Solo, sperduto su un’isola vulcanica in mezzo al Mediterraneo, c’è un generale. È stato mandato lì per cercare di tenere i conti, per ridurre a fredda, razionale statistica l’ecatombe irrazionale di migliaia di corpi, annegati nel tentativo di raggiungere l’Europa. Ma i conti non tornano mai e i morti reclamano che si renda loro memoria. Rumore di acque, la fiaba nera firmata da Marco Martinelli, torna in scena domenica 5 luglio, alle 21.30 alla Rocca Brancaleone; torna a Ravenna Festival, dove ha debuttato nel 2010 – perché ancora, dopo dieci anni, nessuno può dirsi innocente davanti a quelle vite perdute, a quel popolo di sommersi che non abbiamo potuto, o voluto, salvare. La coproduzione con Teatro delle Albe-Ravenna Teatro – che gode del patrocinio di Amnesty International e il cui testo, tradotto in nove lingue, è stato oggetto di innumerevoli allestimenti, riprese e letture – vede Alessandro Renda, storico attore della compagnia ravennate, nel ruolo protagonista; le musiche originali, eseguite dal vivo, sono dei Fratelli Mancuso.
Rumore di acque nasce nel 2010 dalla penna del regista e drammaturgo Marco Martinelli dopo un lungo tempo trascorso in Sicilia, a Mazara del Vallo, ad ascoltare le agghiaccianti storie delle traversate che i migranti tentano dal nord Africa verso le coste italiane. “Ho scritto e diretto Rumore di acque – ricorda Martinelli – dopo alcuni anni passati in Sicilia, presentandolo poi per la prima volta all’interno di Ravenna Festival 2010. Una volta arrivati a Mazara, le notizie sui naufragi che sentivamo ogni giorno dai telegiornali presero un’altra consistenza. Quel mare era lì, davanti a noi. L’Africa la vedevamo davvero, in lontananza. Nacque in me il desiderio di ascoltare le storie dei profughi, l’idea di scrivere attorno a quella tragedia. Non sapevo cosa, sentivo di doverlo fare, punto”. Da quella necessità è nato uno spettacolo che non invecchia, innanzitutto perché non è invecchiata la storia che denuncia pur essendo cambiati governi e contesti politici.
Il generale monologante protagonista di Rumore di acque, interpretato da Alessandro Renda, è una presenza fantomatica su un’isola sperduta, una specie di “medium” attraversato, suo malgrado, da un popolo di voci e di volti che lo assediano; neanche la sua indole burocratica riesce a ridurli a mero elenco di numeri, a statistica. “Abbiamo messo in scena questo generale malefico – spiega Renda – una sorta di fantoccio, ispirato a Gheddafi, perché denunciavamo le complicità nostre e dell’Europa che si sono, se è possibile, perfino aggravate dopo la morte del dittatore. Allora ci siamo ispirati ai lavori dei pochi giornalisti che ne parlavano e abbiamo raccolto noi stessi testimonianze. Biografie che raccontavano di traversate nel deserto, carceri libiche, morti in fondo al mare. In fondo la grande verità è che Rumore di acque racconta la storia dell’uomo a cui nessuno può sottrarsi: la natura più profonda dell’essere umano è quella di essere curioso, di muoversi, di viaggiare, non solo per necessità o per sfuggire da qualcosa o qualcuno”.
“Che cos’è la cultura, che cos’è il teatro, da Sofocle a Brecht, se non un cerchio ideale in cui l’umanità riflette sulla violenza e sulle contraddizioni drammatiche che la lacerano? – continua Martinelli – Questo a mio avviso significa prendere sul serio le parole ‘cultura’ e ‘teatro’, affrontando i nodi ‘capitali’ della propria epoca”. Il monologo, tra i più avvincenti scritti dal drammaturgo ravennate e ideato insieme a Ermanna Montanari, ha avuto grande risonanza in Italia e all’estero, assumendo corpi e lingue diverse e ne sono stati fatti innumerevoli nuovi allestimenti, riprese, adattamenti, letture e messe in scena tra festival e stagioni di teatri e centri di cultura internazionali e universitari: in Francia, in Germania, in Romania, negli Stati Uniti, da Chicago a New York all’Oregon, e poi in Brasile, in Cile e, in una singolare edizione “corale” per Mons capitale europea della cultura 2015. Il testo è stato tradotto in nove lingue (inglese, francese, tedesco, romeno, spagnolo cileno, portoghese, bulgaro, wolof e spagnolo).
Prima dello spettacolo un saluto e un’introduzione di Franco Masotti, direttore artistico di Ravenna Festival, e Marco Martinelli, insieme a Gerardo Guccini, curatore del volume appena pubblicato dove Martinelli ristampa due drammaturgie teatrali: Drammi al presente. Salmagundi / Rumore di acque (Editoria & Spettacolo, 2020, Spoleto).