunosa sia dell’equilibrio idraulico della valle, sia dei sistemi atti a regolamentarlo. Sempre che al Comune interessi davvero qualcosa di questo gioiello lasciato alla rovina ormai da più di un decennio».”