Non poteva che essere Nabucco ad aprire questa Trilogia d’Autunno, il cui trittico di capolavori ripercorre la parabola creativa di Giuseppe Verdi attraverso tre momenti chiave del suo percorso artistico e umano: “In Nabucco c’è già tutto il Verdi che verrà dopo – spiega la regista Cristina Mazzavillani Muti – l’amore per la coralità e l’amore per il personaggio. E come in Nabucco Verdi getta i semi di ciò che raccoglierà lungo tutta la vita, su questo palcoscenico è proprio da Nabucco che tutto germoglia”. La XXIX edizione di Ravenna Festival si conclude così con una straordinaria maratona lirica che rinnova l’omaggio al compositore bussetano e presenta due nuove produzioni – Nabucco e Rigoletto – accanto all’Otello applaudito per la prima volta nel 2013. Venerdì 23 novembre, alle 20.30, la prima di Nabucco (repliche 27 e 30 novembre) vedrà i musicisti dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” guidati da Alessandro Benigni; al servizio dell’intera Trilogia ci saranno come sempre le invenzioni del team creativo e le più moderne tecnologie che permettono il rapido alternarsi dei tre titoli sul palcoscenico, sera dopo sera, fino al 2 dicembre.
Nabucco è il baritono rumeno Serban Vasile, mentre le principesse Fenena e Abigaille sono rispettivamente Lucyna Jarzabek, dalla Polonia, e Alessandra Gioia. Ismaele, oggetto della contesa amorosa, è Riccardo Rados, mentre Evegeny Stavinski veste i panni del gran pontefice degli ebrei Zaccaria. La sua controparte in campo assiro-babilonese è il gran sacerdote di Belo, interpretato da Ion Stancu. Abdallo, l’ufficiale fedele a Nabucco, e Anna, sorella di Zaccaria, sono invece Giacomo Leone e Renata Campanella. Il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” è guidato da Martino Faggiani e Massimo Fiocchi Malaspina. Accanto a Cristina Muti, il lighting designer Vincent Longuemare, il visual designer Davide Broccoli, Paolo Micicché consulente per le immagini, il sound designer Alessandro Baldessari, Alessandro Lai per i costumi.
Nabucco è l’opera con cui Verdi risorge dalle avversità del destino – la perdita della moglie e dei figli – e riprende in mano la propria vita, di uomo e musicista, creando – tra 1841 e 1842 – un dramma lirico in quattro parti su libretto di Temistocle Solera, dove convergono il dramma omonimo di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu e il ballo di Antonio Cortesi. È in questa partitura che si gettano le basi del successo irresistibile di Rigoletto (1851), primo tassello del trittico “popolare” e tra tutte l’opera prediletta dall’autore. E, in fondo, anche del rinnovamento che in Otello (1887) fiorisce dal verbo shakespeariano, approdo inevitabile della “parola scenica” verdiana. Allo stesso modo l’impianto scenico della nuova produzione di Nabucco, quanto le riflessioni che ne hanno guidato la creazione, sono il cuore di tutti e tre gli allestimenti della Trilogia, pur sempre originalissimi grazie ai duttili strumenti della tecnologia. Con Nabucco il viaggio della Trilogia comincia dall’antica Mesopotamia, da un tempo che più non ci appartiene ma che portiamo nelle ossa, perché fra Tigri ed Eufrate affondano le radici della nostra civiltà. Un Nabucco “biblico-archeologico” quindi, che attinge al patrimonio figurativo delle civiltà mesopotamiche da un lato e alla voce del profeta Geremia dall’altro; è proprio a partire dalla Bibbia, letta con passione e in un momento particolarissimo e drammatico, che Verdi delinea i personaggi dell’opera, illuminandoli e definendoli attraverso il coro.
Il triangolo d’amore e gelosia che lega le figlie del re Fenena e Abigaille all’ebreo Ismaele si colloca infatti nel più ampio affresco storico della schiavitù ebraica in terra babilonese, un contrasto inasprito da quello fra la fede nell’unico dio degli ebrei e l’adorazione della divinità pagana Belo. E se il sovrano, il Nabucco del titolo, finirà per convertirsi al pari della figlia Fenena, Abigaille reagisce alla rivelazione delle proprie origini di schiava e al rifiuto di Ismaele, che le preferisce Fenena, prima con l’usurpazione del trono paterno e poi con il suicidio. Una tragedia costruita dunque per opposti e attraverso il loro rovesciamento: sulla scena che contrappone i preziosi blu, rossi e oro della corte assiro-babilonese al bianco e nero del mondo ebraico, il Nabucco triumphans, conquistatore di popoli e sovrano pronto a paragonarsi a dio, può divenire Nabucco patiens, folle, detronizzato, prigioniero. Vittima come vittime lo sono quegli Ebrei che ha ridotto in schiavitù; vittime sono anche Fenena e Abigaille, il cui status di principesse non risparmia all’una di divenire ostaggio degli Ebrei e poi perseguitata per aver aderito alla loro fede, all’altra l’onta delle proprie origini e, infine, la sconfitta.
La Trilogia – resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Camera di Commercio, della Regione Emilia Romagna e del Ministero per i beni e le attività culturali, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, di Bper Banca, Hormoz Vasfi e Unipol Banca – si completa sabato 24 con Rigoletto (repliche 28 novembre e 1 dicembre) e domenica 25 con Otello (repliche 29 novembre e 2 dicembre).
Info e prevendite: tel. 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: da 18 a 70 euro / Speciale giovani: 5 euro / under 18 e universitari: 50% sulle tariffe ridotte