“Ci mancavano le cavallette. Mai come nel corso del 2023 abbiamo conosciuto in Romagna i pesantissimi effetti dei cambiamenti climatici, fino a prefigurare una vera e propria emergenza anche locale: Prima un inverno estremamente mite e siccitoso. Poi, tra maggio e giugno, le due tragiche alluvioni che hanno causanto 15 morti e danni calcolati nell’ordine di 9 miliardi di euro per famiglie, agricoltura e imprese. Il mese di luglio è stato anche in Emilia-Romagna il più caldo di sempre, con punte che hanno nettamente superato i 40 gradi all’ombra di giorno, “notti tropicali” e ondate di calore nelle città durate fino ad una decina di giorni consecutivi. Abbiamo conosciuto a Cervia, nella bassa Romagna e nel nord del Comune di Ravenna fenomeni metereologici estremi con tornado, venti fortissimi e grandinate straordinarie, che in pochi secondi hanno causato feriti, sradicato centinaia di alberi, prodotto ingenti danni alle colture, a case e automobili.
La Romagna ha subito un duro colpo e giustamente chiede con forza al Governo nazionale risorse adeguate, per ripristinare abitazioni, imprese, infrastrutture e mettere in sicurezza il territorio. Ma gli episodi che abbiamo conosciuto non sono una casualità. E non si provi a dire che infondo sono sempre accaduti, perché la frequenza e l’intensità di questi fenomeni sono del tutto nuovi. Da tempo migliaia di scienziati nel mondo ci stanno dicendo che la forte crescita della concentrazione CO2 in atmosfera causata dalle emissioni di gas serra sta provocando un riscaldamento superiore a 1 grado (quasi 2 in Italia), aumentando l’energia accumulata che poi “scarica” con effetti imprevedibili, sempre più gravi anche in zone che per secoli hanno conosciuto un clima mite di tipo mediterraneo.
Il primo errore da non commettere è negare la portata di questi fenomeni, come fa la destra italiana ed europea: mettere la testa sotto la sabbia per non vedere non ci salverà. Abbiamo sentito argomentazioni tanto gravi quanto ridicole, letto ricostruzioni negazioniste quasi che la causa dei danni fossero gli alberi in piazza e non i cambiamenti climatici!
Come ribadito in tanti atti consiliari e ad ogni discussione, continuiamo a pensare che dobbiamo investire su due aspetti:
1) Il contrasto ai cambiamenti climatici si fa riducendo drasticamente l’impiego delle energie fossili (carbone, petrolio e gas naturale) e le emissioni (la UE ha previsto la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030). Per questo serve accelerare il passaggio in tutto il mondo alle energie rinnovabili e pulite.
2) L’adattamento ai cambiamenti climatici richiede investimenti con modalità nuove e adeguate nella messa in sicurezza del territorio, la riduzione delle aree impermeabilizzate, l’arresto del consumo di suolo ed infine il fondamentale potenziamento della rete di protezione civile per salvaguardare le popolazioni, promuovere una cultura diffusa della prevenzione e consapevolezza dei comportamenti da adottare in caso di calamità.
Occorre una attenzione del tutto nuova del Governo ma anche di cittadini, imprese, Enti Locali, forze politiche a ogni livello. Il tempo è ora, il pianeta ce lo dice ogni giorno. Le soluzioni tecniche ci sono e sono economicamente competitive, come dimostrano le migliaia di nuovi impianti fotovoltaici realizzati sui tetti. Il Governo deve cambiare passo.
A Ravenna sono stati presentati da tempo due progetti importanti: il progetto Agnes per una produzione di energia elettrica da rinnovabili (eolico, fotovoltaico galleggiante e idrogeno verde) circa pari al consumo di tutte le famiglie romagnole, e il progetto di fotovoltaico galleggiante nell’ex cava Manzona per 31 MW. Paradossalmente entrambi sono fermi al Ministero dell’Ambiente per la Valutazione di Impatto ambientale, ma le procedure sono in significativo ritardo! Si può ancora accettare che le attuali leggi ambientali prevedano per tali procedure al massimo un anno di tempo e invece si impiegano anche 15-20 anni per una autorizzazione?
Il Ministro aveva promesso il completamento dei decreti per le Comunità energetiche rinnovabili ed anche su questo è in ritardo, un ritardo che frena decine di nuovi progetti. In più è inaccettabile che per l’allaccio da parte di ENEL di un piccolo impianto fotovoltaico domestico ci vogliano mesi, quando è immediato in altri paesi.
Al porto vediamo centinaia di navi che da ferme usano nafta per il funzionamento emettendo enormi quantità di CO2. L’ elettrificazione delle banchine portuali è un obiettivo centrale per un Paese come l’Italia.
In termini di messa in sicurezza del territorio dobbiamo costruire una strategia, utilizzare al meglio scienza e tecnologia per allestire infrastrutture adeguate senza pregiudiziali ideologiche e studiando le situazioni (dai bacini per trattenere le acque in collina, alle casse di espansione dei fiumi fino al potenziamento del sistema della bonifica nel nostro territorio).
Siamo di fronte ad una sfida molto impegnativa. La transizione ecologica non va vista come un costo ma come un investimento. Una grande opportunità per avere uno sviluppo più moderno, più pulito ed ecosostenibile, in grado di produrre nuovi posti di lavoro. Come Ravenna Coraggiosa proponiamo di affrontarla con determinazione. “