Ogni anno escono statistiche sulla qualità della vita. A seconda di come si assemblano i dati, ai parametri presi in considerazione di volta in volta, la posizione delle varie città sale e scende ogni anno. Capita addirittura che Ravenna salga e scenda nello stesso anno a seconda del giornale che commissiona la statistica. Ogni anno, però, escono anche rapporti di tipo istituzionale, decisamente più attendibili nelle loro risultanze. Uno di questi è il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), il cosiddetto rapporto dell’ISPRA, appena uscito nell’edizione 2022 basata sulle rilevazioni relative allo scorso anno.
A livello italiano, con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo nel 2021 ha sfiorato i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato. Una costante in questo quadro è rappresentata da Ravenna che, per quanto riguarda il consumo di suolo, non sale o scende: è sempre in cima! Così dice il rapporto: «Insieme a Roma, i comuni che hanno consumato più suolo nell’ultimo anno sono Ravenna e Vicenza, rispettivamente con circa 68 e 42 ettari in più». Rileva il rapporto che, oltre ai tanti interventi edilizi speculativi che come Ravenna in Comune denunciamo in continuazione, lo scorso anno hanno pesato anche i cantieri del rifacimento del metanodotto Ravenna mare – Ravenna terra e opere connesse presentato da Snam rete gas spa, approvato con una delibera del Consiglio Comunale di due anni fa che vide il solo voto contrario di Massimo Manzoli per Ravenna in Comune e di Marco Maiolini del gruppo misto. Come dichiarammo:
«Questo è un investimento a lunghissimo termine per una fonte fossile, che dovrebbe invece rappresentare la transizione energetica, e fra qualche anno potrebbe risultare inutile. Si desume quindi per l’ennesima volta, che questa Giunta continua a preferire le fonti fossili (come il metano) rispetto a quelle realmente rinnovabili».
Ravenna è prima in Emilia Romagna e seconda in Italia per consumo di suolo. Come spiega il rapporto, «la temperatura superficiale al suolo (Land Surface Temperature – LST, cioè la temperatura misurata al livello di copertura del suolo) è generalmente più elevata laddove la densità di suolo consumato è maggiore». Dunque c’è un nesso importante tra consumo di suolo e aumento delle temperature. Un altro nesso lega l’effetto climalterante a quel metano trasportato col metanodotto o via mare diretto (se dovesse andare in porto) ad un rigassificatore. Le promesse di “cambio di passo” pronunciate dal Sindaco al momento della dichiarazione di emergenza climatica sono rimaste lettera morta. Restano pertanto di piena attualità le parole che allora pronunciammo come Ravenna in Comune per bocca del nostro capogruppo in Consiglio Comunale:
«Noi chiediamo che l’impegno di oggi non sia volto solo a tranquillizzare le nostre coscienze, ma deve essere lo stimolo per un nuovo modo di fare politica. Questo documento deve spingerci, ad esempio, a piantare più alberi, per creare nuovi polmoni verdi soprattutto nella pianura padana, uno dei territori più inquinati al mondo, proprio perché disboscato quasi completamente. Questo documento deve farci riflettere su ogni metro quadrato che andiamo ad impermeabilizzare con nuove costruzioni, perché non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo spingere sul recupero dell’esistente, come del resto già previsto dalla legislatura vigente. Basta eccezioni! Questo documento deve incentivare le nostre scelte energetiche, portandoci verso l’elettrico rinnovabile, per abbandonare definitivamente il fossile. Questi sono quindi gli impegni che dovremo prendere quotidianamente, soprattutto nelle piccole/grandi scelte che effettueremo in consiglio comunale, dove dovremo essere coerenti rispetto ciò che riporta questa mozione. Ricordiamoci che, malgrado i nostri tentativi di distruzione, la natura si salva e si ripara sempre. Chi invece rischia di estinguersi per le proprie azioni è l’uomo».