“Carmen non è solo un personaggio, Carmen è un’ossessione”: parola di Luca Micheletti, a cui Cristina Mazzavillani Muti, ideatrice e curatrice dell’intero progetto della Trilogia d’Autunno e regista per Norma e Aida, ha affidato l’opera di Bizet. Terzo titolo con cui si completa la maratona lirica a conclusione della XXX edizione di Ravenna Festival, oggi alle 15.30 la prima di Carmen spalanca le porte del Teatro Alighieri su un mondo – ora di sapore noir, ora vibrante di realismo magico, sospeso fra bianco e nero e sferzate di rosso – dove il sogno d’amore si confonde con quello della rivoluzione e dell’eversione. Sul podio dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” Vladimir Ovodok, già direttore della trilogia “verista” del 2017, mentre Antonio Greco ed Elisabetta Agostini hanno preparato rispettivamente il Coro Cherubini, unito a quello Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”, e il Coro di voci bianche Ludus Vocalis. Carmen sarà di nuovo in scena giovedì 7 e domenica 10 novembre.
Approdato alla lirica dopo un lungo percorso come attore e regista nel teatro di prosa e musicale da camera, Micheletti aveva già conquistato il pubblico della Trilogia 2018, come Iago nell’Otello, ma per la sfida di portare in scena Carmen (dove interpreta anche il ruolo di Escamillo) ha potuto contare sul proprio background teatrale, ricco di collaborazioni con registi quali Luca Ronconi e Marco Bellocchio e riconoscimenti del calibro del Premio Ubu, che gli è stato assegnato nel 2011. Ne è nato un universo dominato dall’ammaliante, narcisista Carmen, di cui tutti, uomini e donne, sono vittime: “gli uomini non si danno pace di non possederla e usano ogni mezzo lecito ed illecito per tenerla con sé: la corteggiano, la arrestano, la pugnalano – spiega Micheletti, – mentre le donne cercano di eliminarla o comunque di depotenziarne il carisma: la aggrediscono, la imitano, la stigmatizzano”.
Anno dopo anno un’occasione per sperimentare nuove tecnologie degli allestimenti, la Trilogia si conferma anche palestra e trampolino di lancio per artisti al debutto o al debutto nel ruolo. Nel ruolo della protagonista si alternano Martina Belli (3 e 7) e Clarissa Leonardi (10), mentre il sergente Don José, prima vittima e poi carnefice di Carmen, è il tenore Antonio Corianò. Se il ruolo del torero Escamillo, terzo vertice del fatale triangolo di passione, è dello stesso Micheletti, Micaëla, fidanzata di Don José, è Elisa Balbo, già Desdemona nel 2018. La caserma ospita anche Moralès e Zuniga, rispettivamente Christian Federici e Adriano Gramigni, mentre la fazione dei contrabbandieri include Le Dancaïre e Le Remendado interpretati da Rosario Grauso e Riccardo Rados. Alessia Pintossi e Francesca di Sauro sono le amiche di Carmen, Frasquita e Mercédès. Ivan Merlo è Lillas Pastia e una guida, Luca Massaroli è Andrès, Ken Watanabe un bohémien e Yulia Tkacenko una mercante. In scena anche i DanzActori Trilogia d’Autunno, mentre Lara Guidetti è assistente ai movimenti scenici.
L’azione muove dalla tetra caserma del primo atto all’equivoca manifattura, dall’ancora più equivoco locale di Lillas Pastia, alla montagna del terzo atto e infine alle porte dell’arena di Siviglia, lungo “un percorso trasfigurato dalle passioni di chi lo vive – continua Micheletti – i moti dell’animo e le fantasie dei protagonisti modificano la realtà che li circonda, ed essa perde via via i connotati di spazio pubblico, divenendo sempre di più lo spazio privato dell’allucinazione, della proiezione delle pulsioni interiori”. Le scene di Ezio Antonelli, le luci di Vincent Longuemare e i costumi di Alessandro Lai contribuiscono a esaltare la dimensione universale della narrazione, che rinuncia al colore per cogliere il cuore più drammatico e umano delle vicende.
Lunedì 4 novembre, in attesa del secondo trittico d’opere (Norma martedì 5 novembre, Aida mercoledì 6, Carmen giovedì 7), il Teatro Alighieri osserva apertura straordinaria dalle 14.30 alle 19.30 per permettere a tutti di visitare liberamente la mostra Corpo a corpo dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti, curata da Maria Rita Bentini e Nicola Cucchiaro e allestita negli spazi del teatro.