Un Ravenna Nightmare sempre più maturo riparte a vele spiegate verso nuovi incubi.
Ospite d’Onore della XIX edizione il Maestro Giuseppe Avati, in arte Pupi, autore, regista e scrittore considerato depositario del genere horror gotico rurale.
Il grande regista bolognese, vincitore fra gli altri di tre David di Donatello, un Ciack D’oro ed un Nastro d’Argento, si unisce alla lista di Maestri e autori eccellenti cui il festival reca tributo.
Dopo mostri sacri del calibro di David Lynch e Jean-Jacques Annaud è quindi Pupi Avati a ricevere il riconoscimento fra coloro che più hanno sondato e reinterpretato nella loro carriera il “lato oscuro del cinema”. Il premio, l’Anello D’oro Special Edition realizzato dal maestro orafo Marco Gerbella, giunge come riconoscimento alla grandezza delle sue opere e carriera, chiudendo una speciale trilogia che accompagna il festival verso il suo ventennale e che aveva visto premiati Cavani e Bellocchio nelle precedenti edizioni. Al Maestro inoltre è dedicato il manifesto ufficiale del festival.
Avati si è spesso distinto per il suo addentrarsi e il volere esplorare il lato oscuro della vita. Fra le sue tante pellicole, 62 fin’ora, è possibile trovare titoli come Balsamus, l’uomo di satana e Thomas e gli indemoniati in cui si segnala la presenza di una giovanissima Mariangela Melato.
Instancabilmente ancora dietro la macchina da presa, il Maestro Avati ha da sempre un intenso rapporto che lo lega a Ravenna. Se infatti da giovane suonava come musicista jazz nei locali della riviera, ora è attualmente impegnato sul territorio nelle riprese di un film sulla vita di Dante. Uno sguardo intimo e minimalista sulla figura del Poeta attraverso gli occhi di Boccaccio, in un’ambiziosa opera dove l’umana sofferenza del Sommo e la sua fragilità lo rendono più vicino. Un tentativo di esplorarne la vulnerabilità come persona andando oltre la sua monumentalità come poeta.
Il cinema di Pupi Avati da sempre si caratterizza per questo tentativo di comprensione dello svolgimento degli eventi e di come si sviluppino i rapporti umani.
Il Maestro scandaglia i dubbi, valori, futilità, limiti, sentimenti, incertezze, paure e ambizioni umane e, da grande affabulatore, riesce a toccare le corde della conoscenza e della sensibilità.
Per valorizzare il lato oscuro del suo cinema sarà proiettato, in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma, il suo film del 1976 divenuto col tempo un vero e proprio cult del genere horror, La casa dalle finestre che ridono. Un giallo a tinte fosche con cui Avati inaugura il genere gotico padano tanto caro a lui nel tempo. Sullo sfondo della provincia ferrarese una piccola comunità viene travolta da episodi sconcertanti, una vicenda ricca di perversione, atroci segreti e omertà. Un imperdibile classico della paura non toccato dallo scorrere del tempo.