Trentacinque anni fa alle 9 di un venerdì mattina scoppiò un incendio nella stiva numero 2 di una nave in riparazione che si chiamava Elisabetta Montanari. I Vigili arrivarono quasi subito. Prima delle 10 erano già al lavoro tre squadre e alle 10.15 l’incendio era sotto controllo. Il corpo del primo lavoratore fu estratto alle 10.45. L’ultimo alle 14.10. Alle 11 venne chiamata la madre di uno dei lavoratori deceduti. Non per informarla dell’accaduto ma nel tentativo di recuperare il libretto di lavoro per regolarizzare post mortem la posizione previdenziale del figlio. Dei tredici defunti, otto erano sconosciuti all’INPS. Oggi, come tutti gli anni, Ravenna in Comune ricorda:
Filippo Argnani,
Marcello Cacciatore,
Alessandro Centioni,
Gianni Cortini,
Massimo Foschi,
Marco Gaudenzi,
Domenico Lapolla,
Mosad Mohamed Abdel Hady,
Vincenzo Padua,
Onofrio Piegari,
Massimo Romeo,
Antonio Sansovini,
Paolo Seconi.
Tanti i ragazzi, tanti della collina, tanti al primo giorno di lavoro. Tutti morti.
Da allora sono cambiate le norme di sicurezza. Due volte. Prima con la L.626 del 1994 e poi con il D.Lgs.81 del 2008. Oggi non potrebbe più accadere la morte contemporanea di tante persone. Tante quante quelle morte tre anni dopo in un altro singolo episodio: la caduta dell’elicottero del 25 novembre 1990. Oggi non si ripeterebbe ma solo perché, nel porto di Ravenna, di grandi cantieri navali come quello della Mecnavi di allora non ce n’è più. Oggi si muore a gruppi più piccoli. Una, due, tre persone al massimo per volta. Ma si continua a morire. Lo scorso anno in un singolo giorno, il 15 luglio 2021, abbiamo avuto due morti entrambi rimasti uccisi in porto. Quest’anno il 4 febbraio è precipitato da un’impalcatura Vasile e il 18 febbraio è toccato ad Antonio assieme al braccio meccanico su cui si trovava. Morti entrambi.
A non essere cambiate sono le cause, che sono le stesse di 35 anni fa. Fare più soldi da parte dei padroni risparmiando su quello che serve per evitare i rischi lavorativi. Fare più soldi risparmiando sui costi della regolarità contributiva. Fare più soldi risparmiando rispetto agli oneri contrattuali. Appaltare, sub-appaltare e sub-sub-appaltare tutto quello che si riesce. Assumere in nero. Usare finte cooperative. Usare i caporali. E così via. Ancora oggi ci sono lavoratori che dopo essere stati colpiti vengono spostati in modo da simulare un malore. Se sono irregolari lo spostamento avviene sul bordo di una strada per simulare un incidente. I rischi sono bassissimi. Pagarono poco gli Arienti per i morti della Mecnavi. Pagano ancora meno i responsabili delle morti di oggi.
La CGIL ha informato che il 3 marzo si è riunito per la prima volta quest’anno, la terza da quando è stato istituito, l’Osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro. “Per la prima volta – ha dichiarato la segretaria generale della Camera del Lavoro ravennate, Marinella Melandri – l’Osservatorio si è dato un piano operativo. Nei prossimi giorni sarà redatto un documento, contenente gli elementi di maggiore criticità sul territorio emersi nel corso dell’incontro. In particolare si è condivisa la necessità di pianificare l’attività ispettiva, con particolare attenzione ai settori maggiormente sollecitati in questo momento: edilizia, portualità e agricoltura. L’Osservatorio ha anche manifestato l’esigenza di avere un preciso monitoraggio della quantità e della qualità delle ispezioni e delle sanzioni elevate nel corso dei controlli”.
C’è invero ben poca novità rispetto ai comunicati usciti in occasione delle altre due riunioni in tutto dell’Osservatorio. Talmente scarsa, in realtà, l’aspettativa che la stessa CGIL pochi giorni dopo ha annunciato di aver costituito un proprio Osservatorio interno al Sindacato che si avvarrà, per forza di cose, dei soli dati periodicamente diffusi dall’INAIL.
Il 18 giugno 2019 su proposta di Ravenna in Comune il Consiglio Comunale, senza opposizioni, approvò di: “impegnare Sindaco e Giunta:
- A finalizzare gli ulteriori protocolli sugli appalti in fase di elaborazione fra il Comune di Ravenna e le principali forze sindacali.
- A promuovere l’attivazione di un “Osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro” che possa fare da coordinamento attivo, coinvolgendo tutti gli attori della filiera del lavoro interessati, di volta in volta, alla criticità da affrontare, cercando di favorirne il dialogo quando necessario.
- L’osservatorio dovrà essere uno strumento utile al monitoraggio della concreta applicazione dei protocolli sugli appalti pubblici e privati, sulla sicurezza, sul rispetto delle condizioni di lavoro. Dovrà quindi essere un collettore di informazioni e relazionare annualmente sulle criticità emerse e sull’andamento degli infortuni nel lavoro dei diversi settori.
- L’osservatorio dovrà monitorare e relazionare sulla situazione delle condizioni lavorative delle donne affinché sia garantito il rispetto dell’art. 37 della nostra Costituzione.
- Compito dell’osservatorio dovrà anche essere la progettazione di attività finalizzate ad incentivare la cultura della sicurezza e della legalità”.
A quasi tre anni da quel voto e a trentacinque dai tredici morti dell’Elisabetta Montanari la strada da percorrere è ancora lunga.