Si è svolta oggi presso il Tribunale di Ravenna la prima udienza del processo per l’omicidio di Ilenia Fabbri, la donna uccisa a Faenza lo scorso 6 febbraio. La corte ha ascoltato la testimonianza di Claudio Cagnini, dirigente della Squadra Mobile di Ravenna che ha coordinato le prime attività di indagine. Cagnini ha ricostruito la vicenda a partire dalla mattina dell’omicidio, quando i tre agenti di Polizia accorsi dopo la richiesta d’aiuto, anch’essi ascoltati durante la mattinata, sono entrati nella casa di via Corbara, rinvenendo copiose tracce ematiche sulle scale dell’abitazione e il corpo senza vita di Ilenia Fabbri in cucina. Subito gli agenti si sono resi conto che difficilmente la scena poteva derivare da un furto, infatti non risultavano tracce di effrazione. Anche la causa della morte è parsa subito evidente: una profonda ferita al collo della donna, lunga circa 17 centimetri, compatibile con il coltello rinvenuto nel lavello della cucina. Sul corpo della vittima erano inoltre presenti contusioni al capo, echimosi al collo, al naso e alla fronte, riconducibili ad una colluttazione. Da quel momento, sono partire le indagini per capire la dinamica degli eventi.
Le verifiche effettuate sul cellulare di Arianna Nanni hanno mostrato i messaggi scambiati col padre, l’appuntamento all’alba per recarsi a comprare un’auto. Alle 6,05, pochi minuti dopo l’uscita di casa di Arianna, sullo stesso cellulare è arrivata la telefonata della fidanzata della ragazza, presente in casa al momento dell’aggressione, verosimilmente avvenuta nella frazione di pochi minuti. Al telefono la compagna, chiusa in camera da letto, ha raccontato di sentire delle grida e dei colpi provenire dal piano inferiore dell’abitazione. La telefonata è stata registrata tramite un’applicazione dallo stesso Nanni, che in quel momento stava oltrepassando il casello autostradale di Faenza in direzione nord. Nella registrazione, 20 minuti circa, secondo quanto riportato da Cagnini, Nanni ha un tracollo psicologico, tanto che è la figlia Arianna che cerca di scuoterlo e lo incita, per ben dieci volte, a tornare più veloce verso Faenza. Ma, secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, l’autovettura di Nanni durante il tragitto non ha aumentato la velocità: l’ex marito di Ilenia ha percorso i 14 kilometri che separano il casello di Imola a quello di Faenza in circa sette minuti, rispettando il limite di velocità dei 110 esattamente come durante il viaggio di andata. Il 15 gennaio, secondo quanto emerso dalle indagini, l’auto di Nanni aveva percorso la stessa tratta Faenza-Imola ai 99km orari. I due arriveranno in via Corbara intorno alle 6,30, quando la Polizia è già sul posto.
Nel lasso di tempo in cui si è compiuto l’omicidio, il telefono del Barbieri aggancia alle 3,58 una cella pertinente alla città di Bologna. Da quel momento il cellulare dell’uomo viene spento, e sarà riacceso solo intorno alle 10,30 a Reggio Emilia, quando Barbieri torna alla propria abitazione.
A proposito del rapporto tra Claudio Nanni e la moglie, la polizia ha inoltre acquisito dei documenti in relazione a una denuncia fatta da Ilenia nel 2017 per lesioni e maltrattamenti da parte di Nanni, che l’avrebbe affettata per il collo e sbattuta al muro. A seguito di questo episodio, le forze dell’ordine avevano ritirato la licenza del fucile a Nanni, che, fra l’altro, non aveva mai denunciato di possedere una pistola, acquistata qualche anno prima.
Durante le prossime fasi del processo la corte ascolterà anche la testimonianza di Arianna Nanni e della compagna, unica testimone della tragedia.