Tredici grandi quadri, tredici stazioni di una vita sposano altrettanti brani musicali barocchi che ne traducono gli umori melanconici, violenti, esuberanti: questa sera alle 21.30 alla Rocca Brancaleone, Et manchi pietà celebra vita e arte della pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi, specchiando le pagine musicali nel gesto pittorico. La narrazione unisce video e musica dal vivo, grazie al sodalizio fra la compagnia Anagoor, Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2018 nella sezione Teatro, e l’ensemble Accademia d’Arcadia, guidato da Alessandra Rossi Lürig alla spinetta e affiancato dal soprano Silvia Frigato. Che pittura e musica possano incontrarsi in scena non deve stupire: Artemisia fu anche liutista ed ebbe occasione di intrattenere rapporti epistolari con importanti compositori del proprio tempo. Ed è proprio lungo il fil rouge di quegli autori – tra cui anche Claudio Monteverdi e Barbara Strozzi – che si dipana il viaggio dell’artista da Roma attraverso le diverse città della penisola.
Vita di donna e vita d’artista si intrecciano, inevitabilmente, tragicamente, nella storia di Artemisia Gentileschi, nata a Roma nel 1593: dalla formazione nella bottega del padre Orazio, alla violenza subita da un altro pittore, Agostino Tassi, alle accuse di immoralità che accompagnarono il processo al Tassi, fino ai lunghi secoli in cui la sua opera è stata a stento menzionata nei trattati di storia dell’arte. Orfana di madre, formatasi a Roma in un rapporto paritario con i fratelli e gli apprendisti del padre, Artemisia vinse la causa contro il Tassi, ma l’esilio a cui questi era stato condannato non fu mai effettivo, troppo potenti i suoi protettori romani e troppo feroce la campagna denigratoria contro la sua vittima. Artemisia invece abbandonò la città e mantenne sempre rapporti conflittuali col padre, che tuttavia, consapevole del suo talento, la sostenne sempre presso i propri committenti. Nel 2011, una grande mostra monografica a Palazzo Reale a Milano ha finalmente decretato per la pittrice quella fama presso il grande pubblico per la quale il critico d’arte Roberto Longhi e sua moglie Anna Banti avevano gettato le basi quasi un secolo prima.
Et manchi pietà nasce all’incontro fra video art e musica dal vivo, per esplorare – a partire dall’opera di Artemisia Gentileschi – le particolarità della pittura e della musica del primo Barocco italiano, fino a mettere in risalto le specificità creative e il loro valore emotivo in tredici brani e altrettanti capitoli visivi del film. Musica, narrazione e immagini si stringono in un intreccio teatrale sulle musiche di Monteverdi e Strozzi, ma anche dei loro contemporanei Giovanni Maria Trabaci, Lorenzo Allegri, Luigi Rossi, Tarquinio Merula, Giovanni Battista Fontana, Andrea Falconieri, Stefano Landi, Dario Castello. L’estetica barocca del primo Seicento ragiona sulla negazione stessa delle regole e delle certezze, su asimmetria, contraddizione e meraviglia: questa è una musica in perenne tensione, che spesso rappresenta anche una cultura della trasgressione e di intensi eccessi, caratteristiche che la legano indissolubilmente ai temi estetici elaborati nei dipinti di Artemisia – e alle sue eroine trionfanti: alle Giuditta, Minerva, Giaele, ma anche Cleopatra, Susanna, Danae, Maddalena che dominano le sue tele.
L’ensemble strumentale Accademia d’Arcadia è nato in seno alla Fondazione Arcadia, costituita a Milano per incoraggiare la riscoperta del patrimonio musicale italiano del Seicento e Settecento. L’ensemble unisce attenzione alla prassi esecutiva storica a metodo e sensibilità moderni; è stato inoltre il primo gruppo di musica antica in Italia a programmare spettacoli multidisciplinari, per tradurre gli “affetti” delle pagine antiche in modalità diverse, anche visive. Per questo l’ensemble si è dedicato a nuove collaborazioni con giovani cineasti e in particolare con il collettivo teatrale Anagoor. La compagnia Anagoor è stata fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto nel 2000, configurandosi come un esperimento di collettività. Alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni, cui si deve regia e montaggio dell’opera video per Et manchi pietà, si affiancano presenze costanti e collaborazioni, facendo di Anagoor un laboratorio continuo dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo, al contempo rimanendo, profondamente, teatro.