“Ravenna in Comune respinge (non da oggi) l’autonomia differenziata in versione nazionale, quella della Legge Calderoli per intenderci, ma anche quella in versione emiliano-romagnola, quella della intesa Bonaccini-Gentiloni per intenderci. Abbiamo dunque prestato attenzione alle risposte dei candidati di centrodestra e centrosinistra alla Presidenza dell’Emilia-Romagna rispetto alla domanda: «Autonomia differenziata. Quali competenze chiederà di poter gestire direttamente al governo?». [R&D, 7-13 novembre 2024]

La candidata espressa dal centrodestra, Elena Ugolini, se l’è cavata con un rinvio: «Questa è una cosa che valuteremo insieme alla giunta regionale». Decidere nel merito quali competenze, d’altra parte, significa accogliere in toto il sistema dell’autonomia differenziata che prevede la devoluzione di competenze dallo Stato alle Regioni. Non stupisce, visto che è sostenuta da quel centrodestra che si è avvoltolato nella bandiera leghista del sogno (o, meglio, incubo) autonomista.

Sorprende di più la risposta del candidato del centrosinistra, Michele de Pascale: «Nessuna, sono contrario all’arlecchinata legislativa. Io credo che le leggi debbano rimanere maggiormente in capo allo Stato, mentre la gestione deve essere il più vicina possibile ai territori. Ormai per me è una convinzione ferrea che ho maturato durante la pandemia Covid, quando ogni regione era regolata da ordinanze diverse». Qualcosa però non torna in questo apparente rifiuto. Infatti a novembre 2022, quindi dopo che l’emergenza Covid era stata già dichiarata ufficialmente conclusa da un pezzo, de Pascale incontrando Calderoli in qualità di presidente UPI (Unione Province Italiane) lo rassicurava così «Al Ministro abbiamo consegnato un documento con le nostre prime riflessioni sull’autonomia differenziata, sottolineando che le Province non hanno alcun pregiudizio negativo». Del resto a settembre 2023 il concetto era ribadito (al convegno, organizzato dalla CGIL, “No all’autonomia differenziata che spacca il Paese”): «Ho iniziato a discutere del regionalismo differenziato con Gentiloni, ne ho discusso col Conte I, ne ho discusso col Conte II e ora ne discuto col Governo Meloni». Dove discutere non significa respingere l’autonomia differenziata, ovviamente, altrimenti si avrebbero quei pregiudizi negativi propri di Ravenna in Comune ma che de Pascale assicura non avere. Ed è comprensibile visto che l’autonomia differenziata è stata introdotta nella Costituzione proprio dal centrosinistra nel 2001 ad opera dei governi Prodi, D’Alema e Amato. A ragion veduta, dunque, quello di de Pascale tutto vuol essere tranne che un “gran rifiuto” dell’autonomia differenziata. Al più, per lui, si tratta di modificare qui e là la Calderoli come, non a caso, prevede uno dei quesiti referendari approvati dalla Regione Emilia-Romagna che, invece, si è ben guardata dall’approvare la Legge d’Iniziativa Popolare (LIP) per il ritiro dell’intesa dell’Emilia Romagna avanzata dal Comitato No Autonomia Differenziata Emilia Romagna (a cui come Ravenna in Comune abbiamo aderito sin dalla costituzione).

Hanno meno spazio sui media gli altri due candidati alle regionali. Di Luca Teodori, per la lista “Lealtà Coerenza Verità”, non abbiamo prese di posizione in merito all’autonomia differenziata anche se la provenienza politica del candidato dalla Lega qualche indicazione potrebbe darla. Più netta e senza ambiguità, invece, è la posizione di Federico Serra, per la lista “Pace, ambiente, lavoro”: «No all’autonomia differenziata, né quella delle destre né quella di Bonaccini». Si tratta di una posizione chiara che, come Ravenna in Comune, condividiamo senza se e senza ma. Come abbiamo già avuto modo di dire: «Per Ravenna in Comune è evidente che il “no” all’autonomia differenziata non può che pronunciarsi allo stesso modo a Bologna come a Roma». E, per quello che riguarda le prossime elezioni regionali, deve trattarsi di un “no” secco, come quello pronunciato da Federico Serra e dalla lista che lo sostiene.”

Ravenna in Comune