Ci sono legami che negli anni si consolidano fino a diventare tradizione: è il caso della collaborazione che Ravenna Festival ha intrecciato con una delle più importanti realtà formative musicali del nostro Paese, la Scuola di Musica di Fiesole, che di anno in anno propone al pubblico del Festival i migliori tra i giovani ensemble cameristici, nati o perfezionatisi in seno ai propri prestigiosi corsi. In questa XXX edizione, lunedì 1 luglio al Chiostro della Biblioteca Classense, alle 21,30, è previsto il debutto ravennate del Quartetto Echos, ovvero di Andrea Maffolini e Ida Di Vita ai violini, Giorgia Lenzo alla viola e Martino Maina al violoncello. Quartetto attivo dal 2013 e già nel 2017 insignito del Premio Abbiati “Piero Farulli”, intitolato quindi all’indimenticato fondatore della scuola fiesolana, sarà in questa occasione alle prese con pagine di Anton Webern, Leos Janáček e Wolfgang Amadeus Mozart.
Dunque un quartetto d’archi, la più “nobile” delle combinazioni cameristiche, banco di prova per ogni compositore. E si tratta di giovani musicisti tutti cresciuti al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino, che insieme hanno avuto preziose opportunità di formazione, con il Quartetto di Cremona all’Accademia “Walter Stauffer” poi con importanti musicisti e prime parti di rinomati ensemble e ora con il Quartetto Belcea e Cristoph Giovaninetti proprio presso la Scuola di Fiesole, nel cui ambito è stato ritenuto meritevole di prendere parte alla European Chamber Music Academy.
Il programma proposto, come ogni buon processo didattico e di apprendimento, segue relazioni, fili sottili e legami (anche nascosti) che passano tra individui e tra stili musicali, partendo da un brano non frequentemente eseguito come il Langsamer Satz per quartetto d’archi Wo06 di Anton Webern fino ad arrivare al Quartetto in do maggiore detto “delle dissonanze” K465 di Mozart passando per il Quartetto n. 2 “Lettres intimes” di Janáček.
Prima di immaginare che sarebbe diventato un maestro della musica seriale, nel 1905 Anton Webern firma il “movimento lento” per quartetto d’archi, riflettendo sul repertorio romantico e post-brahmsiano su cui si era formato. Erano gli anni dell’innamoramento per la cugina Wilhelmine Mõrtl, che qualche anno dopo sarebbe diventata sua moglie, a testimonianza del quale i diari di Webern raccontano le emozioni vissute durante una vacanza nel giugno 1905. Come se il pensiero d’amore e il sistema tonale, con i suoi temi contrastanti e le armonie ben riconoscibili, andassero di pari passo, il Langsamer Satz, a cui quei passi dei diari sono spesso associati, non rompe con il sistema tonale, ma rivela comunque una tendenza al superamento delle forme tradizionali, nella maggiore complessità tematica, nelle frequenti sezioni modulanti e in una particolare attenzione al timbro degli strumenti, spesso chiamati a suonare in registri inconsueti o con la sordina.
Strettamente legato a una pratica privata della scrittura “amorosa” è anche il Quartetto “Lettere intime” di Janáček: infatti tramite le lettere del compositore alla giovane amante Kamila Stösslová è possibile ripercorrere la partitura, scritta tra gennaio e febbraio del 1928. Si spiegano attraverso il dialogo intimo tra gli amanti le polarità tematiche che alludono al rapporto maschile-femminile, ma anche i frammenti legati a idee di maternità e di infanzia, combinati inoltre con temi popolari di ninna nanna e di danza. La figura di Kamila è evocata in particolar modo dalla viola che, nelle intenzioni originarie di Janáček, avrebbe dovuto essere, appunto, una viola d’amore.
Un altro rapporto epistolare, quello tra Mozart e Haydn, che si ritenevano vicendevolmente il più grande musicista vivente, testimonia la dedica al più anziano compositore dei sei Quartetti scritti da Mozart a Vienna tra il 1782 e il 1785. Il Quartetto K465 è noto con l’appellativo “delle dissonanze” per gli audaci rapporti armonici che Mozart seppe costruire nell’Adagio iniziale, forte di una personale rielaborazione della scrittura contrappuntistica di Bach e Händel.