“Ravenna in Comune si è stupita e arrabbiata per il “licenziamento” delle volontarie e dei volontari che i Sindaci della Provincia e il Prefetto hanno sentenziato. Altrove, nelle province a noi vicine, dalle Istituzioni sono uscite parole di scuse perché si poteva fare di più e meglio da parte delle stesse Istituzioni e di ringraziamento e incitamento a continuare rivolte alle volontarie e ai volontari. Non qui, non da noi. Qui sono uscite parole educate ma affrettate di ringraziamento condizionato all’obbedienza alla richiesta di “non intralciare” con la propria presenza i “numerosi mezzi” che sarebbero impegnati “nei lavori di ripristino”. Tocca allora ricordare che non tutto lo sforzo che si poteva fare da parte dello Stato è stato messo in opera. Il 18 maggio scorso de Pascale aveva chiesto l’intervento massiccio dell’Esercito e dei suoi mezzi. Ma l’esercito e i suoi mezzi erano impegnati in Sardegna e hanno continuato a rimanervi fino a tutta la settimana scorsa per “l’esercitazione multinazionale, multi-dominio, interforze e inter-agenzia Joint Stars 23“. Parliamo di 5.000 attivi tra il personale impegnato e quasi mille mezzi, con lunghe file di camion che hanno attraversato l’isola durante tutto il mese. L’isola, non la Romagna. Qui da noi si sono visti solo Vigili del Fuoco e Protezione Civile, come metteva in luce il Sindaco. Ora i mezzi dell’Esercito sono stati spostati a Roma per la parata del 2 giugno e le prove generali che la precedono. Ma c’è proprio bisogno di una parata militare mentre ancora intere cittadine sono immerse nel fango, altre sono ancora sott’acqua e altre infine sono isolate tra le frane? Per tanti anni si è fatto a meno della militarizzazione della festa della Repubblica che non è, vogliamo ricordarlo, la festa delle forze armate ma di tutto il Paese. Ora come ora i mezzi servono in Romagna non lungo i Fori Imperiali! Lo diciamo anche al Presidente della Repubblica, oggi in visita alle nostre comunità.
Domenica Potere al Popolo era in Piazza: ha organizzato una manifestazione di volontarie e volontari sotto alla Prefettura per stimolare una risposta a quella domanda di spiegazioni che anche Ravenna in Comune, assieme a tante associazioni e singoli impegnati a Ravenna, ha posto. Spiegazioni che fin qui non sono venute, mentre invece l’opera della solidarietà attiva resta indispensabile anche per coprire quanto il personale sotto organico di Vigili del Fuoco e Protezione Civile non riesce a fornire. Nessuno pensa che il volontariato possa riparare le falle negli argini. Lo diceva anche de Pascale: «Per chiudere queste falle arginali servono i mezzi di cui solo l’esercito è in possesso». Però la solidarietà delle Brigate, delle Associazioni e dei singoli può intervenire capillarmente mentre la macchina dei professionisti è impegnata altrove. E il Genio, invece, proprio non si è visto.
Ravenna in Comune rilancia il messaggio rivoluzionario della solidarietà che si spende gratuitamente per lenire le sofferenze concrete di donne uomini vecchi e bambini delle comunità colpite. Come abbiamo già detto è forte il dubbio che quella che si vuole cancellare sia proprio la consapevolezza della forza della solidarietà che permea le nostre comunità. Il lavoro che non scaturisce da un contratto, tra l’altro per lo più non rispettato dal padrone, ma da un bisogno interiore di dare una mano, di rendersi utili dove questo è indispensabile, perché senza questa solidarietà si sarebbe ancora con più fango di adesso nelle case, nei garage e nelle cantine.
Lo abbiamo già scritto: «I due miliardi di euro in 72 ore sbandierati dalla Presidente del Consiglio non terranno a galla questa comunità in mancanza della solidarietà senza prezzo vista in questi giorni. E, proprio grazie al suo valore rivoluzionario, ci ostiniamo a guardare in avanti con ottimismo». Grazie dunque alle volontarie e ai volontari a cui chiediamo di continuare il loro lavoro. Facciano il proprio di lavoro, come è indispensabile che sia, anche Sindaci e Prefetto. E, comunque, sia le volontarie che i volontari, e la cittadinanza, forze politiche di rilevanza nazionale e anche noi di Ravenna in Comune restiamo in credito da loro di una risposta.”