Ravenna al 28° posto fra le province d’Italia per la qualità della vita. Pubblicata la classifica annuale di ItaliaOggi, il rapporto che ogni anno viene redatto sulla qualità della vita in Italia in collaborazione con Università La Sapienza di Roma e Cattolica Assicurazioni.
Rispetto al 2021, Ravenna guadagna una posizione, posizionandosi davanti a Padova e subito dietro Vicenza.
A guidare la classifica è Trento, seguita da Bolzano. Terzo posto per Bologna. Subito fuori dal podio Firenze, Milano, Siena e Parma. Agli ultimi posti Napoli, Caltanisetta, Siracusa e Crotone.
Miglior provincia romagnola è Forlì-Cesena (25^) che in un anno riesce a guadagnare 12 posizioni, scavalcando Ravenna.
L’indagine, alla sua 24^ edizione, indaga varie dimensioni del contesto provinciale: popolazione; affari e lavoro; ambiente; istruzione e formazione; reddito e ricchezza; sicurezza sociale; tempo libero. Ogni dimensione, a sua volta contempla più voci. Nella sezione lavoro, ad esempio, vengono presi in considerazione il tasso di occupazione e disoccupazione maschile e femminile, i cosiddetti neet (not in education, employment, or training) e diverse altre voci.
Nella dimensione della popolazione si calcola, fra le varie voci, l’indice di dipendenza strutturale, l’indice di dipendenza degli anziani e l’indice di vecchiaia. Inserita anche la speranza di vita alla nascita e quella a 65 anni. Di fatto un’indagine che era partita nel 1999 con 36 indicatori si è ampliata fino ai 92 attuali.
“L’immagine dell’Italia che emerge dalla ventiquattresima edizione del Rapporto sulla qualità della vita (la più completa tra le analisi che si pubblicano in Italia) è quella di un Paese che è uscito dalla pandemia da Covid 19 sempre più divaricato tra un Nord che ha saputo dimostrare buone doti di resilienza e un Sud dove si manifestano sempre più gravi sacche di disagio personale e sociale. L’attuale versione dell’indagine indica che gli effetti della pandemia sono terminati, siamo tornati grossomodo alla situazione del 2019. Ma il Sud segna un tracollo, sotto molti aspetti. Nel Rapporto del 2020 si evidenziava che l’ondata di pandemia non aveva ancora impattato con tutta la sua forza al Sud, con il passare degli anni l’ondata di Covid è arrivata anche lì allo stesso livello di problematicità delle altre regioni, ma ora si può riscontrare che nelle regioni del Mezzogiorno la mortalità è più elevata. E questo può essere spiegato anche dal fatto che le strutture sanitarie sono a un livello più basso”.