Massima solidarietà da parte dei promotori del circolo proletari comunisti di Ravenna alla ragazza vittima due volte: dalla violenza sessuale di due uomini e dai Tribunali di questo sistema marcio, fondato sul dominio patriarcale fatto proprio dal potere borghese/capitalista.
E’ una sentenza che attacca le lotte che il movimento delle donne sta portando avanti contro la violenza sessuale e i femminicidi che ne sono la conseguenza.
Una sentenza che porta a scoraggiare le donne a denunciare i loro carnefici.
E’ una sentenza che conferma che le istituzioni di questo Stato non solo non fanno niente contro la violenza sessuale contro le donne ma addirittura spingono ad accettare come “normale” la violenza sessuale maschilista.
I giudici nei fatti giustificano la violenza subita dalla ragazza quando parlano di “serata gioviale” e che, sebbene “in uno stato di non piena lucidità”, lei era “pienamente in grado di esprimere un valido consenso al rapporto sessuale e lo ha espresso”. Una sentenza in contrasto non solo contro la realtà ammessa dagli stessi giudici (quando affermano che la donna non era pienamente lucida), ma in contrasto anche con la stessa Cassazione (sentenza n. 32462/2018della terza sezione penale) che sottolinea, invece, che c’è «violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica» anche se la vittima ha assunto alcol volontariamente, visto che «in uno stato in infermità psichica», a prescindere da chi l’abbia determinato, mancano le condizioni per prestare un «valido consenso».
Una sentenza che rovescia sulla donna vittima la responsabilità della violenza in quanto avrebbe “acconsentito”!
Nessuna condanna contro i violentatori e contro il balordo che ha ripreso la violenza contro la ragazza con il telefonino e che si è giustificato dicendo che lo avrebbe fatto “per ridere”.
Per il Pm Angela Scorza la giovane “non era in grado di prestare un consenso libero” e “le sue condizioni sono state strumentalizzate per soddisfare pulsioni sessuali”.
L’avvocata della ragazza lo ha espresso chiaramente – e su questo siamo d’accordo con lei -: “la pronuncia non è coerente con quanto emerso durante il dibattimento ed è assolutamente sconfortante e annichilente sotto il profilo giuridico e culturale. Verosimilmente la adduco a un retaggio ancora una volta di tipo patriarcale, per cui le condotte degli uomini abusanti vanno nella maggior parte dei casi giustificate”.
Questa sentenza non può passare sotto silenzio, delegata agli avvocati, ma deve essere contestata dalle donne, dalle lavoratrici, dalle proletarie, dalle giovani ribelli prime fra tutte, perchè è una sentenza che riguarda tutte le donne ma che un certo femminismo borghese e piccolo borghese non è in grado di contrastare fino in fondo e che deve trovare anche i lavoratori uomini uniti ad esse in una battaglia che riguarda il progresso, l’avvenire di una società di liberi e uguali, a partire dalla lotta delle donne contro le mille manifestazioni dell’oppressione patriarcale, maschilista.
E’ decisivo il protagonismo delle donne proletarie e delle giovani ribelli come alternativa ad un certo femminismo istituzionale borghese conciliante con lo Stato e le sue istituzioni per cui la battaglia è solo “culturale” e non va invece alla radice che origina la violenza maschilista, perché “andare alla radice” significa mettere in discussione proprio questo sistema responsabile di una certa “cultura” patriarcale e maschilista che opprime le donne due volte, come donne e come lavoratrici, perché la realtà concreta che viviamo è fatta di dominio, oppressione, rapporti di proprietà e, quindi, non rimane altro da fare che rovesciare questo sistema sociale che opprime le donne di cui la violenza sessuale ne è il prodotto.
Le associazioni del femminismo istituzionale borghese presenti a Ravenna non condannano infatti “il singolo episodio”
….ma si tratta di una questione culturale che porta a normalizzare e accettare frasi come “era solo per ridere “. Per poi affermare che “casi come questi non devono scoraggiare le donne a denunciare i maltrattamenti”.
Al solito il femminismo borghese lancia messaggi di conciliazione con le istituzioni dello Stato: o la sentenza si condanna e si promuovono mobilitazioni contro, oppure sarà inevitabile che questa inciderà sulle denunce per violenza sessuale.