“C’è un evento, correttamente definito come “estremo”, che ha segnato un “prima” e un “dopo” in Romagna negli anni a noi vicini. Questo evento è l’alluvione (meglio sarebbe dire le alluvioni) del maggio 2023. In realtà, come per altri accadimenti importanti (il COVID costituisce un esempio eclatante), in presenza di situazioni dirompenti si sviluppano in genere due approcci tra loro incompatibili. Uno è quello di chi cerca di riportare indietro le lancette e di far ripartire la macchina come se non fosse accaduto nulla. L’altro, invece, si caratterizza per la volontà di fare tesoro dell’esperienza ed individuare strade e percorsi di sviluppo differenti rispetto a quelli messi in crisi da quanto accaduto.
A Ravenna le due posizioni nei giorni scorsi hanno trovato ciascuna un proprio campione.
Confcommercio ha lamentato il rischio che, per il futuro, «le aree soggette ad alluvione» possano subire «importanti limitazioni sulla possibilità di poter edificare ex novo immobili, di poterli demolire e riedificare, di poter effettuare ristrutturazioni o ampliamenti». L’ulteriore preoccupazione è che, invece di considerare le sole zone alluvionate, le limitazioni all’urbanizzazione colpiscano anche le aree suscettibili a tale evento per quanto siano riuscite a sfuggirvi nel maggio 2023. La conseguenza rappresentata è quella di un possibile danno economico per i proprietari immobiliari e la filiera delle costruzioni.
Legambiente, da parte sua, ha sottolineato che «l’edificazione in zone a rischio alluvione mette a repentaglio la sicurezza anche di chi vuole ampliare le costruzioni esistenti». Più in generale ha ricordato che «il diritto all’edificabilità non esiste in quanto diritto a se stante e non può prevalere sul diritto alla sicurezza di persone, animali, cose. Il diritto di “fare soldi” di qualcuno non può e non deve compromettere lo stato dell’ambiente circostante e della sua comunità».
Ravenna in Comune ha sempre avuto ben chiara la posizione da prendere. Immediatamente dopo l’alluvione (ma avevamo espresso concetti simili anche prima) RiC ha sollecitato l’Amministrazione a: «sospendere, meglio ancora bloccare, il rilascio di nuove autorizzazioni che implichino un incremento del consumo di suolo. Invita a prendere in considerazione con immediatezza l’esigenza di non dare per scontato che a ogni demolizione di superfici già edificate debba corrispondere altra cementificazione. Sollecitiamo di valutare caso per caso l’opzione della non ricostruzione e della ridislocazione degli abitati travolti dalle alluvioni di maggio. Proponiamo di contemplare l’annullamento in autotutela di autorizzazioni già rilasciate in relazione a costruzioni da realizzarsi in aree dove è grave il rischio di sommersione negli eventi alluvionali. È urgente l’introduzione di misure che disincentivino l’inutilizzo del costruito e ne agevolino l’immissione nel mercato degli affitti calmierati. Chiediamo a chi è stato/a eletto/a su una piattaforma che prevedeva la rinuncia a nuove costruzioni di opporsi in maniera esplicita ad ogni ulteriore lottizzazione e ad uscire dalla maggioranza che le propone qualora ne sia parte».
Da tutti gli atti sin qui compiuti è evidente che, nei fatti, i timori espressi da Confcommercio appaiono del tutto inconsistenti: i lottizzatori l’hanno sempre avuta vinta, almeno a Ravenna, indipendentemente dalle conseguenze sul territorio e sulle popolazioni che ciò può comportare. E per il futuro?
In attesa di conoscere le panzane che ci racconteranno i prossimi programmi per il Comune (quello passato del centrosinistra proclamava, comicamente, l’intenzione di fermare la cementificazione…), possiamo osservare la mimica dei due soli nomi che, almeno per ora, sappiamo di trovare sulla scheda alle elezioni regionali.
Elena Ugolini, candidata dal centrodestra, non pronuncia nemmeno di striscio un qualsivoglia accenno a quelle limitazioni tanto temute da Confcommercio. Nessun riferimento a fermare o, quanto meno, ridurre il consumo di suolo. Tutta l’attenzione è invece rivolta a realizzare nuove opere e alla cementificazione della rete fluviale: «Dobbiamo pensare a un piano strutturale di dighe, canali, invasi».
Michele de Pascale, candidato del centrosinistra, è anche più esplicito parlando della Legge Regionale adottata da Bonaccini nel 2017, quando raccontava che avrebbe rallentato il consumo di suolo. Dice de Pascale: «Dobbiamo lavorare su alcuni elementi di deroga concepiti per le imprese che vogliono allargarsi», bisogna dare risposta «alle aziende che vogliono allargare i loro capannoni». Dunque vuole aumentare magazzini e spazi commerciali in una regione che è stata letteralmente invasa dalla speculazione edilizia, che ha visto gonfiarsi a dismisura la bolla della logistica, che non smette di incrementare le superfici destinate a supermercati, centri commerciali e affini. Niente da temere per Confcommercio anche da parte sua, dunque. Viene perciò da ridere (anzi da piangere) quando leggiamo che l’Alleanza Verdi Sinistra Emilia-Romagna dice di accogliere «con soddisfazione la volontà di Michele de Pascale di mettere mano in senso restrittivo alla legge urbanistica regionale del 2017». Si tratta infatti di una volontà mai espressa ad oggi da de Pascale e altrettanto sicuramente mai praticata come Sindaco a Ravenna.
Come Ravenna in Comune continueremo con coerenza a sostenere la posizione di quante e quanti pretendono di non dover più sperimentare qualcosa di simile all’alluvione dello scorso anno a causa della ingordigia degli immobiliaristi. Continueremo anche a denunciare tutto quel sottobosco che racconta frottole per raccattare voti. Che si tratti di elezioni regionali o comunali poco cambia: tra centrodestra e centrosinistra non si scorge alcuna differenza. Per loro la macchina può continuare sulla vecchia strada anche se sul tracciato oramai ci sono solo frane e dirupi.”