“Perché ancora una volta Verdi? Ma perché non basta mai!”: parola di Cristina Mazzavillani Muti, ancora una volta alla regia per la Trilogia d’Autunno, che conclude la XXIX edizione di Ravenna Festival con un trittico di capolavori. Nabucco, Rigoletto e Otello saranno in scena, sera dopo sera, dal 23 novembre al 2 dicembre, in un’appassionante maratona lirica che indaga il genio di Giuseppe Verdi, trasformando il Teatro Alighieri in una vera e propria “fabbrica dell’opera” capace di dare corpo e voce a tre momenti chiave del percorso artistico e umano del compositore bussetano: “più affondi le mani nel suo teatro e più ti accorgi della grandezza o, meglio, della compiutezza della sua scrittura”. Al servizio di questa straordinaria avventura nell’universo verdiano le invenzioni del team creativo, nutrite dalle più moderne tecnologie, e tre direttori d’orchestra che si alternano alla guida dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”: Pietro Borgonovo per Nabucco, il giovane iraniano Hossein Pishkar – allievo della III edizione dell’Italian Opera Academy di Riccardo Muti – per Rigoletto, Nicola Paszkowski per Otello. La Trilogia è resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Camera di Commercio, della Regione Emilia Romagna e del Ministero per i beni e le attività culturali, con il determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Dal 2012 la Trilogia ha esteso il Festival oltre i tradizionali confini estivi, offrendo anno dopo anno l’occasione per un omaggio a compositori simbolo, a titoli indimenticabili, alla sensibilità musicale e drammaturgica di un’epoca. Nel 2018 si rinnova il tributo a Verdi che aveva caratterizzato le prime trilogie e che questa volta si comporrà di due nuovi allestimenti – Nabucco e Rigoletto – e del ritorno dell’Otello applaudito per la prima volta nel 2013. Per ospitare tre titoli, sera dopo sera, il Teatro si è trasformato in un’instancabile macchina produttiva, ma anche in un laboratorio dove sperimentare allestimenti e tecnologie scenografiche: accanto a Cristina Muti, il light designer Vincent Longuemare, il visual designer Paolo Micicché, il visual designer e video programmer Davide Broccoli e Alessandro Lai per i costumi; Alessandro Baldessari cura invece il sound design del Nabucco. Si rinnova inoltre il ruolo del palcoscenico dell’Alighieri come trampolino e palestra per giovani interpreti e cantanti al debutto nel ruolo: è il caso, ad esempio, del Nabucco trentenne Serban Vasile o di gran parte del cast di Otello, a partire da Elisa Balbo, Mikheil Sheshaberidze e Luca Micheletti, per la prima volta nei panni – rispettivamente – di Desdemona, Otello e Iago. Il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” è preparato da Martino Faggiani e Massimo Fiocchi Malaspina, mentre Elisabetta Agostini guida il Coro Voci Bianche Ludus Vocalis.
Patrimonio vivente che ha reso l’italiano la lingua per eccellenza della musica e del teatro, l’opera lirica rimane una delle eccellenze della nostra cultura per il pubblico straniero; un pubblico che ha premiato la Trilogia con la presenza di 1500 spettatori in particolare da Paesi Bassi, Germania, Francia, Inghilterra, Finlandia e Svezia – dove il Festival è stato presentato all’inizio di quest’anno – e che ne conferma la forza come attrattore di incoming turistico fuori stagione. “L’entusiasta e crescente risposta del pubblico europeo e della stampa d’oltralpe alla Trilogia è un riconoscimento importante alla qualità delle nostre produzioni e alla presenza di allestimenti funzionali e innovativi – sottolinea il Sovrintendente del Festival Antonio De Rosa. – Continueremo su questa strada, consapevoli che coniugare cultura e turismo in maniera virtuosa produce grandi vantaggi alla collettività.”
La Trilogia offre inoltre l’occasione di continuare il dialogo con il mondo della scuola, aprendo le porte del Teatro a 1600 studenti delle scuole medie e superiori e a universitari, che assisteranno alle prove generali in programma. Si è inoltre rinnovata anche per quest’anno la collaborazione con l’Istituto Tecnico Morigia – Perdisa, inauguratasi nel 2017 nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro: tre classi terze della sezione grafica dell’Istituto sono state invitate a prendere parte all’esperienza della Trilogia, da una parte con una serie di incontri-lezione con lo staff di Ravenna Festival sui temi della grafica e della comunicazione web applicate alla sfera dello spettacolo dal vivo, dall’altra con la possibilità di assistere alle prove a teatro diventandone testimoni in diretta su Instagram.
Non poteva che essere Nabucco ad aprire la Trilogia destinata a ripercorrere la parabola creativa di Verdi, l’opera con cui il compositore nel 1841 risorge dalle avversità del destino e riprende in mano la propria vita, di uomo e di musicista. È in quella partitura che si gettano le basi del successo irresistibile di Rigoletto (1851), primo tassello del trittico “popolare” e tra tutte l’opera prediletta dall’autore. E, in fondo, anche dell’estremo rinnovamento che in Otello (1887) germoglia dal verbo shakespeariano, approdo inevitabile della “parola scenica” verdiana. “Nabucco, Rigoletto, Otello: non è un percorso di ‘crescita’ o di ‘miglioramento’ – sottolinea la regista – ma un ampio arco in cui il genio ci prende per mano conducendoci attraverso le trasformazioni a cui, con inesausto coraggio, ha saputo dar forma. Rimanendo comunque sempre se stesso, straordinario conoscitore dell’animo umano, del sarcasmo, dell’ironia, della crudeltà, della sofferenza, della tirannide… Continuando a mettere a confronto Verdi con Verdi scopri che la sua linfa creativa si rinnova continuamente, che non c’è mai ripetizione. E che ogni sua opera è il segno e il frutto di un determinato periodo storico, di un particolare momento della sua vita”.